Il viceministro all’Economia Antonio Misiani torna a Como per trovare una via d’uscita dalla crisi di Campione d’Italia. Domani sera, alle 21 in Prefettura, un nuovo incontro è stato fissato con sindacati, cittadini e istituzioni. Era stato lo stesso Misiani, un paio di settimane fa, a chiedere tempo per approfondire alcune delle questioni più urgenti relative all’enclave e ad aggiornare per questo il tavolo di via Volta.Tre sono i fronti aperti e sui quali i cittadini di Campione aspettano risposte da mesi: la riapertura del Casinò, il possibile slittamento dell’applicazione della direttiva europea sullo spazio doganale e i rapporti con la Svizzera. Misiani potrebbe in realtà avere qualche novità soprattutto sull’ultimo punto.Giovedì scorso, in commissione Finanze alla Camera, i due relatori del decreto fiscale – il deputato lecchese del Pd Gian Mario Fragomeli e la pentastellata Carla Ruocco – hanno firmato un emendamento all’articolo 57 con cui si stanziano per l’anno in corso 5,5 milioni di euro a copertura dei debiti dell’enclave. La cosa divertente, se così si può dire, è che nell’emendamento il nome di Campione d’Italia non è mai citato.I 5,5 milioni sono infatti previsti in un «fondo destinato al pagamento dei debiti certi, liquidi ed esigibili alla data del 31 ottobre 2019, contratti con enti e imprese aventi sede legale in Paesi non appartenenti all’Unione europea da parte di comuni interamente confinanti con i medesimi Paesi». Sarebbe curioso sapere quanti siano, in Italia, questi «comuni interamente confinanti» con un Paese «non appartenente all’Unione Europea». Misteri della burocrazia parlamentare. E in ogni caso, l’emendamento risponde a una precisa richiesta giunta ancora pochi giorni fa dalle autorità svizzere.Poche speranze, invece, per il blocco all’ingresso nello spazio doganale europeo. Con ogni probabilità il viceministro confermerà domani quanto detto nella precedente riunione: la deroga è per ora impossibile.
Categoria: Economia
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Campione d’Italia nello spazio doganale europeo, la mutazione è iniziata. La mobilitazione dei cittadini
Il cambiamento è inarrestabile. Campione d’Italia, inteso come amministrazione e territorio comunale, si sta già preparando alla transizione nello spazio doganale europeo, previsto per il 1° gennaio 2020.E mentre tutto ciò avviene, i cittadini esasperati ieri mattina erano riuniti ancora una volta insieme nella galleria civica per protestare e chiedere aiuto. La situazione assume però, giorno dopo giorno, connotati sempre più surreali. Emblema di tutto ciò i preparativi, già iniziati in paese per insediare quelli che, tra poco più di un mese, saranno gli uffici doganali campionesi. E dove saranno collocati? «Ironia della sorte o pura beffa, i locali che sono stati scelti sono quelli che un tempo ospitavano la vecchia azienda di promozione turistica, proprio di fronte alla casa da gioco, enorme gigante ormai vuoto», racconta il presidente del Comitato Civico Roberto Canesi, che ieri mattina, davanti a un folto pubblico, ha ribadito cosa potrà accadere a Campione dal prossimo primo gennaio.