106€ mensili per tutti: APPROVATA LA TASSA MELONI | Se guidi ogni giorno una macchina la devi pagare

Giorgia Meloni (credit: By © European Union, 1998 – 2025, Attribution, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=154370896) - corrieredicomo.it
Gli automobilisti che utilizzano l’auto mensilmente dovranno fare i conti con una nuova tassa da 106€ al mese: il costo della mobilità sostenibile.
Sono anni che l’inquinamento è diventato il punto centrale delle discussioni sulla mobilità; anni in cui si cerca una soluzione per andare incontro alle esigenze di chi non vuole spendere una fortuna, ma si ritrova di fronte a costi non sempre sostenibili.
Ed è per questo che si parla di tasse, anche quando in realtà si tratta di canoni. La mobilità del futuro richiede infatti uno sforzo in più: quello di affrontare 106€ in nome dell’ambiente. Ma non tutti lo accettano.
C’è chi trova questa situazione più vantaggiosa e chi vede l’ennesima banconota uscire da portafogli già provati. Eppure, è questo che ci aspetta: qualcosa che molti soprannominano ‘tassa Meloni’, ma che in realtà fa parte di un sistema ben più ampio.
106€ al mese anche se l’auto è ferma: la tassa travestita da risparmio
Ci hanno promesso che la mobilità del futuro sarebbe stata pulita, silenziosa, economica. E invece, per molti, ha preso la forma di un abbonamento mensile da 106€. Anche se l’auto resta in garage a prendere polvere.
Non è una tassa – almeno sulla carta. Ma quando ogni mese ti vedi scalare quella cifra dal conto, senza aver percorso nemmeno un chilometro, la differenza diventa un dettaglio semantico.
Succede a chi ha creduto al sogno elettrico. A chi ha cambiato macchina per “risparmiare” e si ritrova in una sorta di Netflix automobilistico, ma senza serie tv e con la batteria sempre scarica.
Il canone nascosto che nessuno ha mai spiegato davvero
Si chiama abbonamento a consumo fisso, ed è il nuovo tormentone di molte compagnie energetiche. Il caso simbolo? Il piano A2A Easy Moving Large: 106€ al mese per 300 kWh. In teoria bastano per fare 1.500-2.000 km. In pratica, se non li usi, pazienza: i soldi non tornano indietro.
E qui comincia il paradosso. Perché chi guida poco – magari solo per fare la spesa o portare i figli a scuola – finisce per spendere più di chi ha ancora un’auto a benzina. E con le ibride plug-in non va meglio: i piani flat ci sono anche lì, ma l’autonomia elettrica è risicata e si finisce per pagare sia la corrente che la benzina. Risultato? Doppia spesa.
Alla fine, l’elettrico può davvero convenire solo a chi percorre almeno 1.000-1.500 km al mese. Chi invece utilizza l’auto saltuariamente – come molti pendolari leggeri, pensionati o famiglie che si muovono solo nei weekend – rischia di trovarsi vincolato a un canone mensile poco vantaggioso, indipendentemente dal reale utilizzo del veicolo.
Non si tratta di un obbligo contrattuale in senso stretto – alcuni operatori consentono soluzioni a consumo – ma nella pratica le offerte flat sono spesso presentate come l’opzione più ‘comoda’ o conveniente, spingendo molti utenti verso un modello che, per le loro reali abitudini di guida, può rivelarsi tutt’altro che sostenibile.