Categoria: Politica

  • Autosilo Sant’Anna, Svolta Civica all’attacco

    Autosilo Sant’Anna, Svolta Civica all’attacco

    In evidenza gli incassi iperbolici di San Fermo per servizi inadeguati

    Incassi sproporzionati, servizi scadenti e nessun vantaggio per l’ospedale e quindi per l’utenza.È su questa triade che si basa un’interrogazione del consigliere di Svolta CivicaVittorio Nessicon oggetto il contestato autosilo del Sant’Anna e i relativi introiti che finiscono nelle casse del comune di San Fermo. Conseguenza del famoso accordo di programma che ormai quindici anni fa concesse appunto al comune di San Fermo di mettere in cassa tutti i proventi del parcheggio sorto sul proprio territorio.Un accordo in apparenza senza scadenza che si sta cercando di modificare. Chiaro l’intento di Svolta Civica che chiede lumi al sindaco Landriscina (firmatari ai tempi furono i Comuni di Como, San Fermo della Battaglia, Montano Lucino, oltre all’Azienda sanitaria, Regione Lombardia e la Provincia di Como). «L’ammontare iperbolico degli incassi derivanti dai parcheggi costituisce uno sproporzionato introito per il municipio – si legge nel documento – peraltro non giustificato dalla qualità dei servizi, dai costi per l’utenza, il tutto senza che l’ospedale ne tragga alcun vantaggio e in mancanza di adeguata manutenzione del manufatto».Proprio negli ultimi giorni di pioggia abbondante, sono state infatti rilevate numerose infiltrazioni, che hanno provocato allagamenti all’interno del parcheggio. Fatto questo che si ripete immutato ormai da parecchi anni. «Qualsiasi concessione non può avere durata illimitata – prosegue Nessi nell’interrogazione – e ogni accordo non può prescindere dalla proporzione tra quanto dato e quanto ricevuto. La sproporzione in favore del Comune di San Fermo è dimostrata anche dai giganteschi e ingiustificati incassi del parcheggio rispetto alla cessione di terreni situati in una zona che, tra l’altro, si è ampiamente rivalutata a seguito della costruzione del nuovo insediamento. Inoltre, a seguito dell’incorporazione del comune di Cavallasca in quello di San Fermo, si è notevolmente ampliata la pletora dei cittadini che fruiscono gratuitamente del parcheggio (dato gratis ai residenti)».Il consigliere Nessi chiede al sindaco quali atti formali intenda adottare per rivedere quanto stabilito diversi anni fa, puntando sulla necessità di «attivarsi per rimettere in discussione l’accordo di programma sull’ospedale Sant’Anna, al fine di riequilibrare un impianto sbilanciato eccessivamente e senza alcuna giustificazione a favore del Comune di San Fermo della Battaglia».Nel frattempo va ricordato che è stata istituita in Provincia una commissione apposita per analizzare il problema Sant’Anna. E da mesi alcuni avvocati amministrativi di Como stanno studiando i punti deboli dell’accordo siglato nel 2003 nel tentativo di mettere con le spalle al muro il municipio di San Fermo della Battaglia.