«E se poi, in un futuro che tutti ci auguriamo possa non essere troppo lontano, la casa da gioco dovesse riaprire, cosa faremo di questi uffici, non proprio turistici, fuori dal casinò? Detto questo la situazione è drammatica e non riusciamo a capire perchè – visto che sul fronte della politica tutti sembrano essere in sintonia – non ci si impegni per ottenere una sospensiva», dice Canesi. In tale ottica però di recente anche il vice ministro all’Economia, in una riunione in Prefettura a Como, ha ribadito l’impossibilità di ottenere una deroga all’entrata in vigore della direttiva perchè abbondantemente scaduti i tempi tecnici per richiederla. «Ma quante direttive europee l’Italia non ha attuato? Non penso che ciò porterebbe a un’infrazione visto che si tratta, inoltre, di una direttiva di interesse esclusivamente italiano e non di altri Paesi», dice il presidente. Ma la macchina burocratica e organizzativa per arrivare preparati al cambio, sembra inarrestabile. Le prime indiscrezioni – ancora da confermare – ma che circolano già da tempo in paese e tra i vertici del comitato riguardano anche l’ubicazione vera e propria dello spazio doganale fisico, ovvero dell’area destinata a ospitare i camion e i mezzi in transito per le operazioni doganali. «Sembra, il condizionale è d’obbligo, che Dogane italiane abbiano chiesto la disponibilità, come piazzale per lo sdoganamento, di un’area all’entrata di Campione e a ridosso, non più di 50 metri, della chiesa di santa Maria dei Ghirli, vicino a un parco giochi per bimbi. Motivo ulteriore per cui i campionesi si mobiliteranno se ciò dovesse accadere», aggiunge Canesi. La speranza, anche se purtroppo non sembrerebbero esserci margini di azione, è ancora quella di un rinvio dell’entrata in essere della direttiva Europea. «Se così non fosse, ovviamente, continueremo a mobilitarci come in passato. Nostra intenzione è quanto prima anche quella di inviare un pressante appello al Presidente della Repubblica affinchè si prenda coscienza, ad ogni livello, della gravità della situazione che viviamo», dice Canesi. Uno scenario dunque, quello che si sta profilando, che andrà a toccare molti aspetti della vita quotidiana, dalle immatricolazioni delle auto (che dovranno essere fatte a Como) alle linee telefoniche, la cui continuità pare dipenda da un eventuale accordo tra una compagnia italiana e l’elvetica Swisscom, fino ad «alcuni aspetti paradossali quali ad esempio il rischio che persino in caso di decesso o di nascita di un campionese sorgano problemi e implicazioni di carattere burocratico e doganale», conclude Canesi.
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Altra beffa per Campione d’Italia, chiude l’ufficio postale svizzero: una conseguenza dell’ingresso nell’area Ue
Effetto domino a Campione d’Italia. Le conseguenze pratiche dell’imminente l’inclusione dell’enclave nello spazio doganale europeo iniziano a venire a galla, e sono nodi pesanti che giungono al pettine di una comunità da oltre un anno in ginocchio a causa del crac del Casinò e della conseguente crisi delle casse del municipio e che non vede uscita dal tunnel.Dal primo giorno del 2020 infatti secondo quanto riferisce il quotidiano ticinese “La Regione” i campionesi dovranno rinunciare a una delle comodità pratiche cui erano abituati da anni ossia all’ufficio postale svizzero ospitato negli uffici del Comune. Un punto di riferimento prezioso e quotidiano per molti cittadini non solo per spedizioni e pratiche.Sono come detto le conseguenze di un passaggio per molti aspetti epocale, la transizione di Campione allo spazio doganale europeo previsto per il 1° gennaio 2020 ossia tra poco più di un mese.
