Categoria: Politica

  • Applausi del Parlamento europeo a Carola Rackete. Il deputato comasco della Lega Eugenio Zoffili si dice «indignato»

    Applausi del Parlamento europeo a Carola Rackete. Il deputato comasco della Lega Eugenio Zoffili si dice «indignato»

    Una «delirante standing ovation» che è stata anche e soprattutto un «insulto al lavoro e all’alta professionalità» delle forze dell’ordine italiane.

    Il deputato comasco della LegaEugenio Zoffili, presidente del Comitato bicamerale Schengen, Europol e Immigrazione, si è scagliato oggi contro il Parlamento europeo, colpevole a suo avviso di aver salutato con un lungo applauso l’intervento in commissione diCarola Rackete, la capitana della naveSea Watch 3protagonista, pochi mesi fa, di un durissimo braccio di ferro con il governo giallo-verde e con l’ex ministro dell’InternoMatteo Salvini.

    «Rackete – ha detto Zoffili – ha schiacciato contro la banchina del porto di Lampedusa una motovedetta della guardia di finanza. Gli appalusi al Parlamento europeo sono un episodio di gravità inaudita».

    Il deputato comasco ha chiesto al ministro per gli Affari europei,Vincenzo Amendola, di «protestare ufficialmente a nome del nostro Paese nei confronti delle istituzioni europee» e ha minacciato di non presiedere la prossima riunione del Comitato Shengen qualora Amendola non prendesse posizione.

  • «Annessione di Campione alla Svizzera? È una possibile variante da tenere in considerazione»

    «Annessione di Campione alla Svizzera? È una possibile variante da tenere in considerazione»

    Pronti a «riscattare» il paese che mai si è arreso agli svizzeri. Pronti, da subito, a «ricomprare» Campione d’Italia.Quello che potrebbe sembrare uno scherzo o una provocazione è, invece, un’affermazione del tutto seria pronunciata ieri mattina davanti alle telecamere di Etv dal consigliere di Stato ticinese Norman Gobbi.A Como per partecipare all’assemblea annuale della Regio Insubrica, il politico leventino, esponente della Lega dei Ticinesi, ha detto che una possibile annessione dell’enclave alla Svizzera può essere una «variante da tenere in considerazione». L’attuale situazione di Campione d’Italia, ha premesso Gobbi, «ci preoccupa molto da ticinesi, visto che si tratta di un Comune italiano ma nel nostro territorio». Sarebbe stato meglio dire «circondato dal nostro territorio», ma il linguaggio del consigliere di Stato non è mai stato ricco di sfumature.E alla domanda, chiara, su una possibile «annessione» dell’enclave al Ticino, la risposta è stata altrettanto precisa.«Sicuramente può essere una variante da tenere in considerazione, proprio perché comunque la realtà di Campione è stata retta dal diritto consuetudinario negli ultimi 150 anni; sostanzialmente è un comune servito da servizi svizzeri ma di sovranità italiana. Credo che questa situazione di vuoto politico, visto che non c’è una giunta comunale, ma anche di assenza di prospettive a breve termine, sicuramente può indurre a una considerazione: pensare cioè a un riscatto di questo comune da parte delle autorità elvetiche e ticinesi».La sostanza del ragionamento è tanto semplice quanto difficilmente accettabile: poiché l’Italia non sembra essere in grado di risolvere il problema della crisi in cui è precipitata Campione, possiamo farlo noi svizzeri. In proporzioni ridotte, un po’ come Trump che si vuole comprare la Groenlandia.Qualcosa di irragionevole, soprattutto se si pensa ai rapporti che normalmente intercorrono tra Stati confinanti.Peraltro, un passaggio di bandiera non si fa con un semplice tratto di penna. In ballo ci sono vite, storie, tradizioni, culture. Tutte cose sulle quali si dovrebbe riflettere prima di fare certe considerazioni.In ogni caso, Gobbi ha pensato di poter dire liberamente la sua. Approfittando, forse, di un dato reale: la solitudine in cui versa, al momento, Campione d’Italia, paese che attende ormai da oltre un anno risposte certe sulla riapertura del Casinò (fallito, com’è noto, il 27 luglio 2018) e sul destino dei dipendenti comunali messi, quasi tutti finiti in mobilità a causa del dissesto finanziario del municipio.Le prime reazioni«L’Italia non vende i suoi paesi, ma ne risolve i problemi». La più indignata di fronte alle parole di Gobbi è stata ieri Chiara Braga, deputata comasca del Partito Democratico. «Abbiamo un nuovo governo che proverà ad affrontare le questioni aperte – ha aggiunto Braga – A Gobbi dico che non mi sembra il momento degli annunci creativi. Le soluzioni ci sono, spero che possano essere trovate presto facendo ciò che il governo precedente non ha voluto o saputo fare».Sorpreso di fronte alle parole di Gobbi si dice invece Giovanni Currò, deputato del Movimento 5 Stelle. «Fino a ieri nessuno da parte svizzera ha mai prospettato una cosa simile – dice – è vero che in questo momento storico l’enclave è stata un po’ tralasciata, a causa di un problema complesso e di una crisi pesante. Campione però è italiana e tale rimane». E a proposito dell’inerzia del governo giallo-verde, Currò attacca: «qualcosa abbiamo fatto ma la Lega si è smarcata dalle responsabilità e non siamo riusciti a chiudere».Parole, queste ultime, che non sono piaciute a Nicola Molteni, deputato della Lega e fino a pochi giorni fa sottosegretario all’Interno. «Currò non sa nemmeno di che cosa parla, i dossier su Campione li abbiamo gestiti assieme al suo collega di partito Carlo Sibilia che peraltro è rimasto al suo posto». Sulla possibile annessione, Molteni è chiaro: «Campione è un pezzo d’Italia e tale deve rimanere. Non so perché Gobbi abbia detto queste cose, ho lavorato molto con lui e lo conosco bene: è una persona ragionevole e preparata».

