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«Un villaggio solidale per famiglie, anziani e disabili»

La proposta di un lettoreSi tratta di realtà sociali diffuse in Europa, ora approdate anche in ItaliaA Como ha abitato per molti anni, ora vive in Svizzera, ma il Lario non lo ha dimenticato e gli piange il cuore nel vedere un’area come quella del San Martino abbandonata a se stessa. Lancia un’idea, anzi, la rilancia, «perché io non ho inventato nulla, sono esperienze nate all’estero, ora presenti anche in Italia».La proposta di Peter Leuzinger si chiama “villaggio solidale” e l’area di via Castelnuovo «sembra fatta apposta, perché è grande, c’è tanto spazio e molto verde».Un villaggio solidale, spiega, «è un insieme di case in cui abitano anziani, disabili, persone con problemi di emarginazione sociale e famiglie normali, solidali, disposte a interagire e a farsi carico dei bisogni degli altri».Sono nati in Germania cinquant’anni fa e si sono poi diffusi negli Stati Uniti, in Francia, in Austria, in Norvegia e di recente anche in Italia.«La logica di fondo – sottolinea Leuzinger – è che la problematica sociale non può più essere divisa per compartimenti stagni: da una parte la residenza per anziani, dall’altra il laboratorio protetto, dall’altra ancora la casa-famiglia per disabili e poi i centri diurni e così via. Sono tutte forme di assistenzialismo allo stato puro, organizzate per tenere occupate le persone ma prive di collante. I villaggi solidali sono invece spazi in cui, per esempio, convivono 5 o 6 famiglie solidali, una ventina di anziani, altrettanti disabili e poi persone a rischio di esclusione sociale perché hanno perso il lavoro, si sono separate dal coniuge o non possono più pagare l’affitto».L’idea è che gli uni aiutino gli altri. Gli anziani, per esempio, al posto di vivere in solitudine, potrebbero mettere a disposizione le loro competenze, dalla cucina al giardinaggio, dall’informatica alla falegnameria. Insomma, l’obiettivo è «inserire le persone in un contesto solidale in modo tale che ciascuno possa riacquistare la propria dignità».L’area del San Martino, come detto, «sarebbe perfetta, perché c’è il verde, ci sono gli spazi». Nel villaggio, aggiunge Leuzinger, «si potrebbero creare anche alloggi per studenti universitari» e «avviare attività di coltivazione, allevamento, florovivaismo, laboratori e altro ancora, con negozi, aperti a tutti i cittadini, in cui mettere in vendita i prodotti del villaggio stesso». Un modo, questo, per avvicinare la città al villaggio, creando legami e rendendo quest’ultimo una realtà viva e partecipata. In questa direzione, «si potrebbero inoltre realizzare parchi gioco per bambini, percorsi-vita per anziani, con esercizi mirati, e piste ciclabili o, perché no, un agriturismo».Le proposte e le opportunità, insomma, non mancherebbero. «Nascerebbe una realtà spettacolare – conclude Peter Leuzinger – che non soltanto valorizzerebbe la dignità della vita delle persone ospitate nel villaggio, ma porterebbe anche a un drastico abbassamento dei costi di assistenza sociale, dimezzando la spesa per il personale, che in media costituisce l’80% degli oneri delle strutture assistenziali tradizionali».

Marcello Dubini

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