L’approfondimento sul Corriere di Como in edicola martedì 19 novembre
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Debiti per un comasco su due: la somma è pari a 400 euro. Mutuo, rata media di 897 euro
Soldi, soldi, soldi. Quasi un comasco su due, considerando solo i cittadini maggiorenni, ha un finanziamento aperto, con una rata media mensile per prestiti personali da rimborsare di ben 400 euro. E l’indice di indebitamento si posiziona infatti su un dato pari al 43%.Numeri che emergono da un’indagine pubblicata dal quotidiano economico “Il Sole 24 Ore” sull’indice del rischio finanziario. Il dato analizza il reddito annuo dichiarato dalla popolazione maggiorenne con crediti attivi e la rata media annua da rimborsare. Como è posizionata al 51esimo posto, all’incirca a metà della graduatoria, sebbene nelle singole voci che vanno a comporre i dieci indicatori utilizzati per l’indagine, il territorio lariano non se la passi molto bene. Ma partendo dall’inizio va detto che la settima tappa del lungo viaggio che confluirà poi nella trentesima edizione della Qualità della vita del quotidiano di Confindustria – evidenzia come l’indice del rischio finanziario della provincia di Como si basi su un rapporto pari a 4 (la capolista Trieste tocca quota 5,42), con un Pil pro capite di 26mila euro (a valori correnti). Questo il punto di partenza ovvero i comaschi vantano un buona solvenza dei debiti rispetto, ad esempio, agli ultimi in graduatoria, i cittadini della provincia di Crotone che hanno un rapporto pari a 2,65 e un Pil pro capite di 14mila e 500 euro.Detto questo, impressiona però vedere Como nelle retrovie in molti campi. Si parte infatti con una centesimo posto nell’ambito della rata media mensile rimborsato per finanziamenti – di varia natura – in essere che ammonta, come detto, a 400 euro.O il 94esimo posto in tema di mutui ovvero con riferimento all’ammontare della rata media mensile da pagare che è di ben 897 euro. Ancora più salata la quota a Lecco (937 euro). Prima in questa classifica parziale è Gorizia con 639 euro.Addirittura in coda alla classifica, con il 107esimo posto, per quanto riguarda i prestiti cosiddetti finalizzati, ad esempio per l’acquisto dell’auto, con una rata media mensile da rimborsare di 218 euro. Il reddito medio complessivo pro capite dichiarato sul Lario è di 16.056 euro. Il dato è riferito al 2017.Inoltre le famiglie spendono in media per l’acquisto di beni durevoli 235 euro, un dato che piazza Como al 25esimo posto su scala nazionale.Infine, per quanto riguarda i depositi bancari, il Lario è al 29esimo posto. Ogni comasco, come emerge dalla classifica, può contare su una somma media depositata in banca di oltre 25mila euro.
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Campione d’Italia, il viceministro Misiani a Como il 2 dicembre
Le notizie in arrivo da Campione d’Italia continuano purtroppo a essere negative. L’ultima, in ordine di tempo, quella comunicata venerdì dal viceministro all’Economia Antonio Misiani, ovvero l’annuncio che dal prossimo primo gennaio l’enclave entrerà nello spazio doganale dell’Unione Europea perché «la deroga all’ingresso non è praticabile. La procedura necessitava di almeno sei mesi di tempo», ha detto il vice ministro. L’aspetto positivo, sottolineato dai presenti, è però che in meno di un mese, a Campione d’Italia si siano presentati due viceministri, prima quello dell’Interno e venerdì quello, appunto dell’Economia. E, ulteriore segnale, è il fatto che Misiani «ha già convocato un’altra riunione in Prefettura a Como per il prossimo 2 dicembre. La portata dei problemi della comunità campionese è enorme e il viceministro ha dato la massima disponibilità, dopo essersi ulteriormente informato, a ritornare per discuterne», ha detto il consigliere regionale del Pd, Angelo Orsenigo. Certo, in molti sono rimasti sorpresi del fatto che «il viceministro non ne sapesse nulla», benchè la famosa relazione sul futuro del Casinò realizzata dal commissario Bruschi fosse stata depositata – sotto il Governo precedente – al ministero dell’Interno. «Non conosceva il lavoro svolto e neanche che fosse stato fatto – spiega Nunzio Praticò della Cisl – Il cambio di governo è stato un ulteriore ostacolo e se avessero fatto richiesta per tempo, ovviamente sapendolo, forse si poteva ottenere la proroga all’ingresso nello spazio doganale Ue».Al tavolo in Prefettura anche il segretario della Cgil, Giacomo Licata che evidenzia due aspetti positivi. «Innanzitutto per la prima volta un esponente del Governo ha detto, come sostenuto da tutti noi, che bisogna riaprire il casinò. Solo così si può pensare di far ripartire la comunità. E inoltre il viceministro è venuto direttamente per capire la reale portata della crisi e ci rivedremo a breve». In questo lasso di tempo ovviamente non ci sarà modo di compiere interventi risolutori ma già nei prossimi giorni il viceministro incontrerà il sottosegretario di Stato Svizzero all’Economia per organizzare un tavolo di confronto. «L’urgenza è certamente ora quella di capire anche come l’entrata nello spazio doganale influira sui campionesi. Ma a monte rimane, come abbiamo ribadito, la necessità di riaprire il casinò e di accelerare i tempi, per quanto possibile ovviamente», dice il segretario generale della Uil, Salvatore Monteduro.
