Categoria: Cronaca

  • Due 15enni dispersi nella Spina Verde: ritrovati, uno è ferito

    Due 15enni dispersi nella Spina Verde: ritrovati, uno è ferito

    Allarme nella serata di oggi per due ragazzi minorenni dispersi nei boschi della Spina Verde, tra il Monte Croce e il Baradello. Gli uomini dei vigili del fuoco, del Soccorso alpino, del 118 e della Questura di Como si sono messi in moto dopo che i due giovani, entrambi quindicenni, hanno chiesto aiuto utilizzando un telefono cellulare, indicando anche la loro posizione. I ragazzini erano usciti per fare una passeggiata nei pressi del Baradello, nel parco regionale della Spina Verde che sovrasta la città. L’allarme alle 18.30. I soccorritori hanno impegnato un’ora per raggiungere il primo dei due escursionisti, per poi individuare anche il secondo. Da quanto è stato possibile ricostruire, uno dei due 15enni sarebbe caduto infortunandosi in modo serio ad una gamba. All’arrivo dei soccorritori manifestava anche un principio di ipotermia. I soccorritori hanno allestito una teleferica per recuperare i due ragazzi.

  • Cronaca

    Cronaca

    Sono stati cinque giorni e cinque notti tra il fango e la devastazione delle Dolomiti bellunesi, due comaschi, la presidente Michela Veronesi e il vicepresidente Nicola Lazzarini di Vab Lombardia (vigilanza antincendio boschivo), che ha la sua sede proprio in città.Hanno coordinato quattro squadre di Vab Italia, chiamati dal Dipartimento di Protezione Civile.

    Il gruppo ha alloggiato a Taibon Agordino, in provincia di Belluno, intervenendo in diversi centri, da Valle Agordina a Selva di Cadore e Colle Santa Lucia, ovvero tra le zone più colpite dal disastro ambientale della scorsa settimana.

    «Avevamo cinque mezzi a disposizione – spiega Michela Veronesi – Abbiamo liberato la strada provinciale da centinaia di piante e siamo intervenuti per consentire l’accesso ai ripetitori. La situazione era drammatica. Alcune case erano isolate. Mancavano acqua e corrente, i telefoni non funzionavano. Tubature e fili sono stati spazzati via della pioggia, dai torrenti, dalle frane e dal vento. Abbiamo liberato una chiesa da un metro e mezzo di fango».La missione si è conclusa positivamente, ma l’allerta prosegue. «Servono anche volontari» spiega la presidente. Per chi volesse maggiori informazioni può accedere al sito vablombardia.org.

  • È residente a “Napli”: arrestato iraniano con passaporto falso

    È residente a “Napli”: arrestato iraniano con passaporto falso

    Il passaporto era anche ben fatto, apparentemente rilasciato dalla Questura di Napoli ad un cittadino italiano. Una cosa però ha finito con il tradire un iraniano di Teheran, 32 anni senza fissa dimora in Italia: la scritta della città di residenza non era Napoli ma “Napli”. Un errore di battuta, un “refuso” insomma, che ha portato all’intervento della polizia cantonale e della polizia di frontiera che ha poi sequestrato il documento. L’uomo si trovava a bordo di un pullman partito da Milano e diretto in Svizzera. L’intervento al valico di Brogeda nella giornata di giovedì. L’uomo – che aveva anche una carta di identità italiana, pure questa sequestrata – ieri mattina è comparso in tribunale per essere processato con rito “direttissimo”. Alla fine ha rimediato un anno con la pena sospesa. Il passaporto – che era un originale poi modificato – era tra l’altro stato segnalato alle forze dell’ordine come rubato.

  • “Educavano” il figlio a colpi di cinghia, condannati in Tribunale a Como

    “Educavano” il figlio a colpi di cinghia, condannati in Tribunale a Como

    Storie di ordinaria brutalità. Che colpiscono, però, e duramente, anche chi le racconta. Perché “educare” un figlio abusando del proprio potere di genitori è qualcosa che non può facilmente essere tollerato.

    Una coppia è stata riconosciuta colpevole dal Tribunale di Como di maltrattamenti ai danni del proprio figlio. La sentenza di primo grado è stata severa, anche se più mite rispetto alle richieste della pubblica accusa. Il padre, un cittadino italiano, è stato condannato a due anni e otto mesi di carcere. La madre, originaria dell’Ucraina, a due anni e due mesi. Il pm in aula, al termine della sua requisitoria, aveva chiesto quattro anni per entrambi,

    Il giudice ha anche disposto, a titolo di risarcimento, una provvisionale di 4.500 euro da versare nelle casse del Comune lariano al quale il bambino è stato affidato, in carico ai servizi sociali.

    Secondo quanto raccontato dal piccolo e, in parte, da una vicina di casa, il bambino avrebbe subito punizioni e vessazioni.

    In particolare, i genitori lo avrebbero colpito con calci, pugni, cinghiate sulle natiche e colpi alla nuca. In due distinti episodi, il piccolo sarebbe stato costretto persino a mettersi in ginocchio sul grano, come forma estrema (e irrazionale) di punizione.

