Un fondo per i lavoratori senza cassa integrazione«Vogliamo Lecco e non Monza». L’hanno scritto nero su bianco in due lettere, la prima indirizzata al ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, l’altra al governatore uscente della Lombardia, Roberto Formigoni. Ieri la riunione a Villa del Grumello del tavolo provinciale per la competitività e lo sviluppo è stata l’occasione per ribadire, ancora una volta, che Como non vuole essere aggregata a Monza ma preferisce l’accorpamento con Lecco.Il governo, comeè noto, punta invece a riunire in un’unica provincia Como, Varese e Monza, aggregando Lecco a Sondrio.Al ministro Patroni Griffi le istituzioni e le associazioni che siedono attorno al tavolo per la competitività hanno ricordato che «sarebbe gravissimo non pervenire a una ricomposizione unitaria dei territori di Como e Lecco, facenti capo a un’unica provincia fino al 1993 e strettamente connessi dalla presenza del lago». A Formigoni, facendo propria una lettera scritta da Paolo De Santis (Camera di Commercio), Mario Lucini (Comune di Como) e Leonardo Carioni (Provincia di Como), i membri del tavolo hanno chiesto di «sostenere con forza presso il governo l’ipotesi formulata dal Cal (il Consiglio delle autonomie locali, ndr) che prevede l’accorpamento di Como, Lecco e Varese». Bocciato, invece, il matrimonio con Monza perché «non risponde in alcun modo a logiche storiche, culturali, infrastrutturali e di prospettiva».LA SOLIDARIETÀ SOCIALEl tavolo per la competitività ha poi discusso anche delle conseguenze della crisi. In particolare, dei dipendenti di aziende in crisi che, per effetto delle modifiche apportate dal decreto sviluppo alle procedure di concordato preventivo, restano per mesi senza stipendio e senza cassa integrazione.Un tavolo di coesione sociale di cui si discuterà il prossimo 20 novembre. «Sarebbe opportuna – ha aggiunto Giovanni Pontiggia, presidente della Banca di credito cooperativo dell’Alta Brianza – l’istituzione di un fondo di solidarietà che, con la partecipazione attiva degli enti locali, offra garanzie agli istituti di credito affinché questi ultimi possano anticipare ai lavoratori gli assegni di cassa integrazione, in attesa che il giudice si pronunci sull’ammissione al concordato preventivo».
Marcello Dubini
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