  • «Campione d’Italia venduta alla Svizzera? Non siamo l’Alaska dell’Impero russo»

    «Campione d’Italia venduta alla Svizzera? Non siamo l’Alaska dell’Impero russo»

    C’è attesa a Campione d’Italia, dopo il giuramento dei nuovi sottosegretari e viceministri del governo Conte bis, per conoscere l’esatta divisione delle deleghe. Molti interlocutori sono cambiati ed è necessario identificare chi, da oggi, si occuperà del dossier del casinò e prenderà in mano la “relazione Bruschi” sulle ipotesi di riapertura.«C’è da aprire un partita con nuovi giocatori – spiega Vincenzo Falanga, segretario provinciale della Uil Funzione pubblica – Aspettiamo l’insediamento e la pubblicazione degli atti, poi verranno avviati i rapporti». Falanga interviene anche sulle dichiarazioni rilasciate davanti alle telecamere di Etv dal consigliere di Stato ticinese Norman Gobbi.Gobbi ha annunciato che la Svizzera potrebbe «riscattare» il paese, «ricomprare» insomma Campione d’Italia, annetterla.«Chiaramente si tratta di una provocazione fatta in campagna elettorale – dice Falanga – Un anno fa avrebbe avuto un significato, ora ne ha un altro. C’è stato grande lassismo sulla vicenda Campione, ma è l’Italia che deve risolvere il problema. Il governo italiano. Nessun altro».«Si tratta di una chiara boutade pre-elezioni – dice anche Massimo D’Amico, presidente dell’associazione degli operatori economici di Campione – Certo, sono parole che hanno riaperto speranze tra una fascia del paese. Però non si devono sottovalutare i tempi eventualmente necessari per un simile passaggio. Una procedura che non si potrebbe chiudere prima di una decina d’anni, iniziando con un referendum. O forse qualcuno pensa di essere ancora ai tempi dell’Impero russo, quando venne venduta l’Alaska agli Stati Uniti per poco più di sette milioni di dollari?».Diverso il discorso “romano”. «Stiamo aspettando la definizione delle deleghe tra sottosegretari e viceministri – dice D’Amico – È vero che si conoscono i nomi, ma la questione di Campione riguarda sia il Ministero dell’Interno sia il Mef. Al Ministero dell’Economia è tornato Pier Paolo Baretta del Pd, che in passato ha già avuto la delega al gioco. Ma è anche rimasto Alessio Villarosa del Movimento 5 Stelle, che aveva la delega al gioco durante il primo Governo Conte. Chi la manterrà? All’Interno, c’è stato il passaggio da Matteo Salvini a Luciana Lamorgese. Carlo Sibilia, del Movimento 5 Stelle, resta sottosegretario, ma sarà affiancato da Achille Variati (Pd), ex sindaco di Vicenza e componente dell’Anci che in più occasioni si è occupato anche di gioco. Ora possiamo fare qualsiasi ragionamento, ma è indispensabile avere prima gli interlocutori. Poi c’è la questione del regolamento doganale di Campione – conclude – da discutere su un altro piano ancora. Serve la sospensione per due anni, ma ci si dovrà poi sedere al tavolo anche con la Svizzera».