  • Autosilo Sant’Anna, Landriscina pronto al confronto

    Autosilo Sant’Anna, Landriscina pronto al confronto

    I verbi utilizzati sono i più disparati. Si va da “spingere” a “sollecitare” fino a “invitare”. Tutti indirizzati al sindaco di San Fermo della Battaglia che, dalla sommità della montagna d’oro generata dagli introiti del parcheggio del Sant’Anna, dovrebbe scendere, uscire dalla cassaforte blindata – stile Paperone – e sedersi a un tavolo per ridiscutere il famoso accordo di programma che ormai quindici anni fa concesse al suo comune di mettere in cassa tutti i proventi del parcheggio dell’ospedale sorto sul territorio di San Fermo. E oggi, a distanza di tanto tempo, i politici cittadini non vedono altre vie d’uscita a una situazione tanto grottesca quanto saldamente zavorrata a terra dalle firme in calce al famoso quanto scellerato accordo.Così la pensano da destra a sinistra alcuni degli esponenti politici cittadini.A partire da Enrico Cenetiempo, capogruppo di Forza Italia, che fu assessore nella seconda giunta Bruni, quando il “pasticcio” era già stato fatto.«Purtroppo l’unico che può fare un passo in avanti per sbloccare la situazione è lo stesso Pierluigi Mascetti (il sindaco di San Fermo della Battaglia,ndr). Lui ha il pallino in mano e la ragione. Solo lui dovrebbe comprendere la necessità di rivedere un accordo che ha delle evidenti lacune trattandosi di un servizio, tipo quello del parcheggio di un ospedale, pubblico ed essenziale. Altrimenti mi sembra un tema francamente senza una via d’uscita».Decisamente molto più critico Alessandro Rapinese. «C’è spazio solo per lacrime e fazzoletti. Certo il sindaco Mascetti dovrebbe fare il primo passo, ma la domanda è, perché? – dice Rapinese – Chiaramente qualcosa stona – e non intendo legalmente essendo tutto regolamentato – se San Fermo incamera così tanti profitti da una struttura che altro non è che l’ospedale di Como. Mi fanno però anche sorridere quanti lo criticano, li inviterei a candidarsi a San Fermo annunciando di voler rivedere o di rinunciare ai proventi del parcheggio». E in conclusione un affondo. «Ancora una volta è francamente molto imbarazzante il silenzio proveniente dal sindaco di Como che, sebbene, non si tratti di un tema a lui imputabile, dovrebbe però cercare di fare qualcosa trattandosi dell’ospedale di Como», chiude Rapinese.E proprio il sindaco di Como Mario Landriscina in serata è intervenuto sull’argomento. «Se dovessero, dopo un’ulteriore analisi, emergere elementi utili per poter rivedere l’accordo di programma – spiega il primo cittadino – sarebbe ovviamente molto positivo». Da qui il passo successivo sarebbe sicuro. «Se Regione Lombardia dunque decidesse di riaprire il tavolo di discussione noi ci saremo. Como farà la sua parte».E in conclusione il sindaco tocca due temi molto importanti, ovvero quello delle tariffe in vigore all’ospedale e della manutenzione del parcheggio. «Sarebbe inoltre opportuno magari rivedere il costo per posteggiare. Il parcheggio ha poi diverse criticità, a partire dalle infiltrazioni d’acqua che anche in Comune ci vengono costantemente segnalate», conclude Mario Landriscina. Nel dibattito tutto prettamente legato alla politica cittadina si inserisce anche la voce di Alberto Introzzi, sindaco di Montano Lucino – firmatario dell’accordo insieme a Comune di Como, Provincia di Como, Regione Lombardia, Azienda ospedaliera e Comune di San Fermo – che ricostruisce la storia passata di quanto accaduto.«Trattandosi di un accordo di programma tra enti non ha scadenza e questo è difficilmente contestabile – esordisce il sindaco – Ai tempi ero assessore e ricordo come si stesse lavorando sul documento per poter essere anche noi parte attiva». E proprio mentre i vari enti si stavano per sedere al tavolo di contrattazione «la componente politica non ha potuto partecipare perché il nostro comune è stato commissariato. Fu poi lo stesso commissario prefettizio a sottoscrivere l’accordo». Inevitabile una considerazione. «Una situazione dunque molto complessa da gestire che se non si fosse verificata ci avrebbe sicuramente permesso di spingere sull’accordo per poter ottenere qualcosa sia per Montano Lucino che per arrivare a una situazione magari meno penalizzante nel complesso», dice il sindaco che pur rivendicando l’operato del collega Mascetti non può non sottolineare come «sarebbe più congruo ipotizzare soluzioni differenti visto che si tratta di un ospedale. Il nostro comune non ha poi ottenuto granché: la variante sulla Varesina, ad esempio, venne sì realizzata ma in parte anche pagata dall’amministrazione, mentre l’opera sarebbe dovuta spettare totalmente alla Provincia di Como».Rientrando in città l’ultimo commento è di Fabio Aleotti, capogruppo del Movimento 5 Stelle. «Non vedo sinceramente vie d’uscita. O si cerca di invitare Mascetti a un confronto e a un dialogo oppure ne parleremo all’infinito – spiega Aleotti – Proposi addirittura di annettere l’ospedale a Como per superare l’ostacolo ma ovviamente non è un passaggio semplice visto che il Comune dovrebbe fare richiesta alla Regione Lombardia di modifica dei confini».

