L’annuncio è arrivato dal presidente della Como Nuoto Mario Bulgheroni (nella foto). La società di viale Geno sottoscriverà un gemellaggio con l’Arese Nuoto Ssd. La firma è prevista per domani alle 19 nella sede sulle rive del Lario.Intanto la formazione femminile di pallanuoto del club cittadino ha esordito nel campionato di serie A: nella “prima” le ragazze di coach Stefano “Tete” Pozzi sono state battute a Trieste per 16-13.
Categoria: Notizie locali
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Como più concreto che bello: vittoria contro il Pordenone
Non senza qualche sofferenza il Como ha avuto la meglio contro il Pordenone allo stadio Sinigaglia: 1-0 il finale di una partita in cui la squadra mister Giacomo Gattuso è stata mano brillante che in altre occasioni, anche per merito di un avversario mai domo.
Il fanalino di coda Pordenone con grinta ha provato fino all’ultimo a conquistare almeno un pareggio. Gli azzurri – sotto gli occhi degli esponenti della proprietà indonesiana – hanno risposto con concretezza, senza troppi fronzoli e alla fine sono usciti dal campo con i tre punti. Per il Como è il quinto risultato utile consecutivo (due pareggi e tre successi).
Decisiva la rete di Antonino La Gumina al 7′ del primo tempo (nella foto di Roberto Colombo l’esultanza dopo il gol). L’attaccante azzurro ha sfruttato al meglio, con un colpo di testa, una pesante indecisione del portiere ospite, Samuele Perisan, decisamente in serata no.
Il Como lunedì prossimo è atteso dalla trasferta con la Ternana, squadra che ha gli stessi punti dei lariani. La classifica della B è molto compatta e vi sono ben dieci squadre nel giro di due punti. La squadra di Gattuso è a 13 punti, alla pari, oltre che con i rossoverdi umbri, con Spal, Parma e Cittadella.
I risultati del decimo turno:Cosenza-Ternana 3-1, Lanerossi Vicenza-Monza 1-1, Alessandria-Frosinone 1-1, Ascoli-Spal 0-1, Brescia-Lecce 1-1, Cittadella-Parma 1-2, Como-Pordenone 1-0, Cremonese-Pisa 1-1, Crotone-Benevento 0-2, Perugia-Reggina 0-2
La classifica:Pisa 21 punti, Benevento e Reggina 19, Brescia 18, Lecce e Cremonese 17, Frosinone 15, Perugia, Ascoli, Monza e Cosenza 14, Como, Spal, Ternana, Cittadella e Parma 13, Alessandria 8, Crotone 7, Lanerossi Vicenza 4, Pordenone 2
Prossimo turno, lunedì 1° novembre:Benevento-Brescia (ore 12.30), Frosinone-Crotone, Lecce-Cosenza, Monza-Alessandria, Reggina-Cittadella, Spal-Perugia, Ternana-Como (ore 15), Parma-Vicenza, Pisa-Ascoli, Pordenone-Cremonese (ore 18)
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Covid, in Lombardia 570 nuovi positivi
A fronte di 129.733 tamponi effettuati, sono 570 i positivi registrati oggi in Lombardia con un tasso dello 0,4%. Diminuiscono i ricoverati nelle terapie intensive (-3) e nei reparti (-12) dove ci sono, rispettivamente, 45 e 300 pazienti. Sono stati 3 i decessi per un totale di 34.148 vittime dall’inizio della pandemia.In Canton Ticino, secondo il bollettino delle ultime 72 ore, sono 25 i nuovi casi di positività con 8 pazienti ricoverati nei reparti Covid ordinari e 2 sottoposti a cure intensive.
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Aprirà a Como l’anno mondiale scalabriniano
Il 9 novembre 1997, a Roma, in un rito solenne presieduto da San Giovanni Paolo II, Giovanni Battista Scalabrini, nato a Fino Mornasco nel 1839, sacerdote della diocesi di Como, Vescovo di Piacenza e “apostolo degli emigranti”, veniva proclamato beato. Su iniziativa degli Scalabriniani e della parrocchia di San Bartolomeo in Como – dove Scalabrini fu priore per cinque anni dopo essere stato rettore del Seminario vescovile –, in collaborazione con l’Ufficio diocesano per la Pastorale dei Migranti e il Settimanale della diocesi di Como, sono proposte alcune iniziative che, di fatto, aprono, a livello mondiale, l’Anno Scalabriniano 2021-2022, voluto per ricordare i 25 anni della beatificazione.
