Il caso – L’assessore alle Politiche sociali di Palazzo Cernezzi rilancia il tema dei flussi immigratori anomali che investono direttamente il capoluogoIl 20% dei minorenni giunti a Como nel 2013 proviene da quella città. Magatti: «Fenomeno anomalo»
Una migrazione costante, silenziosa, massiccia e anomala. Un flusso di giovani e giovanissimi albanesi, rigorosamente minorenni, che soprattutto nell’ultimo anno ha avuto Como come terminale preferito di arrivo. Con una vistosa anomalia in più: il 20% di tutti i ragazzini giunti a Como tra fine 2012 e inizio 2013 arriva addirittura dalla stessa città albanese, Lushnjie (58mila abitanti).Il fenomeno è al centro dell’attenzione del Comune di Como, tanto che l’assessore
ai Servizi sciali, Bruno Magatti, segnala pubblicamente la questione e ha già preso, in accordo con la giunta nel complesso, alcuni provvedimenti conseguenti.«Il Comune di Como non si è mai tirato indietro nell’accoglienza e non ha intenzione di farlo – dice Magatti – ma i dati complessivi sull’afflusso di minori non accompagnati della sola città di Como sono superiori a quelli di intere regioni come Liguria o Trentino». Da qui il recente indirizzo della giunta che, pur non mettendo in discussione l’obbligo dell’accoglienza, fissa alcuni paletti. «Abbiamo vincoli rispetto alla capienza degli spazi e dobbiamo dislocare in altre regioni i ragazzi, in particolare quelli albanesi», afferma l’assessore.L’anomalia di Lushjine, però, resta. Basti pensare che, finora, i minori stranieri non accompagnati in carico al Comune sono stati 119, dei quali 107 giunti nel 2013. Di questi, 49 sono albanesi, e addirittura 22 provenienti da quella città (ci sono poi 28 pakistani, 12 bengalesi, un senegalese, 6 kosovari, un camerunense, 2 afghani, 2 turchi e un eritreo).«Il flusso di minori in arrivo dall’Albania, rispetto ad altre provenienze, è obiettivamente anomalo – spiega l’assessore alle Politiche sociali di Palazzo Cernezzi – Non è una situazione normale, su questo non abbiamo dubbi, anche se i motivi esatti per cui specialmente dalla città di Lushnjie arrivano tanti giovani non sono ancora chiari fino in fondo».Qualche analisi del fenomeno, però, è già stata quantomeno abbozzata.«Questa serie costante di arrivi a Como dall’Albania non può essere soltanto frutto del caso – afferma Bruno Magatti – Anche perché, se ragioniamo, da quel Paese non arrivano minorenni in fuga da guerre o da altri problemi sociopolitici, come può accadere più facilmente in Nord Africa o nel Medio Oriente».Quasi inevitabile, a questo punto, la conclusione frutto della logica.«Evidentemente – osserva l’assessore – questi ragazzi vengono a Como perché sanno già di trovare una sorta di rete, di gruppo di appoggio e di riferimenti nei centri che li accolgono. Inoltre, può essere che ci sia qualcuno che li spinge a scegliere la nostra città, per motivi diversi».L’ombra che dietro questo flusso inarrestabile possano celarsi anche motivazioni meno nobili esiste. «Ma quelle non competono specificamente a noi, che abbiamo già i nostri problemi seri a gestire i gruppi che formano questi giovani albanesi nei centri di accoglienza, creando spesso problemi di gestione e di rapporti con i ragazzi di altra provenienza – conclude Magatti – Comunque una strategia sembra esistere e andrà capita. Un esempio per tutti: qualche settimana fa abbiamo indirizzato un minorenne albanese in un centro di Voghera. Bene, alle 4 del mattino del giorno dopo il ragazzo era già qui. Perchè? Con l’aiuto di chi?».Domande a cui, prima o poi, si dovrà dare una risposta.
Emanuele Caso
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