  • Da venerdì a domenica la Festa dell’Unità d’autunno a Olgiate Comasco

    Da venerdì a domenica la Festa dell’Unità d’autunno a Olgiate Comasco

    Inizia domani e prosegue sino a domenica 24 novembre laFesta dell’Unità d’autunnoorganizzata dal Partito Democratico di Como e dal circolo Dino Veronelli al Centro sportivo Pineta di Olgiate Comasco.

    La festa sarà aperta venerdì 22 alle 18 dal segretario provincialeFederico Broggie dal segretario del circoloDavide Palermo.

    Seguirà un dibattito tra le forze politiche che sostengono il governo giallo-rosso. Hanno garantito la loro presenza il segretario regionale del PdVinicio Peluffo, il segretario regionale di Articolo UnoCarlo Porcarie la consigliera comunale del Movimento 5 Stelle a Mariano ComenseCarmela Colomo.Il dibattito sarà moderato dal giornalista delCorriere di ComoDario Campione.

    Tutte le sere la cucina è aperta alle 19.30.

  • Caso Segre, il sindaco Landriscina favorevole alla cittadinanza onoraria

    Caso Segre, il sindaco Landriscina favorevole alla cittadinanza onoraria

    Cittadinanza onoraria alla
    senatrice Liliana Segre: il
    sindaco di Como, Mario Landriscina, sarebbe intenzionato a proporre alla senatrice a vita di diventare comasca di adozione.
    Il primo cittadino nella
    giornata di ieri non ha rilasciato alcuna dichiarazione
    in merito all’argomento, riservandosi il diritto di informare in primo luogo il consiglio comunale. Si è saputo
    solamente che nel corso della serata di ieri, proprio durante l’assemblea di Palazzo
    Cernezzi, Landriscina
    avrebbe espresso la sua posizione sul tema. Da fonti interne a Palazzo Cernezzi è
    trapelata l’indiscrezione
    sulla volontà del sindaco di
    proporre alla senatrice Liliana Segre la cittadinanza
    onoraria di Como.
    Nei giorni scorsi la proposta era stata lanciata da
    Adria Bartolich, docente,
    sindacalista ed ex parlamentare. «Liliana Segre è stata
    carcerata a Como prima di
    essere deportata ad Auschwitz-Birkenau – aveva
    scritto Bartolich – Sarebbe
    cosa buona e giusta, e un gesto politicamente e umanamente significativo, che le
    venisse data la cittadinanza
    onoraria e il consiglio comunale si facesse promotore
    dell’iniziativa».
    In città nei giorni scorsi si
    erano detti favorevoli Pd e
    Forza Italia, perplessa la Lega e contraria la lista Rapinese. Il leghista Nicola Molteni, già sottosegretario alla
    giustizia nel primo governo
    Conte, si era invece dichiarato favorevole alla cittadinanza onoraria di Cantù per
    Liliana Segre, proposta dal
    Pd della Città del Mobile.

  • Cittadinanza onoraria di Como a Liliana Segre. Un sì quasi unanime, ma c’è qualche distinguo

    Cittadinanza onoraria di Como a Liliana Segre. Un sì quasi unanime, ma c’è qualche distinguo