  • Dormitorio, appello del Comune ai privati

    Dormitorio, appello del Comune ai privati

    Nuovo dormitorio a Como, il Comune cerca uno stabile e fa appello ai privati. In questi giorni l’amministrazione sta incontrando le associazioni e gli enti comaschi attivi nel sociale per capire quali strutture in città siano in grado di ospitare in maniera permanente le persone senza fissa dimora.La mozione per l’istituzione di un nuovo dormitorio, che ha incassato il via libera a luglio scorso da un consiglio comunale decimato dalle ferie estive con soli 14 voti favorevoli e 8 contrari, prevede che la struttura non sia ricercata soltanto tra gli immobili comunali, ma anche tra i soggetti terzi coinvolti direttamente dal Comune.Sembra infatti che Palazzo Cernezzi si stia muovendo proprio in questa direzione. Poco prima della pausa estiva era stato il sindaco Mario Landriscina a far sapere che gli edifici che rientrano nella disponibilità del Comune di Como «sono strutture che hanno bisogno di lavori e quindi non sono pronte all’uso», aggiungendo che «nel piano degli interventi urgenti, le scuole comasche restano la priorità».Resta dunque l’incertezza sui tempi di realizzazione del nuovo dormitorio mentre continuano con crescente assiduità, a quanto pare, gli incontri tra Comune, associazioni ed enti che si occupano della grave marginalità.

  • Dem preoccupati, grillini pragmatici. La “base” comasca giudica l’accordo per il Governo

    Dem preoccupati, grillini pragmatici. La “base” comasca giudica l’accordo per il Governo