Il primo appuntamento è in programma venerdì 5 novembre. Alle 20.30, all’Auditorium Carducci di viale Cavallotti in Como, si svolgerà un dibattito dal titolo “L’attualità del pensiero del beato Scalabrini sull’Emigrazione”. Dialogheranno sul tema padre Mario Toffari – scalabriniano, vicepostulatore della causa di canonizzazione per Europa e Africa –, il deputato Emanuele Fiano, la consigliera provinciale Maria Grazia Sassi e il giornalista di “Avvenire” Nello Scavo. Ingresso libero, con Green Pass.
Tre i momenti celebrativi: sabato 6 novembre alle 18.00, in San Bartolomeo, la Santa Messa animata dai padri scalabriniani; domenica 7 novembre, alle 10.00, in San Bartolomeo, la Santa Messa solenne – anticipata di mezz’ora rispetto all’orario consueto – concelebrata dal Vicario generale della Congregazione dei Missionari scalabriniani padre Gianni Borin (trasmessa in diretta su EspansioneTv – canale 19 del digitale terrestre – e sui suoi canali web e social e sul canale YouTube del Settimanale della diocesi di Como); sempre il 7 novembre, gli Scalabriniani animeranno le Sante Messe in San Bartolomeo alle ore 8.30 e alle 12, mentre alle 18, in Cattedrale, è previsto il canto del Vespro solenne a cui sono invitati a partecipare fedeli e famiglie religiose maschili e femminili presenti in città e in diocesi.
«Ci troviamo al centro di un evento che riguarderà il mondo intero – riflette il priore di San Bartolomeo in Como don Gianluigi Bollini – e che vede nello Scalabrini l’ispiratore e punto di riferimento. Questo fermento è un dono che ci coinvolge in prima persona, visto che questa è stata la comunità dove il beato è stato parroco, e che diventa per noi una responsabilità: custodire e testimoniare, anche nella città e nella diocesi di Como, ciò che Scalabrini ha vissuto e realizzato». Il tema scelto per l’anno Scalabriniano è: “Fare patria dell’uomo il mondo”. «La nostra Comunità si caratterizza, oggi, per la sua multietnicità e multiculturalità – prosegue don Bollini – con il mondo che è diventato casa nostra. Attraverso la disponibilità all’accoglienza, la conoscenza reciproca e il camminare insieme, anche qui, tra noi, possiamo realizzare il grande sogno di Scalabrini».«Il nostro fondatore – è la riflessione dei padri scalabriniani – è stato e continua a essere un modello per il mondo, soprattutto in questo tempo, in un momento storico in cui si innalzano incomprensibili muri. La sua attenzione ai migranti è una chiave di interpretazione della contemporaneità che ha le sue basi nel messaggio di Cristo».