    Non solo: sarebbe stato addirittura chiuso all’interno di una valigia, oltre che apostrofato con insulti e parole offensive.

    Il giudice ha disposto, come detto, una pena di due anni e due mesi per la madre e di due anni e otto mesi per il padre. «Paragonando la richiesta dell’accusa e la sentenza – ha detto ai microfoni di Etv l’avvocatoDavide Arcellaschi, difensore della coppia – si capisce come la vicenda sia stata ridimensionata dal giudice. Molto probabilmente ricorreremo in appello».

  • Carimate, incendio in un’azienda agricola

    Carimate, incendio in un’azienda agricola

    Un centinaio di rotoballe di fieno in fiamme e cinque squadre dei vigili del fuoco in azione dal primo pomeriggio.

    Questo il primo bilancio dell’incendio in un’azienda agricola a Carimate, in via Villa Calvi.

    Nel fienile, nel quale erano immagazzinate le rotoballe, per cause ancora da chiarire è scoppiato un incendio. Per spegnere le fiamme, che si sono propagate molto rapidamente, sono intervenute cinque squadre dei comandi dei vigili del fuoco di Como e Milano. Fortunatamente, non si sono registrati feriti né intossicati.

  • Buco del Piombo, sito inaccessibile

    Buco del Piombo, sito inaccessibile

    Il Buco del Piombo di Erba è un luogo magnetico. Ma inaccessibile. È un’imponente caverna giurassica che si snoda nella roccia calcarea del complesso carsico dell’Alpe Turati. L’ingresso, paragonabile per dimensioni al Duomo di Milano, misura circa 45 metri di altezza per 38 di larghezza. Un tempo meta di numerosi visitatori, è chiuso dal 2011.«Una storia che meriterebbe un romanzo», dice il sindaco della città briantea Veronica Airoldi. Il Comune di Erba è proprietario del mappale su cui insiste l’area di accesso, mentre a due privati, le famiglie Sossnovsky e Masciadri, appartiene il sito, che costituisce uno tra i fenomeni carsici più importanti presenti in Lombardia.A suo tempo la chiusura era stata stabilita da un’ordinanza, tuttora in vigore, dell’allora sindaco di Erba, Marcella Tili, dopo i crolli verificatisi all’interno della grotta. «Si era staccato un blocco di roccia grande quanto un’auto, a causa dell’erosione provocata dall’umidità», dice la presidente del Museo Buco del Piombo, Camilla Sossnovsky, proprietaria di parte della grotta. Ci sono state riunioni tra proprietari e Comune nel corso del tempo per cercare di chiarire la questione e riaprire il sito. Ma Airoldi vede la questione «irrisolvibile per la particolare conformazione della montagna», poiché «la perizia di un geologo che attesta la criticità dell’area di accesso, richiesta dalla precedente amministrazione locale, ha indotto il Comune a non revocare il divieto».«Il nostro sito Internet segnala il Buco del Piombo inaccessibile – dice Camilla Sossnovsky – ma pare che altri siti non diano l’informazione e così spesso ci troviamo costretti ad allontanare gitanti in cerca di frescura che si avventurano nella zona. a loro rischio e pericolo». «È un peccato – conclude Veronica Airoldi – perché è un luogo affascinante, ma non possiamo mettere in pericolo le persone».

  • Crediti truffa, tra le “vittime” un’azienda comasca

    Crediti truffa, tra le “vittime” un’azienda comasca

    C’è anche un’azienda comasca tra le oltre 200 truffate da una consulente milanese finita ieri agli arresti domiciliari su ordine della Procura di Milano al termine di una lunga indagine condotta dai militari delle fiamme gialle del capoluogo lombardo. Insieme con il coniuge e altri professionisti, la consulente aveva escogitato un sistema originale per frodare l’Agenzia delle Entrate, basato su un apparente – ma di fatto inesistente – possesso di crediti d’imposta.

    Il meccanismo fraudolento era ingegnoso. La consulente arrestata dai finanzieri si accollava direttamente, oppure attraverso due società a lei riconducibili, i debiti d’imposta delle imprese procedendo poi a compensarli attraverso moduli F24 con crediti inesistenti. Le fiamme gialle hanno scoperto come i crediti utilizzati nelle indebite compensazioni fossero del tutto inesistenti. In taluni casi, addirittura, questi stessi crediti erano riferiti ad anni d’imposta antecedenti la costituzione stessa delle società che ne avrebbero dovuto vantare la formale titolarità. L’ammontare totale della truffa è stato calcolato a circa 40 milioni di euro. Buona parte di questi soldi erano già finiti in un conto alle Isole Cayman dove la consulente era in procinto di dirigersi assieme al marito se non fosse stata fermata dalla finanza. I militari hanno sequestrato beni immobili, auto, barche, conti correnti e quote societarie per un importo complessivo pari ad oltre 4,5 milioni di euro.