AUMENTO BUSTA PAGA UFFICIALE, ecco quanto percepirai: finalmente puoi comprare casa

Aumento in busta paga - corrieredicomo.it
Il 2026 regala sorprese per moltissimi lavoratori dipendenti: in arrivo un generoso aumento in busta paga grazie alla detassazione.
Il Governo si prepara da tempo alla nuova Legge di Bilancio 2026, quella che promette di mettere nuovi puntini sulle i alle problematiche ancora irrisolte. Come sempre, il problema principale restano i fondi disponibili, perciò si punta su misure concrete che risolvano quanto più possibile il fiscal drag – cioè l’effetto per cui si pagano più tasse anche se lo stipendio reale non cresce davvero.
Perché sì, uno dei nodi centrali resta proprio lo stipendio. Lo stesso che è rimasto fermo a dieci anni fa (salvo qualche lieve detassazione) e che oggi fatica a tenere il passo con il caro vita.
E visto che risulta sempre più difficile spingere le aziende ad aumentare le paghe, il Governo ha in mente un’ulteriore mossa già presente in bozza: una nuova forma di detassazione, anche non tutti potranno beneficiarne.
Come funziona la nuova detassazione sugli aumenti in busta paga
L’idea di base è tanto semplice quanto strategica. Invece di intervenire con bonus o tagli generalizzati, il Governo punta su una formula ‘chirurgica’ che agisca direttamente sugli aumenti di stipendio derivanti dai rinnovi contrattuali. In pratica, quando il contratto di lavoro viene aggiornato e la retribuzione cresce, la parte in più non verrebbe tassata secondo le aliquote ordinarie, ma con una sorta di ‘mini imposta sostitutiva’ al 10%.
Si tratterebbe di una tassazione separata, valida solo per gli aumenti, e attiva per un periodo limitato – secondo le prime ipotesi, tra il 2026 e il 2028. Lo scopo è ridurre il peso del cosiddetto fiscal drag, quel fenomeno per cui un aumento salariale nominale può far salire le tasse e ridurre, paradossalmente, il guadagno reale.
Tradotto: se oggi un lavoratore ottiene 100€ lordi in più al mese, ne vedrà in tasca circa 70-75. Con la nuova formula, il netto potrebbe salire a 90€. Un piccolo ma concreto passo avanti, pensato per far respirare le buste paga senza gravare eccessivamente sui conti pubblici. Fin qui tutto bene, se non fosse che la misura – almeno per ora – non includerebbe tutti i lavoratori.
Chi resta fuori e perché la scelta non è casuale
A quanto emerge dalle bozze in circolazione, il meccanismo di detassazione riguarderebbe solo il settore privato, lasciando fuori milioni di dipendenti pubblici. Una decisione che non ha mancato di sollevare polemiche, anche perché i rinnovi dei contratti nella Pubblica Amministrazione sono già in corso e particolarmente attesi.
Ma la scelta, con ogni probabilità, non è affatto casuale. Estendere la detassazione anche ai lavoratori statali avrebbe un impatto troppo pesante sulla spesa pubblica. E poiché per i pubblici impieghi esiste già un fondo di circa 20 miliardi per i rinnovi fino al 2030, il Governo sembra voler concentrare gli incentivi fiscali solo dove possono produrre effetti immediati su consumi e produttività: nel privato.
Al momento, comunque, tutto resta sul tavolo. La discussione è aperta e i sindacati del settore pubblico hanno già chiesto un’estensione della misura. Le probabilità che la detassazione al 10% venga approvata restano alte ma l’eventuale allargamento a tutti i lavoratori, almeno per ora, sembra una strada ancora lunga e in salita.