    Le reazioni che non t’aspetti. Con i Democratici che mostrano scetticismo, preoccupazione e tutto sommato molti dubbi. E i Pentastellati che battono invece il tasto del pragmatismo, invocando la politica del «fare». La crisi di governo ha sparigliato molte carte. E incrinato non poche certezze. A guardare dal “basso” ciò che accade a Roma e dintorni, le posizioni appaino quasi invertite, quantomeno rispetto alle previsioni.«Bene l’unità del Pd e la determinazione con cui si è condotta questa trattativa – scrive su Facebook il segretario generale della Cgil di Como, Giacomo Licata – ma il governo non basta a fare il bene del Paese. L’esperienza recente ce lo ricorda. Non si ricostruisce un rapporto con la società da posizioni di governo, pur anche proponendo politiche di inclusione. Serve un partito che si relazioni con le persone, a partire da coloro che vivono situazioni di marginalità. Serve un partito che presìdi le periferie. Sarebbe utile che lo stesso impegno manifestato in questi giorni unitariamente, proseguisse per la costruzione di una forza politica di sinistra e popolare riconosciuta dalle persone più fragili».Il capogruppo del Pd in consiglio comunale a Cantù, Filippo Di Gregorio, esponente dell’ala renziana, ribadisce lo «stupore per la velocità con cui le situazioni cambiano. Questa è una vicenda incomprensibile, innescata dall’operazione suicida di Matteo Salvini, autolesionista come nemmeno Matteo Renzi con il referendum istituzionale». In ogni caso, secondo Di Gregorio «se questo nuovo governo riuscisse a rappresentare un elemento di stabilità anche psichica al Paese e rimettesse le cose a testa in su sarebbe un bene. Certo è che il campo del Pd, in cui fino all’altroieri ci si dilaniava con i coltelli tra i denti oggi è diverso, Nicola Zingaretti è stato bravo. Un maestro zen che ha gestito una situazione drammatica con pazienza incredibile».Carla Gaiani, componente della segreteria provinciale del Pd, parla di un «atto di responsabilità che ci costerà molto e che accettiamo pensando agli interessi del Paese. Non so se andrà bene. So che la strategia del contratto non funziona, il governo si fa con la politica». Dubbioso pure il consigliere regionale Dem Angelo Orsenigo: «Il mio augurio – dice – è che gli alleati dimostrino altrettanto senso di responsabilità. Questo accordo funzionerà se lavoreremo per la gente e non contro Salvini. Se lavoreremo per affrontare le questioni aperte: ambiente, lavoro, socialità, povertà».Gli alleati, appunto. O ex nemici. Molto più a loro agio, almeno in apparenza. Fabio Aleotti, consigliere comunale dei 5 Stelle a Como, parla di un «accordo non sconvolgente con il Pd, soprattutto se basato sui 10 punti chiariti da Luigi Di Maio. Non credo che diventerà un’intesa strategica da portare avanti sul territorio, ma nulla può essere precluso».Luca Ceruti, primo consigliere comunale grillino a Palazzo Cernezzi, dice invece di «vivere positivamente l’accordo. Ci sono visioni diverse ma su alcuni aspetti siamo più vicini al Pd di quanto lo fossimo con la Lega. Oggi si deve comunque dire basta alla politica del tifoso che si è affermata anche per colpa nostra. L’alleanza con la Lega era una camicia di forza, io votai contro il contratto. Avrei preferito dialogare subito con il Pd, forse è meglio così: arriviamo più preparati».Chi avrebbe preferito «andare al voto» è Ruggero Bruni, consigliere comunale 5 Stelle a Cantù. «La partita è complessa, bisogna completare il lavoro iniziato. Dobbiamo provarci, un percorso di governo non si poteva certo fermare per le pazzie di chi ha immaginato di poter fermare tutto, di chi cioè ha pensato di lavorare per il suo partito e non per il Paese».Le distanze dal Pd, ammette Bruni, «restano. E non so se governando insieme si accorceranno. Tuttavia, se si esce dalla logica dell’appartenenza tutto può accadere. Nella base c’è consapevolezza e anche malumori, ciascuno ha il suo modo di pensare. Se i punti indicati da Di Maio saranno rispettati tutto andrà bene».Ottimista, infine, pure Carmen Colomo, consigliera comunale pentastellata a Mariano Comense. «Gli eventi, molto veloci, non hanno dato tempo per valutazioni approfondite. Abbiamo fiducia in chi tratta. Le elezioni erano l’ultima cosa di cui avremmo avuto bisogno, ci sono problemi che vanno risolti ed è un bene aver individuato una controparte con cui lavorare».Colomo esclude che si stia dando vita a «un’alleanza ideologica, per quanto la mia esperienza sul campo a livello locale mi fa dire che nel Pd abbiamo incontrato persone con cui è possibile lavorare nell’interesse. Il Movimento è nato per andare oltre le contrapposizioni ideologiche, prima di discutere dei massimi sistemi dobbiamo trovare risposte per il Paese».

