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Ritardi, opere e omissioni. Ecco perché il Comune ha versato 2,8 milioni a Sacaim

Le carte In origine i privati avevano chiesto addirittura 6,7 milioniIl documento su cui è maturato l’accordo bonarioUn elenco di errori, lacune e ritardi. E, nello stesso tempo, un salasso vero e proprio per le casse di Palazzo Cernezzi (anche se con i soldi della Regione Lombardia).Il tema è ancora quello dell’accordo bonario tra il Comune di Como e Sacaim, l’azienda che nel 2006 si aggiudicò il cantiere per il rifacimento del lungolago e la realizzazione di un sistema di difesa dalle esondazioni. Come ormai noto, sin dai primi mesi di avvio dei lavori (primo colpo di piccone nel gennaio 2008), l’azienda

lamentò una lunga serie di imprevisti e stop dei lavori attribuiti interamente a Palazzo Cernezzi. Ne nacque immediatamente una sorta di “contenzioso silenzioso”, perché – sebbene a fasi alterne – il cantiere proseguì ma i tecnici e i legali dell’azienda cominciarono a mettere nero su bianco tutte le ipotetiche richieste di risarcimento da chiedere all’amministrazione comunale.La cifra finale si rivelò enorme, ossia pari a 6 milioni e 784mila euro. Una somma frutto di 16 contestazioni puntuali mosse dai privati a Palazzo Cernezzi, per le più varie questioni. Inutile dire che, quando la “fattura” arrivò in municipio – all’epoca era ancora sindaco Stefano Bruni – il primo cittadino e gli uffici tecnici e legali dell’amministrazione strabuzzarono gli occhi e valutarono ogni modo possibile per contestare le posizioni dell’azienda.Da questa contrapposizione, però, nacque l’intuizione condivisa da entrambe le parti: evitare il ricorso diretto al Tribunale e affidare la questione a un collegio formato da un rappresentante del Comune, uno dell’azienda e un tecnico esterno. Il risultato, alla fine, ha premiato soprattutto Palazzo Cernezzi, visto che la cifra da saldare ai privati è scesa da 6 milioni e 784mila euro a 2 milioni e 878mila euro.La cifra è stata versata formalmente a Sacaim alla metà di questo mese, ma soltanto grazie ai 5 milioni stanziati dalla Regione per il Comune. Quelli che colpiscono, però, sono i motivi per cui l’amministrazione ha dovuto versare la somma all’impresa. I documenti ufficiali, infatti, dicono che, sul totale, ben 2 milioni e 398mila euro erano dovuti a Sacaim per “ridotta produzione”. Il che significa che per colpe tecniche e forse anche politiche attribuibili unicamente a Palazzo Cernezzi Sacaim non ha potuto portare avanti il cronoprogramma dei lavori così come stabilito contrattualmente all’origine. Ed è veramente difficile ipotizzare che la clamorosa vicenda del muro sul lungolago – scoperto a fine settembre 2009 e abbattuto soltanto nel marzo 2010 – non abbia pesantemente inciso nel rallentare l’andamento dei lavori.Tra le altre contestazioni ritenute valide dal collegio giudicante figura anche la corresponsione a Sacaim di 40mila euro per l’imprevisto intervento di chiusura di una roggia, avvenuta peraltro dopo l’allagamento di una zona di cantiere.Piuttosto pesante anche l’indennizzo dovuto dall’amministrazione ai privati per le maggiori spese sostenute da Sacaim in relazione alla realizzazione delle palancole «non in modo continuativo, ma in fasi successive»: 148mila euro.Piccola spesa suppletiva anche per alcuni «lavori non previsti in contratto» (14.960 euro) ed esborso leggermente maggiore (39mila euro) per la «realizzazione delle recinzioni di tipo new-jersey» sul secondo lotto del cantiere e per la «realizzazione di biglietterie provvisorie per la Navigazione e gli accessi ai pontili 4 e 5».Ultima voce è quella relativa all’aggiornamento dei prezzi dovuto alla maggior durata dei lavori e alla crescita del costo per alcune materie prime. In questo caso, Palazzo Cernezzi ha dovuto versare a Sacaim ben 237mila euro. Ora, con il totale dei 2 milioni e 878mila euro, questo capitolo di tensioni si è chiuso. Ma dire che i rapporti Comune-Sacaim siano splendidi sarebbe, comunque, un’esagerazione.

Emanuele Caso

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