Esce un romanzo storico tutto comasco dedicato a Leonardo nel 500° anniversario della morte del genio vinciano, si intitolaLe Infinite Ragioni(edizioni Albeggi, 16 euro) e sarà presentato sabato 11 Maggio, dalle ore 19, presso il Palazzo Valli Bruni, sede del Liceo e dell’Accademia Giuditta Pasta. Ospite della serata l’autore, lo scrittore Giuseppe Bresciani. moderatrice della serata a cura dello studio Tablinum sarà la storica dell’arte Elisa Larese.Nel Manoscritto di Amboise da cui prende le mosse il romanzo Leonardo da Vinci racconta la sua ultima stagione in Francia, ospite del re Francesco I. Stanco e amareggiato, egli affida a un diario fatti di cronaca e ricordi più intimi, confessando il tormento fisico e dell’anima che lo attanaglia. I progetti affidatigli dal re, il ritorno inquietante del passato e gli estremi tentativi di mettere ordine nella sua vita lo affaticano e gli procurano grande pena. Quando la salute peggiora, trova il coraggio di scavare a fondo nel suo animo e riconoscere la natura segreta delle passioni che lo agitano. Nei fogli destinati a essere raccolti e custoditi dal discepolo Francesco Melzi, emerge l’identità della Gioconda, la complessità dei rapporti di Leonardo con le donne e il corpo maschile, la sua visione del mondo e la combattuta religiosità, la forza sovrumana e la fragilità, finché, a pochi giorni dalla morte, egli manifesta le sue verità nascoste.La chiave di lettura del mistero del genio fiorentino è nelle parole con cui celebra la vita che declina verso lo zenit: «La natura è piena d’infinite ragioni, che non furon mai in isperienzia».Giuseppe Bresciani nato a Como nel 1955, umanista, da anni si dedica alla scrittura con passione e indubbio talento. Con lo pseudonimo Astor ha pubblicato i romanzi Ecce me domine (2008) e Il Vangelo Cosmico (2010). Col suo vero nome ha firmato L’inferno chiamato Afghanistan (2012), cronaca di un viaggio ai limiti dell’umanità e il Cantico del Pesce Persico (2014).«Il Manoscritto di Amboise – dichiara nelle note del romanzo – è un’idea letteraria (…) ma non si può escludere che Leonardo abbia redatto nel suo studiolo di Cloux note, riflessioni e memorie andate perse. Ho immaginato che negli ultimi anni di vita abbia avvertito il bisogno di confessare a se stesso il tormento interiore che ha scandito i suoi trionfi e i suoi insuccessi, le aspirazioni e le frustrazioni. Mi sono fatto portavoce del lamento della sua anima. Non sono uno storico o un critico d’arte, non avrei potuto raccontare in maniera adeguata l’artista. Ho cercato di raccontare l’uomo, il suo disincanto. Il lettore valuterà se ci sono riuscito almeno in parte».
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