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Quel pulpito che a Lora parla del cuore di Como

Tesori sacri da salvareLa chiesa di Lora e il suo pulpito seicentesco sono al centro di una recente pubblicazione del ricercatore comasco Luciano Giughello, edita dalla Famiglia Comasca in occasione dei lavori di restauro del prezioso manufatto ligneo, che verranno eseguiti per conto del sodalizio comasco dall’Accademia di Belle Arti “Aldo Galli” di via Petrarca 9 a Como. A far tornare al suo splendore originale il vetusto manufatto, proveniente dalla demolita chiesa dei Santi Nazzaro e Celso, nel cuore della città murata, e realizzato dall’intagliatore locale Giuseppe Gaffuri, saranno le restauratrici Maria Romanelli e Milena Monti.Scarse sono ancora le notizie sull’artista comasco, attivo tra il XVII e il XVIII secolo, ma sfogliando le pagine di Lora Parrocchia dei Santi Simone Andrea e Giuda (pp.56, euro 7) si può avere un quadro complessivo dell’attività dello scultore e del suo valore a livello locale. L’autore, infatti, dopo la stesura di due precedenti volumetti dedicati alla storia e alla parrocchia del popoloso quartiere cittadino, completa le sue ricerche con questo studio sul pregiato pulpito e su altri due eccellenti cimeli parrocchiali: un dipinto miracoloso raffigurante la Madonna delle Grazie e la cassa di penitenza del beato comasco Geremia Lambertenghi, uno dei fondatori dell’eremo di San Donato.Nonostante dunque la sua breve storia, in quanto consacrata solo nel 1942, la chiesa di Lora ospita opere di tutto rispetto dal momento che, quando nel 1939 fu demolita, sull’area dove oggi sorge la Banca d’Italia, la chiesa dei Santi Nazzaro e Celso, si decise di destinarne gli arredi sacri all’erigenda parrocchia di Lora. Così anche il pulpito, semplice ma elegante e in parte riccamente dorato, venne trasferito. Si tratta di un’opera indubbiamente eccellente, frutto del lavoro di uno degli intagliatori dell’organo della cattedrale cittadina, Giuseppe Gaffuri, che oltre alla propria firma ha lasciato inciso su uno scudo del pergamo, accanto ad un angelo, il proprio autoritratto.Degna di menzione è anche la cassa di penitenza del beato Geremia Lambertenghi, reliquia venerata pubblicamente a Montebello, nei pressi di Lodi e poi trasferita a Como, nell’eremo di San Donato. A fare domanda di traslazione furono la nobile famiglia Lambertenghi e don Livio Odescalchi, nipote del pontefice Innocenzo XI. La loro richiesta fu esaudita e il 15 luglio 1681 la cassa venne esposta alla venerazione all’interno della chiesa di San Donato. Dopo la soppressione del convento comasco, però, la reliquia fu trasferita dagli eredi Lambertenghi nel loro oratorio di Camnago Faloppio e da lì alla chiesa di Lora.A ricordare la figura del papa lariano è un’altra recente pubblicazione, edita anch’essa dalla Famiglia Comasca. Il volumetto curato da Alberto Longatti L’Innocenzo XI di Eli Riva ripercorre la figura del papa comasco, attraverso gli scritti tuttora attuali redatti in occasione della cerimonia inaugurale della statua realizzata dallo scultore Eli Riva, grazie ad un’iniziativa della Famiglia Comasca, che alla fine del 1989 diede avvio a una sottoscrizione per l’esecuzione di un monumento a ricordo dell’unico Papa lariano.

Cristina Fontana

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