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Relitti, esplosivi e barche leggendarie. Ecco le mete più ambite dai subacquei

Emozionante la campagna archeologica del “Centro Nettuno” all’Isola ComacinaRiposano in silenzi spettrali, negli abissi del lago. Sono le migliaia di relitti dei tipi più svariati (imbarcazioni ma anche armi, automezzi, attrezzature), antichi e moderni. Su cui sub più o meno esperti possono raccontare decine di aneddoti.Il relitto più grande e più noto non è sul Lario. Ma nelle vicinanze, nel Lago di Mezzola. È quanto resta del piroscafo Plinio, inabissatosi lo scorso anno di fronte al ristorante “Barcaccia” di Verceia. È tra i 50 e i 70 metri di profondità

. E pare che quel che ne resta – il nudo scafo metallico e le strutture soprastanti, niente motori né arredi – non abbia subito particolari danni. Nato nel 1902, era tra i battelli più belli ed eleganti del Lago di Como. Lungo 51 metri, nel 2009 è stato vincolato dallo Stato come bene storico. «Non è una gran bella gita – fa sapere Massimo Gervasini, presidente del Centro Sub Nettuno di Como – L’acqua è torbida e fangosa, là sotto. Non si vede quasi nulla». Testimonianza che si può verificare sui filmati di immersioni sul relitto che circolano su YouTube. Il recupero è ipotizzabile, ma non fattibile nel concreto: costerebbe tra i 50 e i 150 mila euro, a seconda dei preventivi. Per chi volesse cimentarsi, foto subacquee si possono inviare a una delle associazioni che se ne prendono cura, amicidelplinio@appassionati-navigazionelaghi.it.È solo uno, si diceva, degli innumerevoli relitti del lago. Molti sono invisibili perché li ha inghiottiti il fango del fondale. Pare sia andata così anche per gli idrovolanti che, alla fine della Seconda guerra mondiale, furono fatti inabissare davanti all’Aero Club di Como. Per alcuni anziani è una leggenda. Per altri, è voce non priva di fondamento. Ce ne sono moltissime, sul Lario. A Piona, ad esempio, un comballo pare affondò nel 1892, pieno di massi per il cantiere della stazione. E a Menaggio, di fronte al porto, sarebbero state fatte affondare alcune gondole e qualche comballo. Un piccolo museo subacqueo. Cui si potrebbe aggiungere il paio di comballi davanti all’Isola Comacina. Tesoro lariano dove il “Centro Sub Nettuno” tra gli anni Sessanta e Settanta ha svolto numerose immersioni in una emozionante campagna archeologica che ha portato a scoprire numerosi reperti. Tra cui un “ossuario” in sarizzo del primo secolo dopo Cristo, a 23 metri di profondità.Altri antichi comballi – gettati perché era impossibile usarli come legna da ardere, dato il trattamento impermeabilizzante – sono a Carate Urio (uno, carico di piode delle vicine cave, è stato trovato dal Club Nettuno), e poi a Nobiallo, Dongo, Gravedona e Varenna.Sempre nel ramo lecchese, si vocifera di barche da competizione inabissatesi negli anni Cinquanta e Sessanta. E addirittura di un aereo per il servizio postale, finito in acqua durante la Seconda guerra mondiale. Più recente – anni Sessanta – sarebbe un pontone inabissatosi con un carico di rame.Alcuni si chiedono poi che fine abbia fatto la chiatta-piscina che stazionava decenni fa di fronte al Grand Hotel Villa d’Este di Cernobbio. Nelle vicinanze, pare certa la presenza di una barca degli anni Sessanta del secolo scorso, di 15 metri di lunghezza, a una profondità di circa 40 metri.Oltre ai numerosi relitti di auto finite per incidenti o gettate nel lago (in corrispondenza del Moregallo nel Lecchese c’è un vero e proprio parco subacqueo) c’è poi il vasto capitolo delle armi nascoste. Il litorale pare ne sia pieno, da Cernobbio fino a Dongo quasi ogni curva che dà sul lago è buona. È certa la presenza di ordigni e mezzi militari del secondo conflitto mondiale a Villa Geno e a Villa Pizzo. E si parla di bombe d’aereo inesplose, anche di 200 e 300 chili, tra la punta del Pizzo e Villa d’Este, a Cernobbio. Un altro ordigno d’aereo è segnalato a Blevio, tra i 150 metri e i 200 metri di profondità. Materiale bellico pullula anche sul ramo di Lecco, a Lierna e a Varenna.Tra le leggende, si parla di una fabbrica di prototipi di aerei che ne perse qualcuno nella zona di Sala Comacina. Un’altra fonte riferisce di un motoscafo di 8 metri con a bordo parenti di Benito Mussolini che si sarebbe inabissato di fronte a Torno durante la fuga del duce verso la Svizzera. A Porlezza, infine, sul Lago di Lugano, sarebbe stata individuata una barca antica, di almeno 300 anni. Mentre è da spaventare i bambini che non vogliono dormire la storia della locomotiva travolta da un’alluvione e trascinata nel Ceresio nella notte del 21-22 agosto 1911. Non è stata mai ritrovata.

Lorenzo Morandotti

Redazione

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