«Il pane di Como non è da tutti». Così, nel 1934, Carlo Emilio Gadda celebrava nei ricordi autobiografici il prodotto tipico che veniva sfornato dai panifici lariani. Una specialità culinaria nostrana dal retrogusto misterioso, dovuto al fatto che da decenni non è più presente sulle nostre tavole e nemmeno nelle panetterie storiche della città. Dagli anni ’30 il pane di piccole dimensioni venne preferito a quello di forma più grande e così, anche il pane di Como, del peso di un chilo, non venne più prodotto finendo presto nel dimenticatoio. Dalla forma rotonda, era frutto di un impasto a mano che richiedeva molta pazienza. Riutilizzando il lievito acido della precedente panificazione, veniva lavorato a mano, avvolto in panni di canapa e fatto lievitare per due ore. Si presentava con le impronte delle mani del fornaio sulla superficie.
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