Il beato Giovanni Battista Scalabrini, divenuto Vescovo di Piacenza all’età di 36 anni, maturò la sua sensibilità nei confronti degli emigranti dopo aver visto, alla stazione di Milano, migliaia di persone accalcate, in partenza, diretti in luoghi lontani dove speravano in un futuro migliore. Di fronte a quelle scene di miseria si sentiva umiliato come sacerdote e come italiano e aveva un’unica domanda: «come venir loro in aiuto»? Un aiuto materiale e spirituale. «Scalabrini – ci ricorda il vice-postulatore padre Mario Toffari – intervenne perché la società e la politica si occupassero dei migranti. Egli ebbe una visione provvidenziale dell’emigrazione. Se l’emigrazione è ben diretta e assistita, può diventare, come affermava il nostro fondatore, strumento di quella Provvidenza che presiede agli umani destini e li guida. L’emigrazione – aggiunge padre Toffari –, è un tema per tutta la Chiesa. Scalabrini considerava il lavoro tra i migranti vero lavoro missionario. Mentre salutava con entusiasmo la fondazione dell’Istituto De Propaganda Fide (per l’evangelizzazione dei popoli), auspicò un intervento della Santa Sede per la creazione di una commissione centrale per le migrazioni, che si occupasse anche della cura spirituale dei battezzati che migravano in Paesi dove non fosse presente lo stesso tessuto di parrocchie, comunità e diocesi lasciate in patria. Da parte sua, proprio per assistere spiritualmente gli italiani emigrati all’estero, fondò la Congregazione dei Missionari di San Carlo e delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo. Due realtà ancora oggi presenti in una trentina di nazioni, in tutti i continenti, con circa 300 case (fra religiosi e religiose)». Siamo vicini alla soglia dei 25 anni dalla beatificazione dello Scalabrini. Come disse san Giovanni Paolo II nell’omelia pronunciata durante il rito, Scalabrini si prodigò nell’annuncio instancabile del Vangelo: in parrocchia con il catechismo, nella diocesi di cui fu Pastore, fra coloro che erano costretti a emigrare perché, a causa della povertà e delle difficoltà, non perdessero la fede… Perché è importante farne memoria? «È importante ricordare Scalabrini – conclude padre Toffari – perché ha saputo rispondere alle “fratture dell’umanità” di allora. Guardando a lui, dobbiamo saper rispondere alle fratture dell’umanità di oggi, come le chiama Papa Francesco. La Chiesa e la società hanno bisogno di modelli credibili, persone che hanno saputo intervenire per trasformare la realtà del loro tempo. In un contesto in cui le migrazioni rimangono uno dei grandi temi sociali, la vita e l’esempio di Scalabrini possono essere fonte di ispirazione per la società e aiuto e conforto per i migranti».
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Artigiani, sul Lario c’è voglia di ripartenza
Artigianato, sul Lario c’è voglia di ripartenza. Lo ribadirà con forza la quarantottesima edizione della mostra territoriale a Lariofiere che parte oggi. E lo ribadisce il presidente della Camera di Commercio di Como-Lecco, Marco Galimberti, commentando i dati diffusi in occasione dell’evento brianzolo. È un settore essenziale per il tessuto economico lariano, in cui opera oltre un terzo del totale delle nostre imprese. Lecco e Como sono rispettivamente al 2° e al 4° posto nazionale per quota di aziende artigiane sul totale, in compagnia di Reggio Emilia e Verbania (prima e terza in Italia). Il settore occupa quasi un quarto del totale degli addetti: «Oltre 54.000 lavoratori che operano quotidianamente con passione, competenza, creatività e con un saper fare che è parte integrante del nostro “genius loci”», dice Galimberti.Costruzioni, servizi, meccanica sono i sotto settori più rappresentati, «ma – dice il presidente – l’insieme delle specializzazioni delle imprese artigiane lariane è molto ampio e include i “fiori all’occhiello” del nostro sistema produttivo, dal legno-arredo al tessile, al turismo.In mezzo a molti dati negativi del comparto, che l’analisi non manca di evidenziare, ci sono segni di speranza. «Si è invertito il saldo della nati-mortalità di imprese artigiane in atto negli ultimi anni: nella prima metà del 2021 il saldo è tornato positivo per 57 unità (+0,2%) segno che la pandemia non ha spento