  • Assistenza ai migranti, bando deserto sul Lario

    Assistenza ai migranti, bando deserto sul Lario

    «La realtà è sempre più dura da digerire della propaganda». L’ex assessore ai Servizi sociali di Como, Bruno Magatti, commenta in tono duro quanto sta accadendo nel capoluogo e nella provincia lariana a proposito dell’assistenza degli stranieri. Sotto silenzio, nelle settimane scorse la Prefettura ha rinnovato molti contratti di gestione dei Centri di Assistenza (Cas) stabilendo per le cooperative e le associazioni assegnatarie un “assegno” giornaliero di 27 euro per ciascun migrante.Meno dei 35 euro di qualche anno fa, ma molto più dei 18 fissati dalle nuove regole volute dal ministro dell’Interno Matteo Salvini.La decisione della Prefettura è stata, di fatto, obbligata, dato che nessuno ha partecipato all’ultimo bando pubblico. «Salvini ha urlato più volte che era “finita la mangiatoia” – dice Magatti – ma prendersi cura delle persone, dare loro una prospettiva di vita, accoglierle e fare in modo che possano avere una speranza non è uno scherzo».Nei Cas della provincia lariana vivono oggi oltre un migliaio di migranti in attesa di una risposta sulla loro richiesta d’asilo.«Dimezzare il contributo è stata una mossa propagandistica, ma l’esito avrebbe potuto essere pesante, impedire di fatto di proseguire nella politica di accoglienza – prosegue Magatti – Non si possono però abbandonare le persone al loro destino».Il direttore della Caritas diocesana di Como, Roberto Bernasconi, conferma come nessuno abbia partecipato all’ultimo bando per la gestione dei Cas e come la Prefettura abbia quindi scelto un regime di proroga fissando a 27 euro la cifra giornaliera destinata a ciascun migrante.«Parliamo di centinaia di persone che nella nostra provincia attendono di conoscere il loro destino – dice Bernasconi – e nel frattempo hanno bisogno di assistenza, di istruzione, di essere avviate dov’è possibile a un lavoro». Con le cifre ipotizzate dal governo – tra i 18 e 20 euro al giorno per ciascun migrante, dice Bernasconi – «non sarebbe stato possibile fare nulla, saremmo stati i “carcerieri”». Per quanto, sottolinea il direttore della Caritas, anche con i 27 euro le cose non sono affatto semplici: «Facciamo più di quanto prevede il bando, anche con le nostre risorse. Se queste persone non si aiutano, se non si inseriscono davvero nel tessuto sociale, si rischia di creare disadattati». Quindi la conclusione, politica: «Credo che questo Paese non possa continuare a farsi prendere per il naso da chi ancora oggi non vuole lasciare la sua poltrona al ministero».

  • Crisi del governo gialloverde, l’analisi di Fermi, presidente del consiglio regionale lombardo

    Crisi del governo gialloverde, l’analisi di Fermi, presidente del consiglio regionale lombardo

    «Credo che Matteo Salvini si sia pentito. Se potesse tornare indietro non lo rifarebbe». Il presidente del consiglio regionale, Alessandro Fermi, già coordinatore comasco di Forza Italia, analizza la soluzione del tutto inaspettata della crisi di governo. E per farlo parte da lontano.«L’errore iniziale – dice – è stato dare vita al governo Lega-Movimento 5 Stelle. Oggi si ripete questo stesso errore perché si propone un governo che ha lo stesso modus operandi. Non vedo differenze, anche se politicamente la compagine rosso-gialla potrebbe essere più omogenea».A differenza di altri nel centrodestra, Fermi dice di «non scandalizzarsi. Non lo faccio ora così come non l’ho fatto prima. D’altronde, la maggioranza del Parlamento non vuole andare al voto, ed è quanto accaduto nel 2018 quando di fronte alla decisione del presidente Mattarella di incaricare Carlo Cottarelli si decise di varare il governo giallo-verde».Sicuramente, dice ancora Fermi, «la situazione attuale è figlia delle scelte di Salvini. È stato lui a volere la crisi, non si aspettava che si potesse formare questa nuova alleanza. Oggi si è chiaramente pentito e non lo rifarebbe».Dal suo osservatorio politico-istituzionale il presidente del consiglio regionale si dice «preoccupato. Alcune posizioni stataliste già emerse potrebbero accentuarsi, il M5S è più forte oggi al governo con il Pd che prima con la Lega. Sarà un governo trainato dai 5 Stelle. Certo, il premier Conte ne esce un po’ più forte, anche se dovrà spiegare come mai ha firmato provvedimenti da cui oggi si è dissociato».La sconfitta di Salvini, riflette ancora Fermi, è figlia anche «dell’isolamento sul piano europeo e internazionale, e anche il tweet dell’altro giorno del presidente Trump è significativo. Le relazioni internazionali contano anche quando si tratta di fare i governi in Italia».Un’ultima considerazione arriva sul futuro del centro politico in Italia, anche alla luce dell’annunciata uscita di Carlo Calenda dal Pd. «Ci sono molti tentativi di costruire qualcosa, non soltanto da parte di Calenda. Credo che al centro possa davvero nascere qualcosa di cui oggi si sente la mancanza».

