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Province abolite di nuovo. Carioni: «Un pasticcio»

È durato lo spazio di una giornata il possibile salvataggio delle Province, ipotizzato come necessario dopo la sentenza con cui la Corte Costituzionale aveva dichiarato illegittimo il decreto varato dal governo Monti con cui si accorpavano gli enti intermedi nelle regioni a statuto ordinario.Ieri mattina, con una velocità insolita per un Paese come l’Italia, il governo ha licenziato un disegno di legge costituzionale che

cancella la parola «Province» dalla Carta del ’48.Nessun passo indietro, quindi. Anzi, se possibile una accelerazione ancora maggiore. Con l’obiettivo di staccare la spina in modo definitivo a istituzioni ormai troppo lontane dai cittadini e, a giudizio quasi unanime, non più sostenibili sul piano economico-finanziario.Presentando la proposta di legge in una conferenza stampa al termine del consiglio dei ministri, il premier Enrico Letta ha chiesto espressamente alle Camere di approvare con urgenza il ddl, ma ha anche rassicurato tutti i dipendenti a rischio spiegando di voler «salvaguardare i lavoratori delle Province». È toccato poi al ministro Graziano Del Rio, titolare delle Autonomie locali, spiegare che una volta conosciute le motivazioni della Corte Costituzionale, con un decreto saranno attribuite ad altre istituzioni le funzioni delle Province.Insomma, l’esecutivo ha lasciato intendere che la fase transitoria verso la cancellazione delle Province è già “scritta”.Se il commissario della Provincia di Como, Leonardo Carioni, parla di «grandissima confusione» e di «ennesimo pasticcio», molto più dura è la replica dell’Unione delle Province Italiane (Upi), l’organismo che rappresenta gli enti istituzionali sull’orlo della chiusura.«Ma davvero il governo pensa che con un provvedimento bandiera, il quale cancella con un tratto di penna la parola Province dalla Costituzione e 150 anni di storia del Paese, si riconquisti la fiducia degli italiani nella politica? – ha detto il presidente della stessa Upi, Antonio Saitta – Se il governo, come ha detto, crede che l’abolizione delle Province possa servire a nascondere le vere emergenze, davvero non conosce il Paese».Resta il fatto che il disegno di legge costituzionale non risolve i problemi di gestione sorti dopo la cancellazione del vecchio decreto. Non è chiaro cioè se si dovrà votare nelle 31 Province sin qui commissariate oppure se l’esecutivo forzerà ulteriormente la mano con un provvedimento d’urgenza.Questa seconda ipotesi sembra la più probabile. Il premier Letta, infatti, in conferenza stampa ha detto che per quanto riguarda le Province i cui organi sono in scadenza «vi saranno interventi ad hoc, varati nelle prossime settimane, dato che i tempi di approvazione del ddl costituzionale non sono compatibili con le scadenze delle amministrazioni».

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