lo spirito imprenditoriale nel Dna lariano – dice Galimberti – Con questi numeri, e soprattutto con l’orgoglio della propria storia fatta di tradizione e innovazione, flessibilità e attenzione al cliente, l’artigianato lariano si mette in mostra nella cornice di Lariofiere, consapevole di avere ancora molto da raccontare e da realizzare».L’analisiLe imprese artigiane dell’area lariana, a fine giugno 2021, sono 23.817 e rappresentano il 36,1% del totale. Como ha 15.315 realtà imprenditoriali, 35,7% del totale, come detto quarta nella classifica nazionale.Per quanto riguarda l’area lariana, a fine marzo 2021, gli addetti delle imprese artigiane sono oltre 54mila su un totale di circa 240mila: il peso del settore risulta pertanto pari al 22,6%. A Como occupano poco più di 34mila persone (il 22,3% degli addetti complessivi). Como è la 3a provincia in Lombardia e la 33a in Italia per peso percentuale degli artigiani. Che sul Lario operano per il 39% nelle “costruzioni” (circa 9.300 unità); il 14,3% negli “altri servizi” (quasi 3.400 aziende); il 10,6% nel “metalmeccanico” (oltre 2.500) e il 9,6% nei “servizi alla persona” (quasi 2.300).E veniamo alle dolenti note. Negli ultimi 5 anni e mezzo l’area lariana secondo i dati riferiti dalla Camera di Commercio di Como e Lecco ha visto diminuire di circa 1.100 unità il numero delle proprie aziende artigiane, e il peso rispetto al totale è sceso dal 37,4% al 36,1%. Como ha registrato un calo di 614 unità attive (-3,9%) e la quota è passata dal 37,3% al 35,7%.Tra inizio 2016 e fine marzo 2021 l’area lariana ha visto calare gli addetti delle imprese artigiane di oltre 5.000 unità (-8,6%; la quota è scesa dal 25,4% al 22,6%. Per Como i lavoratori sono diminuiti di oltre 3.300 unità (-8,9%) e la quota è passata dal 25,3% al 22,3%. Rispetto a fine 2020 l’area lariana ha visto calare gli addetti delle aziende artigiane di oltre 600 unità (-1,1%; la quota passa dal 22,4% al 22,6%). A Como i lavoratori sono diminuiti di 427 unità (-1,2%; la quota passa dal 22% al 22,3%).Ma c’è, come ha riferito il presidente Galimberti, uno spiraglio di speranza: rispetto a fine 2020 il numero delle aziende artigiane dell’area lariana è cresciuto di 57 unità (+0,2%; la quota è scesa dal 36,3% al 36,1%). A Como l’aumento è stato di 51 unità attualmente attive (+0,3%), ma la quota è diminuita leggermente, dal 36% al 35,7%. A Como registrano un lieve incremento le imprese del “commercio” (+8: +0,9%) e rispetto alla fine dello scorso anno, nel manifatturiero lariano, solo “costruzioni” e “alimentari e bevande” registrano crescite del numero delle aziende artigiane (rispettivamente +90 e +10 unità: +1% e +2,8%).
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Asnago e Vender a Cantù
Si è conclusa ieri al Novocomum di Giuseppe Terragni, sede dell’Ordine degli Architetti, la mostra che ha celebrato due maestri dell’architettura milanese e comasca come Mario Asnago e Claudio Vender, tra progetti, disegni, contributi inediti, arredi e dipinti. Ora la mostra si trasferisce in parte a Cantù. Infatti i curatori Stefano Larotonda e Niccolò Nessi hanno aperto una collaborazione con il Festival del Legno di Cantù che ospiterà a Villa Calvi in via Roma 8 un’installazione video con le interviste a studiosi dell’opera di Mario Asnago e Claudio Vender già presenti in mostra a Como.Visite sabato 13 e domenica 14 novembre (e anche il 20 e il 21) dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19 e dal 16 al 19 novembre dalle 15 alle 19.
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Atto vandalico alla sede della Lega provinciale
Atto vandalico alla sede della Lega Provinciale, che da un anno, dal 1° novembre del 2020, si trova in città in via Dottesio. La vetrata esterna (nella foto) è stata danneggiata. Sul posto la polizia scientifica per una valutazione su quanto avvenuto e per capire che cosa sia stato utilizzato. «Un altro attacco vigliacco e anonimo da chi utilizza l’aggressione e la violenza contro la democrazia e lo scambio civile e pacifico di idee – ha detto Fabrizio Cecchetti, coordinatore della Lega Lombarda – Tra qualche mese si voterà per il Comune di Como, auspichiamo che non sia questo il clima politico che vivremo in campagna elettorale».