  • Attività fisica, Orsenigo: “Bene l’impegno per gli over 65, ma il bilancio è avaro”

    Attività fisica, Orsenigo: “Bene l’impegno per gli over 65, ma il bilancio è avaro”

    “Con le Olimpiadi ormai in via di definizione, il bilancio di Regione Lombardia poteva essere meno avaro di fondi per tutte quelle attività fisiche che servono ad avvicinare
    la popolazione, giovane e meno giovane, alla sana pratica sportiva”, è il commento di Angelo Orsenigo, consigliere regionale del Pd. Il Gruppo dei dem aveva presentato diversi emendamenti e ordini del giorno all’assestamento di bilancio su queste tematiche,
    ma solo alcuni sono stati approvati dalla maggioranza di centrodestra.

    “Siamo riusciti a ottenere un impegno per la promozione delle attività sportive della montagna: verrà istituito un gruppo di lavoro che coinvolga il consiglio regionale e i principali attori del settore per studiare un piano integrato per gli sport della montagna, con il coinvolgimento dei vari territori, allo scopo di sfruttare l’occasione delle Olimpiadi per il rilancio del settore – racconta Orsenigo – Anche per la cultura sportiva nelle scuole abbiamo ottenuto un impegno a dar vita, in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale e le Università lombarde, a un vero e proprio circuito sportivo, rafforzando quanto resta dei Giochi della Gioventù e studiando la possibilità di tornei regionali per le diverse discipline”.

    Ma soprattutto una novità: il sostegno alla pratica sportiva per gli over 65. “La Giunta regionale garantirà risorse specifiche per prevedere una misura innovativa, destinata
    alle fasce economicamente più fragili di età over 65, che promuova lo sport in questo segmento della popolazione lombarda. È importante per il loro benessere psicofisico, il mantenimento della buona salute, la prevenzione, il miglioramento dell’incidenza delle
    malattie cronico–degenerative”, dice soddisfatto.

    Molto meno piacevole è stata, invece, la bocciatura, in Aula, di altre importanti richieste: “Abbiamo insistito per un incremento della dote sport, misura molto richiesta
    dalle famiglie lombarde, ma non c’è stato verso. Nulla nemmeno sul fronte di quelle attività che consentono di avvicinare allo sport le giovani generazioni, anche fuori dalla scuola, e soprattutto le donne, che sono quelle maggiormente ‘abbandonate’ in questi
    settori. In vista delle Olimpiadi questa regione si deve assolutamente dare da fare di più. Sport è salute, è tempo libero, è educazione”, conclude Orsenigo.

  • Crisi di governo. Locatelli: «Imbarazzante la proposta Renzi». Currò: «La Lega si sfiducia da sola»

    Crisi di governo. Locatelli: «Imbarazzante la proposta Renzi». Currò: «La Lega si sfiducia da sola»

