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Possibile scissione Pd, le accuse comasche a Renzi. Definito «inopportuno» il progetto del rottamatore

Alle urne in autunno o alla fine dell’inverno, oppure la prossima primavera?La crisi di governo aperta dalla Lega di Matteo Salvini in prossimità del Ferragosto agita il centrosinistra lariano. E in particolare i dirigenti locali del Partito Democratico, dopo l’apertura dell’altro Matteo, ossia Matteo Renzi, senatore ed ex segretario del Pd, a un eventuale governo con il Movimento Cinque Stelle e addirittura l’ipotesi di formare una nuova formazione politica fuoriuscendo dal partito in vista della formazione di un nuovo esecutivo che avrà di fronte impegnativi scogli come la legge di bilancio.La fuga in avanti di Matteo Renzi infiamma non poco il dibattito politico anche nel Partito Democratico comasco.La ventilata scissione del Pd con l’uscita dell’ormai ex enfant prodige democratico viene vista con grandi timori. Di fronte alle recenti uscite renziane c’è chi si dice «allibito».Chi invece parla di una classe dirigente «scollegata dalla realtà» e chi di «uscite inopportune».«Mi auguro che non si arrivi a tanto – commenta Federico Broggi, segretario provinciale del Pd – spero che Nicola Zingaretti, Matteo Renzi e Carlo Calenda si chiudano in una stanza ed escano con una linea comune. Anche se, in realtà, il segretario Zingaretti aveva già espresso una linea, andare al voto».Linea opposta alla proposta lanciata dall’ex rottamatore Renzi.«Per la nostra classe dirigente – conclude Federico Broggi – troppo spesso l’unità è solamente una parola. Dimostri ora di avere carattere e andare oltre i personalismi. Altrimenti è totalmente scollegata dalla realtà».Da parte sua Stefano Fanetti, capogruppo del Pd in consiglio comunale a Como, affida alla sua pagina sul Social network Facebook una riflessione dai tratti sconsolati, non senza una dose di autocritica .«Io rimango basito – ha scritto – Sono (stato) renziano: vedevo in Matteo una sorta di brillante e scaltro Prometeo che comprendeva la situazione prima degli altri. Speravo che dopo il referendum (perso con onore) si ritirasse. Evidentemente non avevo capito il personaggio. Eccolo qui ora ad atteggiarsi a leader di un partito nel partito in spregio a ogni basilare regola di convivenza democratica».«Ho rispetto dell’opinione di Renzi – conclude il comasco Angelo Orsenigo, consigliere regionale del Partito Democratico – ma Matteo dovrebbe rispettare i ruoli: valeva prima nei suoi confronti, quando lui era segretario, vale ora per Nicola Zingaretti. L’uscita di Renzi è inopportuna nella forma e nei modi».

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