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Povertà educativa, deficit tra crepe e scarsi bit

Un deficit tra bit e mattoni. Calano i minori in percentuale (-1,85% dal 2012 al 2019) ma la provincia lariana ha notevoli problemi di povertà educativa, ancor più evidenti a causa dell’emergenza coronavirus che ha imposto la via del digitale ma l’accesso alla rete veloce è tutt’altro che omogeneo sul territorio della provincia come ogni genitore può constatare nella quotidiana pratica della didattica a distanza (Dad) dei propri figli.E se si avverasse l’agognato ritorno a scuola, si tornerà ad avere a che fare con molti edifici vetusti e quindi di complicata manutenzione.Emerge dai dati pubblicati dal rapporto di Openpolis appunto sulla povertà educativa presentato ieri a Milano e curato in collaborazione tra “Con i bambini – impresa sociale” e Fondazione Openpolis nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.Nei mesi di didattica a distanza è emersa tutta la differenza tra chi – pur nelle complicazioni date dall’emergenza – ha potuto partecipare attivamente alle lezioni e chi invece ha avuto più difficoltà causa connessioni che saltano e altri divari digitali (non tutti possono permettersi pc e tablet performanti e recenti, c’è chi ha un solo device per famiglia e per giunta vetusto). Tutto ciò non fa che acuire la forbice sociale ed economica. Prima della pandemia nella banda larga ultraveloce (connessioni superiori a 100 Mbps) il dato lombardo (34% delle famiglie potenzialmente raggiunte) era poco distante dalla media nazionale (36,8%). Ma va sottolineato che circa il 10% dei minori residenti della regione vive in comuni classificati da Istat come montagna interna. La sfida per raggiungere tutti i bambini e i ragazzi con connessioni veloci e ultraveloci è ancora da vincere data la conformazione del territorio. Disomogenea come si evince dai dati riportati nella ricerca la percentuale di famiglie raggiunte dalla rete fissa con velocità di download pari a 100 Mbps o superiore (2019): il 47% a Como, a Erba l’11%, a Cantù il 18%, a Mariano il 6% e a Lomazzo il 41%, a Novedrate il 29%.EDIFICI VECCHIL’emergenza sanitaria in corso ha limitato la frequenza delle lezioni scolastiche in presenza. Ma le scuole sono spesso strutture vecchie che se non vengono ristrutturate rischiano di essere più soggette a crolli e cedimenti o comunque di offrire un ambiente meno salubre agli alunni come purtroppo anche le cronache lariane raccontano in più episodi. Sono 20,43% gli edifici scolastici statali vetusti, sul totale di strutture presenti in Lombardia. Un dato che supera la media nazionale (17,83%) e aumenta ulteriormente nella provincia di Como: 24,10% (un edificio è classificato come vetusto quando ha più di mezzo secolo sulle spalle). Anche qui con differenze: a Como città 21,43%, zero ad Alzate, Erba, Cantù e Orsenigo, ma ad alzare la media sono ad esempio Lurate (66,67%) e Lomazzo (60%).

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