(ANSA) – REGGIO CALABRIA, 31 GEN – Sono state le nuove tecniche di esame sul Dna, sconosciute all’epoca, a portare all’arresto del secondo componente del commando che il 22 aprile 1988 uccise il 21enne Giuseppe Cartisano nell’ambito della seconda guerra di ‘ndrangheta che tra il 1985 ed il 1991 provocò oltre 700 morti a Reggio Calabria. Si tratta di Vincenzino Zappia, di 52 anni, già detenuto per altro, accusato di omicidio premeditato ed aggravato da motivi abietti. Cartisano fu ucciso da due persone in un bar gelateria in piazza De Nava. Durante la fuga, inseguiti da una pattuglia dei carabinieri, spararono contro i militari che risposero al fuoco uccidendo uno dei sicari, Luciano Pellicanò (22). L’altro, benché gravemente ferito, riuscì a fuggire aiutato da complici rimasti ignoti. Gli esami sulle tracce di sangue repertate non aiutarono ad individuare il fuggitivo. Ma nel 2019, la Dda, dopo le dichiarazioni di collaboratori di giustizia, ha disposto nuove perizie che hanno portato all’identificazione di Zappia.
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