«Non ci fu alcuna spada». «Il martello? Era in un secchio e lo lanciai via per evitare che qualcuno lo usasse». «Fui io a essere aggredito alle spalle». La rissa in famiglia – tra due nuclei diversi ma imparentati tra loro – risale all’8 agosto 2014 a Capiago Intimiano e ieri in aula è stato sentito uno dei sei imputati. Di fronte ai giudici di Como, infatti, sono finiti i partecipanti a quello scontro che era stato scatenato da questioni di vicinato.Tra le accuse formulate dal pm Simone Pizzotti non c’è solo la rissa, ma anche (a vario titolo) le minacce, quelle appunto portate con la presunta spada che l’imputato ha però negato di avere brandito. Furono in quattro a farsi refertare al pronto soccorso, per un totale di poco meno di 70 giorni di prognosi, 45 per un nucleo e 22 per l’altro. Tra le famiglie è pendente anche una accusa di estorsione, anche questa negata dall’imputato: «Non ho mai chiesto soldi a nessuno». «Il perché della rissa? Arrivavano a casa sgommando, sbattendo le imposte. Uscii in giardino e dissi “bravi”. Poi fui aggredito alle spalle e buttato contro il divisorio. Mi sono difeso e sono intervenuti anche gli altri».
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