    Il dibattito sull’Italia attraversata da un’ondata di odio e di razzismo arriva inevitabilmente anche sul Lario. A Como e a Cantù è stata avanzata la proposta di dare a Liliana Segre la cittadinanza onoraria. Nel capoluogo l’idea è stata lanciata dall’ex deputata Adria Bartolich, la quale ha ricordato come la senatrice Segre fosse stata incarcerata a Como prima di essere deportata ad Auschwitz; a Cantù dal Partito Democratico.Un rapido giro dei capigruppo a Palazzo Cernezzi è servito a capire che la proposta piace, ma non sono mancati distinguo e pareri negativi.Favorevole, «a titolo personale non avendo ancora sentito i colleghi», si è detto Enrico Cenetiempo, capogruppo di Forza Italia. «Stavamo pensando anche noi di fare la stessa cosa», afferma.«Assolutamente favorevole» il capogruppo Pd, Stefano Fanetti, che parla di «un fatto importante e significativo, un gesto che farebbe onore a Como Città della Resistenza europea». D’accordo pure il capogruppo e il coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia, Matteo Ferretti e Stefano Molinari. «È una proposta condivisibile – dice quest’ultimo – un doveroso riconoscimento. L’importante è che in tutto questo non ci sia faziosità». Vittorio Nessi, capogruppo di Svolta Civica, dice: «Siamo totalmente d’accordo. Ci piacerebbe che, in un clima di sostegno corale da parte del consiglio, il sindaco Mario Landriscina si facesse promotore convinto di questa idea che, in tempi rapidi, può essere trasformata in realtà».Perplesso, invece, il capogruppo della Lega, Giampiero Ajani. «Il mio parere personale è che questa sia un’idea a orologeria, serva a sviare. Mi dispiace per la signora, ma prima di dare la cittadinanza vediamo, valutiamo perché mi sembra tutto un po’ affrettato».Contrario invece Alessandro Rapinese, capogruppo della Lista Rapinese. «Tutto il rispetto per la signora e totale condanna per ogni episodio di odio e intolleranza, ma non sono d’accordo».Sulla questione interviene poi l’ex vicesindaca di Como ed ex ministro alla Famiglia, Alessandra Locatelli. «Quando verrà ufficializzata la proposta – dice – la valuteremo e la Lega non avrà nulla in contrario. Mi spiace solo che questo avvenga in un momento in cui qualcuno ha anche tentato di strumentalizzare la storia della signora Segre che è simile a quella di mia zia, Ada Borgomainerio, deportata ad Auschwitz a 16 anni, e che rappresenta per tutti un monito. Il rispetto per la vita e per ogni persona dipende dalla cultura, dall’educazione e dalla civiltà che siamo in grado di trasmettere anche ai nostri figli. Per non dimenticare nessun tipo di orrore e di violenza».Sul fronte canturino c’è da registrare l’opinione di Nicola Molteni, deputato della Lega già sottosegretario all’Interno nel governo gialloverde. «Liliana Segre è una donna straordinaria. Condanno senza se e senza ma le ingiurie, le offese e le minacce che le sono state rivolte e, al contempo, chi ammorba la nostra comunità con una complice indifferenza. Condanno l’antisemitismo e tutte le forme di totalitarismo ideologico dal nazismo al comunismo, al fondamentalismo islamico. La senatrice Segre merita la cittadinanza di Cantù e di ogni Comune italiano perché il suo impegno trascende i limiti territoriali e politici. Ripudio ogni vigliacco tentativo politico di strumentalizzare per scopi di visibilità una donna che è patrimonio di tutti».

  • Dimissioni Vicari, il successore potrebbe essere un consigliere comunale

    Dimissioni Vicari, il successore potrebbe essere un consigliere comunale

    Il primo a sapere delle dimissioni di Stefano Vicari dalla carica di coordinatore cittadino di Forza Italia è stato, qualche giorno fa, Mauro Caprani, sindaco di Barni e coordinatore provinciale degli azzurri.«Sono dispiaciuto – dice – perché Vicari è una persona di valore. Purtroppo non riesce a conciliare politica e lavoro. Aveva già lasciato l’incarico in Asf per motivi simili, lo comprendo anche se, ribadisco, mi dispiace molto».Caprani, come sempre accade in situazioni analoghe, ringrazia l’uscente «per l’attività che ha svolto» e si augura nello stesso tempo «che voglia continuare a dare il suo contributo di idee al partito». Nel frattempo, guarda avanti. «Convocherò al più presto un coordinamento cittadino per aprire subito il congresso o una fase commissariale non lunga, due o tre mesi al massimo. Vicari era stato eletto in un congresso, faremo lo stesso con il suo successore». La decisione del coordinatore cittadino potrebbe essere un segnale preoccupante per Forza Italia, alle prese con una crisi di consenso molto ampia. Ma su questo Caprani si dice poco preoccupato. «In provincia di Como abbiamo solidi rapporti con molti amministratori locali, siamo il primo partito tra i sindaci e i consiglieri comunali. Quando lavori bene sul territorio ottieni sempre buoni risultati».Chi è rimasto sorpreso dal passo di Vicari è stato invece il capogruppo azzurro a Palazzo Cernezzi Enrico Cenetiempo. «Ci siamo visti alla riunione del cittadino mercoledì scorso, mai più avrei pensato una cosa del genere – ammette – Anche se è vero che negli ultimi tempi l’attività del coordinamento si era diradata, forse anche a causa dei suoi impegni di lavoro».Ora sarà necessario trovare un sostituto. È possibile che sia individuato all’interno del gruppo consiliare, opzione che viene vista come positiva e utile anche dati i rapporti difficili con la giunta.

