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«Rinunciare agli eventi internazionali è un errore grave»

«La realtà è che Villa Olmo non potrà mai fare a meno dei grandi nomi se si vuole riportare Como nel circuito delle città d’arte».L’ex assessore alla Cultura di Palazzo Cernezzi, Sergio Gaddi, ha ormai ingaggiato un duello pressoché eterno con il successore, Luigi Cavadini. E questa volta il “caso Pavia” sembra indicare una strada più vicina (ma non uguale) a quella che tracciò lui con i 9 eventi

organizzati sotto le due giunte Bruni rispetto alla nuova linea del centrosinistra.«Non capisco veramente perché l’assessore Cavadini e, in generale, tutta la giunta, insistano su una strada che si è rivelata perdente – afferma Gaddi – Anche alla luce di quanto accade a Pavia, mi domando come si possa continuare a credere che la politica culturale di Como riesca a prescindere dai grandi nomi dell’arte mondiale. E questo, beninteso, senza voler in alcun modo mettere in discussione il valore di Sant’Elia, i cui capolavori, semplicemente, devono essere complementari a un grande evento a Villa Olmo, non certo sostitutivi». Questo è il punto sul quale Gaddi insiste.«Non esiste città d’arte al mondo che rinunci alle grandi mostre con l’unico obiettivo di puntare sugli artisti locali – afferma l’ex assessore – Il Razionalismo, Terragni, Sant’Elia o gli astrattisti vanno benissimo, ma non si può chiudere le porte a tutto il resto. Altrimenti si crea soltanto un equivoco che produce danni».Nello specifico, i danni a cui fa riferimento Gaddi sono i numeri dell’evento dedicato proprio a Sant’Elia. «I 17mila visitatori in 4 mesi, oltre al buco per le casse di Csu pari a 200mila euro – osserva l’ex assessore – sono il simbolo di un errore. E non riconoscerlo è sbagliato. Tra l’altro, quando l’assessore Cavadini dice che con l’ultima rassegna si è valorizzato Sant’Elia commette un altro sbaglio, perché se la mostra è stata così poco visitata la valorizzazione, in realtà, non è avvenuta».A detta di Gaddi, quindi, «la strada intrapresa da questa giunta è senza sbocchi e rischia di avviare anche Como verso un binario morto culturale». «Tra l’altro – conclude l’ex assessore – con l’occasione di Expo 2015 in arrivo non puntare su una grande mostra di richiamo internazionale sarebbe davvero un errore gravissimo, che mi auguro non si voglia commettere dopo quello di quest’anno».

E.C.

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