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Don Roberto Malgesini, ipotesi beatificazione. La Diocesi ha chiesto i suoi abiti e oggetti
Un santo. L’espressione è risuonata decine di volte durante le udienze del processo per l’omicidio di don Roberto Malgesini, che si è concluso giovedì con la sentenza della Corte d’Assise di Como e la condanna all’ergastolo di Ridha Mahmoudi, tunisino di 54 anni accusato di omicidio volontario premeditato.Un santo. Lo hanno ripetuto, chiamati a testimoniare, i volontari che lavoravano con don Roberto, dagli operatori della Caritas alla religiosa che gestisce la mensa dei poveri a chi distribuiva con lui le colazioni.Lo hanno sottolineato gli immigrati e le persone in difficoltà che il sacerdote aveva accolto e che aiutava quotidianamente. Lo hanno ribadito i consulenti ai quali il “prete degli ultimi” si rivolgeva per chiedere una visita, un consulto legale o per una pratica burocratica per chi aveva più bisogno, compreso proprio lo stesso Ridha Mahmoudi.Lo hanno spiegato gli avvocati, il legale che rappresenta la famiglia, Maurizio Passerini, ma anche Sonia Bova, difensore dell’imputato.E durante l’ultima udienza del processo, quella della sentenza, è emerso chiaramente che “santo” potrebbe essere qualcosa di più di una parola usata spontaneamente e senza esitare da chiunque abbia conosciuto don Roberto Malgesini.Per avviare un processo di beatificazione, come previsto dal diritto canonico, devono essere trascorsi almeno cinque anni dalla morte di una persona. Ma è apparso chiaro che, in prospettiva, la Chiesa stia già facendo un ragionamento in questa direzione. Il primo passo, in vista di un’ipotesi di questo tipo, è stata la richiesta della Diocesi di Como alla Corte d’Assise di poter avere, “per motivi religiosi”, gli abiti indossati da don Roberto il giorno in cui è stato ucciso, la croce Tau che il sacerdote portava sempre al collo, la mascherina, le chiavi, il telefono, oltre ai vestiti dell’omicida.La croce è stata chiesta anche dalla mamma della vittima e questa domanda è stata accolta subito, con la restituzione immediata prevista nella sentenza.La Corte ha deciso poi di consegnare anche gli abiti e gli oggetti personali ai familiari di don Roberto, che potranno poi quindi valutare con la Diocesi come conservare questi materiali in vista di eventuali scelte future.Intanto, gli atti del processo di primo grado hanno consegnato il ritratto di un santo simboleggiato da quel sorriso che neppure la morte ha spento. Le uniche parole fuori dal coro sono state quelle del tunisino condannato all’ergastolo. «Non chiedo scusa, era un peccatore», ha detto in aula Mahmoudi.La risposta è arrivata dai familiari di don Roberto attraverso la voce dell’avvocato Maurizio Passerini. «Non si preoccupi di chiedere scusa o di vergognarsi dei suoi sproloqui. Non c’è n’è bisogno. È già stato perdonato dalla sua vittima».
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Avis, banchetto a Porta Torre
Sabato prossimo 30 ottobre l‘Avis provinciale di Como sarà presente con un banchetto presso Porta Torre a Como, a partire dalle ore 9. Pertanto la segreteria dell’associazione dedicata ai donatori di sangue in via Fornace a Como resterà aperta solamente la mattina, dalle 9 alle 12.
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“Cambiare con la moda”, al via il progetto di Telefono Donna Como
Cambiare con la Moda, il progetto del Centro Antiviolenza di Como ha preso avvio il 20 ottobre con il corso di sartoria pensato per le donne vittime di violenza. Cinque donne, seguite dal Centro di Telefono Donna e dalla Cooperativa “L’Una e Le altre”, hanno scelto l’arte del taglio e del cucito per rimettersi in gioco. Il corso sarà tenuto presso l’Atelier di sartoria CouLture Migrante di Como dove le cinque protagoniste riceveranno lezioni sia teoriche, sia pratiche da personale qualificato che le seguirà in ogni fase progettuale. “Con questo progetto – si legge in una nota di Telefono Donna – ci proponiamo di dare a queste donne la possibilità di rendersi autonome, offrendo loro un’opportunità che potrà essere coltivata e arricchita con un tirocinio, a completamento della formazione acquisita. Seguendo questa direttrice, nell’ambito del progetto regionale “Una rete per dire basta alla violenza”, di cui il Comune di Como è capofila, è stato istituito presso il nostro Centro, a favore delle donne che si rivolgono al Centro Antiviolenza, uno “Sportello di orientamento al lavoro” per la ricerca attiva di un’occupazione, dove si possono ricevere informazioni e un aiuto concreto, attraverso un lavoro di rete che abbiamo avviato con le agenzie di lavoro e con le aziende del territorio. La sinergia che si sta creando mira anche a individuare possibili percorsi personalizzati che consentano alle donne di superare le difficoltà di conciliazione dei tempi di lavoro con quelli di vita.”