    Ieri ricorreva il 65° anniversario della scomparsa di Alcide De Gasperi, cofondatore della Democrazia Cristiana e soprattutto il politico che rivestì il ruolo di ultimo presidente del consiglio del Regno d’Italia, diventando poi il primo capo di governo della Repubblica.Difficile pronosticare se oggi un suo successore, Giuseppe Conte, possa essere protagonista di un altrettanto storico passaggio. Da primo ministro della terza repubblica a guida giallo-verde, a capo di un nuovo contratto di governo firmato Cinquestelle e Pd.Fantapolitica forse, ma ribaltoni e controribaltoni delle ultime settimane hanno abituato a questo. Di certo, oggi, alle 15, il premier Conte comparirà dinanzi al Senato con l’ombra delle sfiducia leghista presentata. Così la questione dovrebbe, ma il condizionale è d’obbligo, giungere sul tavolo del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.«Da parte mia non posso che ribadire la massima fiducia al vice premier Matteo Salvini – dice Alessandra Locatelli, ministro della Disabilità e della Famiglia, prima di salire su un aereo – Mi auguro che per il futuro agli italiani non venga riproposto un imbarazzante Renzi. La Lega sta lavorando tanto e bene. Intendiamo sbloccare tutto quello che è fermo in questo Paese, tenendo sempre ben presente che al primo posto nelle nostre politiche ci sono i cittadini italiani e soprattutto la dignità e il rispetto dei più fragili».Ben diversa la posizione del parlamentare pentastellato comasco, Giovanni Currò.«Siamo di fronte a una crisi aperta dalla spiaggia, noi siamo orgogliosi di averla portata nelle sedi opportune con alto rispetto delle istituzioni che rappresentiamo – dice Currò – Quanto agli scenari, non sono appassionato di fantapolitica, ci rimettiamo al rispetto delle decisioni del presidente della Repubblica».«Mi limito a riportare i fatti – aggiunge – Ad oggi risulta depositata una mozione di sfiducia del presidente Conte da parte della Lega. Il presidente del Consiglio rappresenta il governo nella sua interezza e quindi anche i Ministri della Lega ancora in carica e non dimissionari. Si sfiduciano da soli? Non si fidano di loro stessi?».Di certo, però, le bordate di Salvini sembrano aver sortito un effetto, la ricompattazione del Pd, che ora sta sulla porta.«Affronteremo qualsiasi discussione nella direzione nazionale di mercoledì – spiega la parlamentare comasca, Chiara Braga – Mi pare prematuro parlare di qualsiasi governo alternativo oggi. Ci rimettiamo alla saggezza e alla capacità di Mattarella per porre fine a questo esperimento fallimentare targato Lega-Cinquestelle».C’è però chi già parla di un contratto Cinquestelle-Pd, di una “maggioranza Ursula”, come per l’elezione della presidente della Commissione europea Von der Leyen. Un contratto sui temi ambientali, cari all’onorevole Braga. «Sono questioni urgenti e non più rinviabili. Anche l’Europa si sta muovendo in questa direzione».«Non nascondiamoci, la situazione economica a livello nazionale oggi è drammatica – dice Angelo Orsenigo, consigliere regionale e uomo forte del Pd sul Lario – La scorsa settimana è stato diffuso il dato sulla produzione industriale lombarda, negativo per il secondo trimestre consecutivo. Se si ferma la locomotiva d’Italia, la Lombardia, soffre tutta la nazione. I rimpalli tra Lega e Cinquestelle su questioni fondamentali per i cittadini devono finire. Si tratta di un allarme serie ed è giusto che la questione venga affidata nelle mani del presidente Mattarella».

  • Bulgheroni rientra in Comune e chiede la verifica di maggioranza

    Bulgheroni rientra in Comune e chiede la verifica di maggioranza

    Come già anticipato, la revoca delle dimissioni è arrivata. Fabio Bulgheroni rientrerà lunedì 26 ufficialmente in Comune.In queste ore le necessarie comunicazioni sono arrivate anche in Prefettura e quindi l’annuncio improvviso dell’abbandono di pochi giorni fa è ormai stato archiviato.Ma come tradizione quando si parla del sindaco Bulgheroni, non si preannuncia un rientro sereno: all’orizzonte si profila una resa dei conti. A spiegare alcuni dubbi sull’immediato futuro è lo stesso primo cittadino. «Apprezzo l’invito arrivato da più parti a ripensarci. Anche se nessuno della maggioranza si è fatto sentire in concreto. Il rientro in Comune sarà dunque subito l’occasione per capire se ci sono persone che possono aver remato contro. Se c’è qualcuno che a voce sembrava triste ma poi in realtà la pensava diversamente. Io di certo non mi ricandiderò e non è mia intenzione tirare la volata a nessuno».