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Aumentano gli occupati, ma sono part-time: lo studio della Uil sui primi 9 mesi dell’anno
Più occupati ma part-time o a tempo determinato. Ovvero, più lavoro ma precarietà in crescita. I dati comaschi sugli avviamenti e le cessazioni degli impieghi nei primi 9 mesi del 2019, elaborati dall’ufficio studi della Uil del Lario, fotografano una situazione che ormai si riproduce identica un po’ dappertutto in Italia. Una «situazione in chiaroscuro», dice Salvatore Monteduro, segretario generale del sindacato di via Torriani. Il saldo tra avviamenti e cessazioni è infatti positivo: a Como, nei primi 9 mesi del 2019, gli avviamenti sono stati 52.904 e le cessazioni 47.150. In termini assoluti significa +5.754 posti di lavoro, pari al 10,9%. Numeri anche migliori rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando tra gennaio e settembre gli avviamenti erano stati 53.444; e le cessazioni 48.774, con un saldo di +4.670 (+8,7%).Il problema, spiega però Monteduro, sta nel fatto che «il contributo maggiore al saldo positivo arriva dall’aumento degli avviamenti dei contratti part-time: 16.513, contro i 16.409 dello stesso periodo del 2018».Gli avviamenti a tempo pieno «nei primi 9 mesi del 2019 sono invece diminuiti rispetto allo stesso periodo del 2018: 36.391 contro 37.035» (con un saldo di -644).L’elemento «che desta maggiore preoccupazione – dice ancora il segretario della Uil – è però il saldo negativo tra avviamenti e cessazioni nei rapporti di lavoro a tempo indeterminato: nei primi 9 mesi del 2019 si è registrato un calo a Como di 863 unità, il 6,5% del totale. Di contro, il saldo tra avviamenti e cessazioni dei contratti a tempo determinato, sempre tra gennaio e settembre di quest’anno, è stato di +5.516 unità, per una percentuale di +20,3%».Ancora una volta, commenta Monteduro, «emerge un dato che noi giudichiamo preoccupante: la crescita occupazionale che si registra nei nostri territori (la situazione di Como è del tutto simile a quella della provincia di Lecco, ndr) è essenzialmente part-time e a tempo determinato. E per ciò stessa precaria». Una precarietà che, a giudizio del segretario della Uil, «condiziona pesantemente la vita dei singoli, in quanto limita la possibilità di avere accesso al credito e la possibilità di costruirsi una pensione dignitosa»..
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Confindustria Como, Lecco e Sondrio: oggi a Lariofiere l’assemblea generale “Io ci sarò”
“Io ci sarò – Prendiamoci cura del nostro futuro. Insieme”. Le associazioni Confindustria di Como, Lecco e Sondrio hanno voluto intitolare così l’assemblea generale, in programma questa mattina a Erba, al centro espositivo Lariofiere.Come annunciato in una intervista al nostro giornale poche settimane fa, nella giornata di oggi Aram Manoukian, nella foto, presidente di Confindustria Como, disegnerà il percorso che dovrebbe portare alla nascita di un’unica associazione per le tre province pedemontane.«In questa prima fase sarà una collaborazione – ha dichiarato – Non tanto per una questione di natura economica, ma per accrescere subito le conoscenze reciproche e lavorare verso obiettivi unici sui temi che riguardano la responsabilità delle imprese e la loro continuità».Il via alle 11, con le interviste ad Aram Manoukian stesso e al numero uno di Lecco e Sondrio, Lorenzo Riva. Dopo la testimonianza del direttore d’orchestra Daniele Agiman, la parola passerà agli imprenditori Gianfelice Rocca e Francesco Casoli e allo psichiatra e sociologo Paolo Crepet. Modererà il giornalista Andrea Cabrini, direttore di Class Cnbc. La chiusura alle 12.45 con gli interventi finali.
