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Quei setaioli scampati al disastro del Titanic

Prima che, nel 1927, Varese diventasse provincia a sé, diversi paesi del Varesotto erano sotto la giurisdizione della provincia di Como. Veniva ad esempio da Arcisate ed era quindi comasco Emilio Portaluppi, che sopravvisse al naufragio del Titanic nel 1912. Gli ha dedicato un libro lo storico varesino Claudio Bossi, tra i massimi esperti del transatlantico in Italia e spesso ospite di “Angoli” su Espansione Tv. Pubblicato da Macchione, il libro racconta l’epopea di questo scultore di professione nato nel 1881.Era partito per Barre, Vermont, capitale mondiale del granito, nel 1903. Si fece strada alla Tonella & Sons Granite and Manufacturing Company, azienda specializzata in monumenti funerari e in pavimentazioni e opere in pietra. Negli Usa Portaluppi si sposò con la concittadina Caterina Pelegatta, dalla quale ebbe una figlia, Ines; poi si separò nel 1910. Madre e figlia tornarono in Italia. Nell’autunno 1911, Portaluppi fece un viaggio in Italia allo scopo di rivedere la famiglia. Nella primavera del 1912, decise di tornare in America. Sul Titanic. E si salvò. La sua storia è raccontata da Bossi nel volumeIl picasass sopravvissuto al Titanic.Oggi, sempre attraverso il ricercatore lombardo, ci rechiamo in un’altra località “comasca” fino al 1927 nel Varesotto, Germignaga, sul Lago Maggiore, quasi a ridosso del confine svizzero. Germignaga, agli inizi del secolo scorso, era conosciuta per la sua fiorente industria tessile e certamente la più rinomata era l’azienda che faceva capo agli svizzeri Stehli.Racconta Bossi: «Qui c’erano la filanda, la torcitura e la tessitura. Si producevano tessuti grezzi di seta naturale sino al secondo dopoguerra: prodotti di altissima qualità. Quasi da un giorno all’altro vennero creati posti di lavoro per diverse centinaia di donne».Il capostipite di questi industriali della seta era stato Rudolf Stehli, di Zurigo, e lo aveva fatto investendo, in quel di Obfelden nel lontano 1837, nell’acquisto di una trentina di telai a mano.L’azienda di famiglia aveva fatto passi da gigante arrivando, appunto nel 1885, ad acquisire in quel di Germignaga la fabbrica che fu di proprietà dei Bozzotti di Milano. Artefice di questa transizione fu Maximiliam Frölicher, genero dello Stehli dato che ne aveva sposato la figlia Margaretha.«Frölicher – dice Bossi – sapeva che in Italia la zona dell’alto Verbano aveva già un distretto tessile ben sviluppato, dove esistevano allevamenti di gelsi, filande, filatoi, e tessiture. Inoltre c’erano manodopera a basso costo già esperta nel lavoro della seta e un circuito commerciale bene avviato».Gli orizzonti commerciali degli Stehli però non si erano limitati alla sola zona di Germignaga. Grazie ai suoi ripetuti viaggi in America, il Frölicher, che sarebbe poi diventato un partner della ditta, aveva posto le basi e reso concreta l’opportunità di produrre seta anche negli States. E nel 1897 la fabbrica di Lancaster, Pennsylvania, divenne realtà.«La dinastia degli Stehli divenne – afferma Bossi – tra le famiglie industriali più facoltose e furono certamente tra i primi al mondo nella produzione della seta».In quella primavera del 1912, allo scopo di ampliare ulteriormente i propri mercati, Maximiliam Frölicher, la moglie Margaretha, accompagnati dalla figlia Marguerite, si erano imbarcati sul Titanic alla volta di New York: mentre i primi erano attesi dal loro primogenito Max (messo a capo degli stabilimenti Stehli di Lancaster), la figlia era invece attesa dal suo futuro sposo Robert Schwarzenbach, anch’egli industriale serico.Spiega Bossi: «Le guerre erano lontane, la borghesia era al massimo del suo splendore e non badava a spese per divertirsi: amava l’alta moda, i grandi alberghi, i viaggi, come quello a bordo del Titanic, irrinunciabile vetrina sociale e l’élite internazionale, tra cui i Frölicher-Stehli, aveva cercato di partecipare a quel viaggio inaugurale: era un segno di affermazione».I Frölicher-Stehli s’imbarcarono sul tristemente famoso transatlantico a Cherbourg, in Francia, la sera del 10 aprile: occuparono due stanze attigue in prima classe.I fatti che riguardano gli accadimenti di quel breve viaggio sono noti a tutti, anche grazie al film di James Cameron del 1997. I Frölicher-Stehli furono tra le prime persone che, a bordo di una scialuppa, riuscirono a porsi in salvo. Adesso la loro storia sta diventando oggetto di un nuovo lavoro editoriale di Bossi.«Anche in questo caso – rivela – per me una delle cose più belle nello scrivere un saggio storico è la ricerca delle fonti. Ho già assemblato diverso materiale che sto attentamente vagliando. Molto utile mi tornerà l’esperienza archivistica dell’amico Renzo Fazio, cantore degli Stehli. Penso che l’intero lavoro possa vedere la luce la primavera prossima».

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