  • Cattolici alla ricerca della loro “nuova” casa tra la Dc che rinasce e il partito dei vescovi

    Cattolici alla ricerca della loro “nuova” casa tra la Dc che rinasce e il partito dei vescovi

    Da un lato c’è la Dc che tenta di rinascere facendo leva su alcuni suoi vecchi dirigenti. Dall’altro lato c’è un partito dei cattolici nuovo di zecca, sembra direttamente ispirato dalle alte gerarchie della Città del Vaticano.In mezzo, un popolo meno numeroso di una volta, sicuramente più confuso e in cerca di punti di riferimento. Tirato in continuazione per la giacchetta da chi brandisce i simboli della fede nei comizi elettorali o da chi si richiama a parole ai valori cristiani, magari negandoli nei fatti ogni santo giorno.Le cronache degli ultimi giorni hanno fatto registrare due eventi distinti e insieme legati tra loro: la presentazione, a Roma, del «Manifesto per la costruzione di un soggetto politico “nuovo” d’ispirazione cristiana e popolare» e la firma, sempre a Roma, nella sede del Centro studi “Leonardo da Vinci”, del patto federativo tra i partiti e i movimenti che si ispirano alla tradizionale popolare della Democrazia Cristiana.Un patto, quest’ultimo, siglato, tra gli altri, anche dal comasco Claudio Bianchi, responsabile in provincia dell’Udc di Lorenzo Cesa.«Nelle prossime settimane verranno organizzate in tutta Italia iniziative regionali e locali per presentare il patto federativo e strutturarlo sul territorio – dice Bianchi – Nel frattempo si lavorerà a una assemblea costituente che approverà il programma, il nome, il simbolo e gli organi dirigenti».Si fa sul serio, insomma. E il tentativo è chiaro: rimettere in acqua la Balena bianca. A Como, oltre all’Udc, dovrebbe aderire al patto anche la Dc che, rinata da pochi mesi, è stata affidata all’ex comandante della polizia locale del capoluogo, Vincenzo Graziani.«Nel deserto delle culture politiche che caratterizza il nostro Paese – dice ancora Claudio Bianchi – prende finalmente avvio un progetto di ricomposizione dell’area politica cattolica popolare, aperta alla partecipazione di movimenti, che si ispirano al popolarismo per la difesa della Costituzione». Ma, come detto, oltre alla rinascita dello storico scudocrociato, molto altro si è mosso dietro le quinte del mondo cattolico. Stefano Zamagni, capo della Pontificia Accademia delle scienze sociali e uomo vicinissimo a Papa Francesco, ha promosso un «Manifesto» che, a detta di molti osservatori, è la prima risposta concreta all’invito giunto alcuni mesi fa dal cardinale Gualtiero Bassetti a creare una rete nel Paese che facesse uscire il mondo cattolico dall’indifferenza e dall’irrilevanza.Almeno 500 le firme in calce al «Manifesto» di Zamagni, oltre all’adesione dichiarata di tre grandi associazioni cattoliche: Politica Insieme, di cui fa parte lo stesso Zamagni; Rete Bianca, che riunisce ex parlamentari come Lucio D’Ubaldo, Enzo Carra, Lorenzo Dellai e Andrea Olivero, ex vice ministro all’Agricoltura del governo Monti; Costruire Insieme, dell’ex senatore Ivo Tarolli.Da sottolineare anche l’appoggio dichiarato di alcune componenti dell’Aidu, l’associazione che riunisce i professori universitari cristiani, e dell’Ucid, la potente unione dei dirigenti e imprenditori cattolici guidata da Riccardo Ghidella.

