Alla fine ha scelto la via del patteggiamento a una pena di 2 anni e sei mesi, accordo raggiunto dall’avvocato Cristian Mazzeo con la pubblica accusa e ratificato davanti al giudice monocratico Walter Lietti. Si è conclusa così ieri mattina in tribunale, l’udienza a carico di un 32enne di Civiglio accusato della rapina a un negozio di telefonia di via Cadorna. Il colpo risale ai giorni di fine febbraio.Il giovane era stato scarcerato la mattina stessa dell’assalto e alla sera, prima delle 20, era già di nuovo in cella, accusato dell’assalto ai danni di un negozio di telefonia di via Cadorna a Como, l’“E&U Mobile”. Nuovamente nei guai, a tempo di record, dunque. Nel corso del processo per “direttissima” aveva chiesto i termini a difesa e ieri, come detto, è tornato di fronte al giudice di Como patteggiando la pena. L’uomo è poi tornato in carcere in attesa che venga formalizzata la disponibilità per i “domiciliari” cui il giudice stesso ha già dato l’assenso.Il colpo risale al tardo pomeriggio di giovedì 27 febbraio, intorno alle 18.30. L’arrestato avrebbe minacciato il titolare della attività commerciale e il figlio minorenne (di appena 11 anni che si trovava in negozio con il padre), intimando di non chiamare la polizia perché altrimenti avrebbe sparato.Il 32enne sarebbe poi scappato con un telefono cellulare che era esposto in bacheca.La segnalazione era giunta a un equipaggio delle volanti che era intervenuto in poco tempo, capendo subito di chi si trattava.Lo stesso soggetto infatti, italiano, scarcerato il giorno stesso, era stato fermato nel primo pomeriggio in via Vittorio Emanuele in quanto sorpreso in uno stato di ubriachezza molesta.Per questo motivo, nei suoi confronti, era stato emesso un provvedimento di divieto di avvicinamento al Comune di Como. Ammonimento non ascoltato dato che, come detto, poche ore dopo – fingendo di possedere una pistola – aveva poi rapinato il negozio di via Cadorna. Tra le contestazioni messe nero su bianco dal pubblico ministero Antonio Nalesso, c’era anche quella di resistenza e lesioni a un pubblico ufficiale.
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