Il commentodi Marcello DubiniOgni volta che si parla di case, si finisce per discutere di tasse. Perché le imposte sugli immobili, che gran parte degli italiani posseggono e (quasi) tutti denunciano al fisco, sono come le accise sui carburanti, dei quali i motori non possono fare a meno: un approdo sicuro per qualunque compagine governativa che abbia bisogno di fare cassa a spese dei cittadini, qualunque sia l’ispirazione politica dei partiti al comando. Anche se la realtà suggerirebbe il contrario, i mattoni delle case e i prefabbricati dei capannoni sono liquidi come la benzina e il gasolio, perché in denaro liquido possono essere facilmente trasformati da chi governa.
Ma non basta. Le tasse sugli immobili, soprattutto se si tratta di prime case (sulle quali, tolta l’Imu, si è abbattuta la Tasi), sono doppiamente odiose. Al peso degli oneri, infatti, si aggiunge la confusione di tasse e aliquote che si sovrappongono e cambiano da comune a comune. Almeno il caos sarebbe il caso di risparmiarlo ai cittadini.
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