«Rovellasca, sfruttamento di rifiuti illeciti da almeno 12 anni»
Che a Rovellasca, in via dell’Industria, la situazione fosse quantomeno da approfondire per bene, lo si sapeva da tempo.Da molto prima, cioè, del blitz che all’alba di lunedì ha portato i carabinieri e la guardia di finanza – con la collaborazione dei carabinieri forestali – a notificare una serie di ordinanze (quattro) per traffico di rifiuti, false fatture e bancarotta.Sullo stesso sito ora sotto sequestro – dove sarebbero transitati 16.500 metri cubi di rifiuti abusivi prodotti in cantieri edili di diverse province e poi triturati proprio a Rovellasca ma senza le dovute certificazioni – si sono avvicendate nel tempo varie società tutte riconducibili agli indagati ora colpiti dall’ordinanza.Società che, secondo il giudice delle indagini preliminari di Milano che ha firmato il provvedimento restrittivo, «avrebbero mantenuto una sostanziale continuità aziendale».La General Service srl, dichiarata fallita con sentenza del Tribunale di Como del 23 marzo 2021 (la società attorno a cui ruota l’ordinanza), era stata preceduta dalla General Cantieri srl dichiarata fallita nel giugno 2016, e dalla 2D Cantieri sas fallita nel 2011.«Insomma, nell’arco di dodici anni, fino al sequestro disposto dal Gip presso il Tribunale di Como e confermato dal Riesame dello scorso aprile – scrive sempre il giudice di Milano – si è assistito allo sfruttamento a fini illeciti del sito di Rovellasca da parte di varie entità giuridiche (riconducibili alla famiglia degli indagati) succedutesi una all’altra nonostante i fallimenti», il tutto con lo scopo «di proseguire nell’attività organizzata per il traffico di rifiuti». La chiosa del giudice meneghino è perentoria: «È proprio questo rilevantissimo arco temporale a dare segno di una particolare propensione che denota non solo la costante dedizione degli iniziati a simili illecite attività, ma anche a ritenere pienamente concreto ed attuale il pericolo di reiterazione di condotte del medesimo tipo di quelle per cui si procede».Passaggio, quest’ultimo che è stato decisivo al fine della motivazione della concessione delle esigenze cautelari chieste dalla Dda di Milano, che tuttavia aveva invocato il carcere e non i domiciliari come poi è avvenuto per due dei quattro indagati, padre e figlio di Rovellasca.Da segnalare inoltre che il filo rosso che univa le società poi fallite, era vicino all’allungarsi nuovamente visto che era in corso, sempre secondo l’accusa, una attività di distrazione e dissipazione di capitali in favore di una ulteriore e nuova srl che li stava acquisendo e in alcuni casi anche rivendendo.L’indagine era nata da una comunicazione dei carabinieri di Turate del 22 novembre 2018 in merito ad una attività di smaltimento rifiuti svolta «in assenza dei titoli autorizzativi e della documentazione prevista per la tracciabilità dei rifiuti», movimenti che – secondo la tesi dell’accusa – venivano poi celati dietro a un giro di false fatturazioni.