Un ultimatum dettato dallo sconforto e dalla preoccupazione di chiudere definitivamente le proprie attività se non si potrà tornare da subito a lavorare. Confesercenti Como, ieri mattina a Porta Torre con un presidio cui hanno partecipato molti commercianti, è stata categorica. «Chiediamo che si possa tornare a essere operativi, in massima sicurezza, prestissimo, a partire dalla prossima settimana – hanno detto il direttore e il presidente di Confesercenti Como, Angelo Basilico e Claudio Casartelli – altrimenti verremo qui comunque, con i furgoni delle nostre attività. Siamo pronti a forme di protesta ancora più decise». La manifestazione si è concentrata sulla necessità di poter tornare a lavorare. «Noi non vogliamo il reddito di cittadinanza, vogliamo lavorare. La nostra Repubblica è fondata sul lavoro e non è pensabile che si possano aprire le scuole, i supermercati e non i mercati all’aperto, le bancarelle, un negozio di scarpe o un bar. Vogliamo la riapertura immediata», spiega il presidente. «Come nelle scuole è possibile organizzare il rientro senza rischi, così per le loro attività sono in grado di fare gli esercenti, da subito impegnati nel massimo rispetto di ogni dispositivo di sicurezza», aggiunge Casartelli.Sotto Porta Torre, nel luogo classico del mercato cittadino, ieri mattina erano in tanti a manifestare. Cartelli e slogan di ogni tipo hanno fatto da contorno ai discorsi dei vertici dell’associazione. Spazio è poi stato dato anche agli operatori stessi del mercato e agli altri commercianti che hanno voluto spiegare la loro condizione di difficoltà in un periodo in cui non si riesce più ad avere certezze sul futuro. «Ogni impresa chiusa è un sostentamento in meno per un nucleo familiare, con costi di assistenza e ammortizzatori sociali a carico dello Stato: ecco perché è urgente riaprire tutte le imprese, definendo i protocolli di sicurezza che dovranno seguire», dicono in coro molti dei presenti. Nei giorni passati i vertici di Confesercenti avevano incontrato il prefetto di Como Andrea Polichetti proprio per illustrare la grave situazione in cui versa il comparto.
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