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Rapinatore fotografato dalla vittima: andrà a processo

Era stata minacciata con un coltello e rapinata di 400 euro da un cliente che l’aveva avvicinata per una prestazione sessuale. La prostituta, spaventata, aveva invano cercato di scappare ed era riuscita a salvare solo i documenti che teneva nella borsa.Prima che il rapinatore si allontanasse, tuttavia, era riuscita a fotografarlo alla guida della Ford Fiesta con cui stava dileguandosi. Da quella immagine e dai numeri di targa che si intravedevano, i carabinieri della stazione di Turate erano riusciti a risalire al presunto responsabile. Lo stesso che ieri mattina è comparso di fronte al gup di Como, Andrea Giudici, venendo rinviato a giudizio in accoglimento delle richieste della pubblica accusa. L’udienza, in un tribunale a composizione Collegiale, è stata rinviata al mese di settembre.L’indagine era stata portata avanti dal pubblico ministero Antonio Nalesso, che aveva anche chiesto e ottenuto dal giudice delle indagini preliminari Massimo Mercaldo una ordinanza di custodia cautelare in carcere.Nei guai è finito un 56enne di Senna Comasco, chiamato a rispondere all’accusa di rapina e a quella di aver portato il coltello in un luogo pubblico. Il fatto risale a un anno fa, al 20 giugno 2020 alle 16.40. Un uomo a bordo di una Ford Fiesta aveva avvicinato una prostituta lungo la strada provinciale 31 che corre nella Bassa Comasca. L’uomo aveva simulato di volere un rapporto sessuale e aveva condotto la prostituta in una zona appartata di Turate. Qui avrebbe però subito mostrato le proprie intenzioni, estraendo un coltello e colpendo al braccio la donna.Quest’ultima sarebbe riuscita a salvare la borsa con i documenti, non i 400 euro che aveva nel portafoglio.Spaventata, fu soccorsa da altre “lucciole”, dal 118 e dai carabinieri che intervennero sul posto. Nel telefono della ragazza, tuttavia, erano rimaste quelle fotografie preziose che – unite alla visione delle telecamere di sorveglianza presenti lungo le vie seguite dal malvivente in fuga – hanno permesso ai militari della stazione di Turate di dare un nome e un cognome al sospettato che è poi stato anche riconosciuto dalla vittima.

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