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«Tutto regolare. Possiamo anche agire senza qualificarci»

Prima premessa: non vuole essere fotografato. Seconda, risponde solo alle domande essenziali. Poste queste due clausole, il responsabile dell’ufficio di Como di Ica Srl, Roberto Persenico, accetta di fornire la sua verità sulla bufera che si è scatenata sulla società incaricata dal Comune di Como di riscuotere i tributi per la pubblicità e i canoni per l’occupazione del suolo pubblico. La società si è aggiudicata il servizio, vincendo un bando pubblico, per sette anni a partire dal primo

gennaio scorso.«Applichiamo le normative e svolgiamo il lavoro che ci è stato assegnato, né più, né meno», è in estrema sintesi, il commento di Persenico. Pur se al centro di un’autentica bufera, il responsabile dell’ufficio è sereno: «Ica è una società seria e qualificata, con cinquant’anni di esperienza nel settore – dice – Abbiamo personale competente che lavora nel miglior modo possibile e con i migliori strumenti possibili facendo applicare i decreti legislativi e i regolamenti comunali, esattamente come previsto dal contratto con il Comune». Nessun commento né dichiarazione sui singoli casi, neppure su quelli apparentemente assurdi o paradossali emersi in queste ore.«Quello che posso dire – commenta Persenico – è che Ica, da contratto, si assume anche tutti gli oneri relativi a eventuali contenziosi e ricorsi. È quindi nostro interesse evitare di inviare verbali non consoni. Un avviso sbagliato getterebbe ombra su mille corretti emessi dalla società».A proposito di numeri, impossibile avere dal responsabile dell’ufficio di Como i dati sulla quantità di sanzioni inviate a commercianti e artigiani comaschi e sull’ammontare complessivo delle somme richieste. «Sono informazioni riservate relative a una società privata», è la difesa di Persenico, ripetuta all’infinito. Difficile anche avere informazioni sul metodo utilizzato dai dipendenti di Ica – 5 nella sede di Como, più eventuali collaboratori a seconda della necessità – per effettuare gli accertamenti.La sensazione riportata da molti esercenti è che le verifiche siano fatte “di nascosto”, con sopralluoghi sul posto, spesso con annesse fotografie, sempre senza dare nell’occhio.«I nostri operatori non sono tenuti a qualificarsi – spiega Persenico – Se sono nelle condizioni di effettuare in autonomia le verifiche, senza dover chiedere chiarimenti al titolare, allora non è necessario che si qualifichino. In caso di “interazione” con il personale dell’esercizio commerciale invece, ciascuno è in possesso di un apposito tesserino, con il timbro del Comune di Como, che viene mostrato all’interlocutore». Lo stipendio dei dipendenti di Ica – assicura il responsabile solo all’ennesima, insistente richiesta – non è legato al numero di infrazioni rilevate né all’importo delle sanzioni comminate. Ica, indubbiamente, come da contratto, incassa una percentuale su ciascun importo riscosso a nome e per conto del Comune.«L’ufficio è aperto in un orario molto ampio – dice il responsabile – e diamo la massima disponibilità a chiunque abbia domande, dubbi, richieste di chiarimenti. Nel caso della tassa per l’occupazione del suolo pubblico, andiamo anche a riscuotere direttamente sul posto. La nostra disponibilità è massima». Nella maggior parte dei casi, oltre al presunto tributo non versato, i commercianti si sono visti infliggere una multa che comporta il raddoppio dell’importo. «È tutto in termini di legge – conclude Roberto Persenico – Se una persona, in buonissima fede, su questo non ho dubbi, commette un errore, seppure non voluto, deve pagare per quell’errore. Non lo dice Ica, lo dice la legge».

Anna Campaniello

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