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Coldiretti, domani l’agrimercato a Porlezza
Zucche, formaggi d’alpeggio e tante altre specialità “a km zero” frutto della bella stagione appena conclusa. L’appuntamento è domani con l’AgriMercato di Porlezza che “recupera” la data della scorsa settimana, saltata per il maltempo. “Quella dei “farmer’s market” made in Lario è una realtà in crescita costante sul territorio, apprezzata anche dai numerosi cittadini svizzeri che non mancano all’appuntamento di Porlezza” rimarcano Fortunato Trezzi, presidente Coldiretti Como Lecco e Francesca Biffi, presidente dell’Associazione AgriMercato di Campagna Amica. Porlezza, infatti, dista meno di mezz’ora di macchina da Lugano: circondato dalle prealpi, è meta ideale per un’escursione che può comprendere anche un tragitto in val d’Intelvi o il lago di Como (a Menaggio si trova il bivio che porta, appunto, verso l’alto Ceresio e la Valsolda). Domani sarà possibile acquistare direttamente dai contadini frutta e verdura fresca di stagione, yogurt, formaggi di alpeggio, miele e prodotti da apicoltura, vino, salumi, tagli di carne, piante e fiori, marmellate e prodotti trasformati.
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Cinghiali, nel 2019 in provincia di Como abbattuti 1503 esemplari
Nel 2019 in Lombardia sono stati
abbattuti 4.252 cinghiali grazie alle azioni programmate dalla Regione. Ben 1503
in provincia di Como che, con tali cifre, è il territorio dove si è intervenuti
in maniera più decisa. Si tratta di numeri molto elevati se si pensa che in tutto
il 2018 in Lombardia il numero degli abbattimenti complessivo è stato pari a 2mila.
Sono dati resi noti dall’assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi
verdi della Regione Lombardia Fabio Rolfi,intervenuto questa mattina a
Roma durante la manifestazione organizzata da Coldiretti in piazza Montecitorio
a Roma sul tema della fauna selvatica. In
proci di Como gli abbattimenti sono stai così suddivisi: 140 tramite i piani di
controllo, 1355 tramite la caccia di selezione e 8 attraverso la caccia
collettiva. Numeri impressionanti che evidenziano un problema molto serio che
già da tempo si sta cercando di arginare. In prima linea ovviamente la Coldiretti.
Il tema è molto sentito sia per i danni al mondo agricolo che per le
conseguenze sui cittadini. Nel 2018 infatti i cinghiali e la fauna selvatica sono
stati la causa di ben 67 incidenti stradali nel comasco e 13 nel lecchese. E
gli indennizzi concessi d Regione Lombardia per danni causati da questi animali
selvatici ammonta, nel comasco, a quasi 74mila euro.,
dice Fabio Rolfi, che si è detto contrario all’istituzione della figura degli
ausiliari per il controllo faunistico. -
Dipendente punita per il secondo figlio: sono comasche la vittima e l’azienda
Ricordate la storia di Chiara (nome di fantasia per tutelarne l’identità)? L’aveva ben raccontata, un mese fa, Giampiero Rossi sul “Corriere della Sera”, l’articolo si trova ancora nell’edizione online del Corriere.it. È la triste vicenda di una mamma alla quale un consulente del suo datore di lavoro, arrivò a dire: «Ti conviene accettare l’offerta. Se rientri al lavoro ti faranno morire». La proposta era una buonuscita.La colpa di Chiara? Essere diventata mamma, per la seconda volta. Ebbene, Chiara è comasca. L’azienda di piccole dimensioni, a gestione familiare, in cui la mamma lavora da una quindicina di anni, è in provincia di Como.Il retroscena della storia è stato svelato oggi nel corso di una conferenza stampa (nella foto) nella sede della Camera del Lavoro di Como.Il caso di Chiara viene infatti seguito dall’ufficio vertenze della Cgil.
L’approfondimento sul Corriere di Como in edicola giovedì 7 novembre