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«Via il girone e lungolago pedonale»

La Como di domaniLucini svela i progetti per la viabilità del futuro «Ma prima interverremo sull’asse Grandi-Roosevelt»Ritorno al futuro. Mai titolo preso in prestito dal cinema fu più azzeccato per un articolo di giornale. E, nello specifico, per l’intervista concessa dal sindaco Mario Lucini con tanto di (concreto) sogno di fine estate 2013: rivoluzionare la viabilità di Como sul lungolago, sull’asse via Grandi-viale Roosevelt e, soprattutto, lungo l’amato-odiato girone. Peraltro, come è nelle sue corde, Lucini cala il potenziale asso pigliatutto nel corso di una lunga conversazione sulla ben più stringente

attualità (Ztl, strisce blu, polemiche ecc.). Ma ecco che, tra una divagazione e l’altra, spunta una Como radicalmente diversa da quella attuale.Il cardine del ragionamento del primo cittadino è “piantato” nei pressi dell’ex Ticosa. E ha la sagoma della viabilità immaginata a suo tempo dagli olandesi del gruppo Multi Development. Il punto forte del loro progetto – edilizia a parte – era la realizzazione di un collegamento stradale diretto e interrato che eliminasse anche i semafori tra via Grandi, all’altezza dell’innesto sulla Napoleona, e viale Roosevelt, davanti alla Questura. Come potete leggere nel box azzurro a destra, quel progetto ora è carta straccia, ma l’idea originaria – magari trasformata – continua a essere tra i desiderata dall’amministrazione.«Come noto – spiega Lucini – con Multi sono ripresi i colloqui per valutare assieme un nuovo progetto per riqualificare l’area Ticosa. E anche se sul fronte della viabilità cambieranno molte cose, come amministrazione comunale puntiamo ancora a risolvere l’attuale nodo problematico tra via Grandi e viale Roosevelt. Una volta superato quell’ostacolo, cosa che intendiamo fare, magari con una soluzione più semplice di quella originaria, ne deriverebbero molti cambiamenti anche sulla viabilità attorno al centro storico». La risoluzione invocata dal sindaco è sempre quella: «Collegare in maniera diretta via Grandi con il tratto finale di viale Roosevelt, regolando gli innesti con soluzioni alternative ai semafori attuali».La fluidificazione del traffico sulla principale rotta tangenziale della città innescherebbe le altre novità a catena. La prima è clamorosa, ma non campata in aria, bensì allo studio negli uffici tecnici comunali.«Il primo obiettivo – afferma il primo cittadino – sarebbe inserire il lungolago nella nuova zona a traffico limitato. Sarebbe una grande conquista, si completerebbe il disegno che abbiamo avviato in queste settimane». Altri dettagli, per la delicatezza della questione e per la fase preliminare in cui versa la vicenda, non vengono forniti. Ma è inutile negare che l’idea di una Como con il lungolago libero dal traffico quotidiano (residenti, titolari di esercizi commerciali e albergatori a parte, presumibilmente) sarebbe probabilmente paragonabile a una città di mare. Più bella, in molti casi.Ma se questa “sorpresa” resta degna di nota, forse ancora più roboante è la frase che si lascia scappare il sindaco pochi istanti dopo, per inserire la semi-pedonalizzazione del lungolago in un discorso più ampio. «Il provvedimento – sottolinea Lucini – non potrebbe rimanere isolato. Per questo l’attuale girone a senso unico dovrebbe tornare a doppio senso, con tutti i dettagli da affinare per vedere l’impatto». Non vuole aggiungere altro, il sindaco, se non che «tornare al passato sarebbe probabilmente necessario per permettere al traffico di scorrere». Ed evitare che, proprio sul lungolago pedonale, le auto vadano metaforicamente a sbattere contro un muro senza ritorno.Insomma, a 26 anni dall’istituzione del girone a senso unico – era il novembre del 1987 – l’ultima e più massiccia modifica della viabilità cittadina torna in discussione.Resta da capire se, dopo oltre un quarto di secolo, l’idea di mettere nuovamente mano al principale assetto viario del capoluogo sia poco più che un’ipotesi coraggiosa oppure una impellente necessità. Di sicuro, 26 anni sono abbastanza per poter dare un giudizio sul traffico di oggi in città.

Emanuele Caso

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