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Quegli incivili sul lungolago. «A Lugano non succederebbe»

Brunati polemico con chi infrange i divieti sulla nuova passeggiataNon gli sono piaciute le immagini di comaschi e turisti immortalati a violare numerose norme di comportamento per il godimento della passeggiata a lago temporaneamente riaperta. E così, Daniele Brunati, capofila e coordinatore dell’iniziativa portata a termine dal Consorzio Como Turistica e dall’associazione “Amici di Como”, non nasconde la propria amarezza per quegli eccessi di “menefreghismo”.«Purtroppo dobbiamo prendere atto di questa situazione – afferma Daniele Brunati – È un

vero peccato, perché anche se noi comunque garantiamo che la passeggiata sia sempre in ordine, e in ogni caso finora non abbiamo registrato danni, emerge sempre una certa inciviltà che altrove non si manifesterebbe nemmeno lontanamente».L’altrove a cui si riferisce Brunati non è poi così distante. Basta attraversare il vicino confine. «La verità è questa – afferma – Se la stessa passeggiata fosse in Ticino, per ipotesi al Parco Ciani di Lugano, le stesse regole che qui chiediamo di rispettare inutilmente, là sarebbero osservate da tutti. A Como prevale la mentalità italiana, anche negli stranieri. È un po’ come se essere qui desse la sensazione che tutto è permesso, che nulla è veramente vietato».In effetti, in barba ai cartelloni disseminati un po’ ovunque, dove, tra le altre cose, si segnala il divieto di fumare, di camminare sull’erba e di fare il bagno o abbeverarsi dalle fontanelle ornamentali, moltissimi si comportano esattamente all’opposto.«La gente se ne frega se l’erba poi si rovina – sottolinea Brunati – tanto non spetta a loro sistemarla. La stessa cosa vale per chi fa la doccia o addirittura beve dalle fontanelle. L’acqua è potabile, ma è riciclata e trattata. Non è nociva, ma a pochissimi metri c’è un’altra fontanella dove si può bere e rinfrescarsi senza problema. Eppure, molti si comportano all’opposto. Se magari passasse qualche guardia ecologica più spesso, o qualche vigile, potremmo ottenere più rispetto. Ma la verità è che, comunque, il senso della vergogna, anche per chi viene colto in fallo, non esiste più. E le cose non cambiano mai. Senza contare che, per quanto riguarda i più piccoli, i genitori sono spesso i primi a non dare il buon esempio».

E.C.

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