È iniziato il conto alla rovescia lungo la strada tortuosa che porta all’udienza del 1° febbraio, quando la società di gestione del Casinò di Campione dovrà presentare la documentazione chiesta dalla Prima Sezione Civile del Tribunale di Como per corroborare la richiesta di concordato preventivo. Solo allora, quando le carte saranno sul tavolo, si potrà conoscere la sorte della casa da gioco affacciata sul Ceresio, ormai chiusa da due anni e mezzo.Il buco quantificato dalla Procura di Como era stato indicato (dal pubblico ministero Pasquale Addesso e dal procuratore capo Nicola Piacente) in 175 milioni di euro, una cifra che impressiona anche soltanto a scriverla.Eppure, per riaprire il Casinò di Campione d’Italia, un simile sforzo – anche ammesso di poterlo concretizzare con la strategia messa in atto dalla società di gestione – non basterebbe. Alla fine del 2019 l’allora commissario governativo, Maurizio Bruschi, depositò nei cassetti del Ministero dell’Interno una dettagliata relazione su come provare a ripartire, indicando possibili vie da seguire e mettendo anche nero su bianco quanto sarebbe servito per riaprire il Casinò, indipendentemente dal buco. La cifra indicata si aggirerebbe intorno ai 50 milioni di euro, comprensiva di assunzioni, contratti di forniture da ripristinare, spese di messa in sicurezza della struttura e altri oneri. Una “base” fondamentale per la ripartenza della casa da gioco che andrebbe però ad aggiungersi ai debiti che già sono tema di discussione in seguito all’istanza di fallimento presentata dalla Procura della Repubblica di Como. Insomma, la strada lungo il tentativo di salvataggio del Casinò di Campione è lunga e complicata, e per diversi motivi. Ricordiamo infine che il tempo concesso dal Tribunale di Como per aggiornare e adeguare la richiesta di concordato è di 15 giorni (già scattati da lunedì) contro i 120 che aveva invocato il Casinò.
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