In tribunale la commemorazione della strage di via D’Amelio
«Non cada sulla storia di questi uomini il velo dell’oblio. È nostro compito ricordare ai più piccoli cosa fecero. E dobbiamo prenderci l’impegno di seguire il loro esempio, resistendo al tentativo di cedere alla rassegnazione».Sono queste le parole del procuratore della Repubblica Giacomo Bodero Maccabeo nel giorno della commemorazione della strage di via D’Amelio a Palermo (il 19 luglio 1992), in cui persero la vita il procuratore aggiunto Paolo Borsellino e cinque appartenenti alla
polizia di Stato preposti alla scorta.Il ricordo è andato in scena ieri mattina nella biblioteca al quarto piano del palazzo di giustizia, alla presenza del procuratore, del presidente del Tribunale Nicola Laudisio, ma anche di magistrati, dipendenti, avvocati e di esponenti del Sindacato autonomo di polizia.«Mi ricordo quel giorno – ha detto Bodero Maccabeo – In televisione scorrevano le immagini di Claudio Chiappucci al Tour de France, poi iniziò a scorrere la scritta sotto lo schermo con quello che era accaduto a Palermo. Fu una frustata a una nazione che già ansimava».Il procuratore ha poi parlato di una delle vittime, Emanuela Loi, e dei suoi colleghi della scorta: «Sapevano bene quali rischi corressero eppure non fecero mai un passo indietro. Borsellino cercò anche di dissuadere la Loi, che era al suo primo incarico di scorta, ma lei non si defilò per svolgere fino in fondo il proprio dovere».
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