    Nella foto. La facciata di Palazzo Cenci-Bolognetti, dal 5 giugno 1944 e fino all’inizio degli anni ’90 storica sede romana della Democrazia Cristiana in piazza del Gesù, così chiamata per l’omonima chiesa (che vi troneggia) voluta da Sant’Ignazio di Loyola

  • A “Nessun Dorma” questa sera si discute di fisco

    A “Nessun Dorma” questa sera si discute di fisco

    Evasione fiscale: dal carcere per i grandi evasori, ai pagamenti con la moneta elettronica per evitare il “nero”. Se ne parla stasera a Nessun Dorma, il talk show di Etv condotto da Andrea Bambace e in onda ogni venerdì alle 21.20. In studio quattro ospiti: Fabrizio Turba (Lega), Marco Fumagalli (Movimento 5 Stelle), Angelo Orsenigo (Pd) e Franco Lucente (Fratelli d’Italia). Come sempre, i telespettatori potranno intervenire in diretta durante la trasmissione chiamando il numero 031.33.00.655 oppure scrivendo messaggi WhatsApp al numero 335.70.84.396 .

  • Bella: «Trovate risorse aggiuntive per far partire i lavori nelle scuole»

    Bella: «Trovate risorse aggiuntive per far partire i lavori nelle scuole»

    La risposta del Comune di Como, di fronte alle urgenti criticità denunciate dalla dirigente del plesso di via Picchi, non si è fatta attendere e apre alla speranza, anche se va detto che la situazione segnalata dall’istituto è cronica da tempo.«Confermo lo spirito di collaborazione con i vertici dell’istituto comprensivo e nei prossimi giorni interverremo sulle situazioni urgenti di cui gli uffici comunali sono al corrente».Sono le parole dell’assessore all’Edilizia pubblica del Comune di Como, Vincenzo Bella, che chiarisce come sia stato necessario reperire dei fondi aggiuntivi per gli interventi: «Nei mesi scorsi, per rispondere a tutte le richieste delle scuole abbiamo terminato i fondi a disposizione per l’edilizia scolastica – aggiunge Bella – abbiamo quindi dovuto recuperare ulteriori somme ed entro qualche giorno partiranno i lavori. La ditta incaricata inizierà dalle necessità imminenti».Promette un sopralluogo a breve nelle scuole l’assessore alle Politiche educative, Alessandra Bonduri: «Ho già visto alcune fotografie e nei prossimi giorni vorrei andare di persona nei plessi – spiega – Il mio ruolo mi impone di cercare di tutelare al meglio il diritto allo studio. La scuola deve essere un luogo sano e sicuro per i ragazzi e spero che almeno i lavori urgenti possano essere effettuati in tempi brevissimi».

  • Domani sera a “Nessun Dorma”, su Etv, i tagli in Parlamento

    Il taglio è servito: 345 parlamentari in meno. I deputati passano da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. Un vecchio cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle è ora realtà. All’argomento, domani, sarà dedicata la prossima puntata di “Nessun Dorma”, il talk show di Etv in onda ogni venerdì alle 21.20. In studio dibattito aperto sul tema, con possibilità di intervenire da casa con telefonate in diretta e messaggi WhatsApp.E mentre i pentastellati esultano per aver portato a casa il risultato di una promessa lanciata anni fa ai propri elettori, l’opinione pubblica si divide. C’è chi considera la cura dimagrante del Parlamento come una necessaria e sacrosanta riduzione della spesa, e chi invece vede nel taglio solamente una mossa demagogica o, addirittura, un depotenziamento della rappresentatività democratica.Appartiene alla prima categoria il comasco Giovanni Currò, deputato del Movimento 5 Stelle. «La riforma è una svolta epocale, infatti grazie a questa modifica costituzionale riusciamo ad ottenere due risultati importantissimi. Il primo è un risparmio netto di 500 milioni di euro per legislatura: per la prima volta i parlamentari compiono un gesto inedito riducendosi a 400 alla Camera e 200 al Senato. Il secondo un avvicinamento dei cittadini alle istituzioni, perché a questa riforma si accompagna quella di abbassamento delle soglie per presentare le leggi in Parlamento e quelle per i referendum».