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«Restauro del moderno, un dovere per Como»

Si apre un dibattito su Como culla dell’architettura, candidata a diventare un laboratorio aperto per elaborare protocolli operativi e formare figure professionali utili a chi opera nel restauro degli edifici ricevuti in eredità dal Novecento.Soprattutto quelli progettati con gusto e qualità, in cui è piacevole vivere anche a distanza di decenni. Lo ha auspicato venerdì sera l’incontro, a cura degli Ordini degli Architetti di Como e Milano, del “Corriere di Como” e di Espansione Tv, Asnago e Vender, indelebili tracce per la città nel nostro auditorium di via Sant’Abbondio.L’occasione era la presentazione del libro su Mario Asnago e Claudio Vender del canturino Massimo Novati, principale esegeta della coppia di architetti, edito dalla Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Milano.È il settimo tassello della collana Itinerari di architettura milanese, che dal 2013 traduce in forma editoriale i percorsi tematici organizzati dall’Ordine degli Architetti di Milano e dalla sua Fondazione.In particolare si è auspicato un nuovo rapporto tra organi professionali degli architetti e il mondo dell’edilizia (ha parlato Francesco Molteni, presidente di Ance) per la formazione di operatori esperti che possano recuperare la sapienza progettuale e compositiva di questi maestri dell’architettura del Novecento proprio allo scopo di preservarne le opere nel tempo.«Iniziativa lodevole» dice Attilio Terragni, architetto pronipote del genio del Razionalismo Giuseppe Terragni. «Anzi – rilancia – sarebbe un sacrosanto dovere il restauro del moderno per una città come Como. Peccato che manchino le premesse. Le idee e i buoni propositi abbondano, come si vede, ma le istituzioni e in primis il Comune di Como latitano. Un caso per tutti, la vicenda del restauro dell’Asilo Sant’Elia di Terragni. A capo di una rete virtuosa come quella auspicata dall’Ordine degli Architetti e da Ance deve esserci la pubblica amministrazione, altrimenti non si va da nessuna parte. Le idee non camminano senza il partner principale. È purtroppo l’anomalia di Como». E fa un esempio recente che considera calzante: «Cosa direbbe se il prosciutto di Parma invece che nella città dell’Antelami fosse prodotto a Modena? Il sindaco di Parma farebbe di tutto per trattenerlo in patria. Così non è avvenuto con l’Archivio del Moderno che l’Accademia di Mendrisio voleva insediare a Como: ha atteso, non ha avuto risposte soddisfacenti e ha trovato una sede idonea a Varese. Delusione cocente».

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