Cisari, ecco un ritratto inedito di Margherita Sarfatti

Cisari, ecco un ritratto inedito di Margherita Sarfatti

Il numero di marzo deLa Biblioteca di via Senato, mensile di bibliofilia e storia delle idee, ospita un interessante contributo comasco. Si tratta di una xilografia ritrovata che si deve a un maestro comasco che a sua volta ritrae un personaggio celebre che fu molto legato al Lario.Le Tre Venezie, rivista mensile edita a cura della federazione provinciale fascista di Venezia, nacque, si legge nell’articolo di Luca Piva, «nel 1926 come evoluzione del periodico di promozione turistica in lingua inglese Venice, uscito solo nel 1925; durò fino al 1947 proponendo uno sguardo panoramico su paesaggio, cultura, tradizioni e attualità di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige».Ebbene, su questa rivista che ebbe tra le sue firme anche il comasco Massimo Bontempelli in copertina spiccava una xilografia di Giulio Cisari, artista nato a Como nel 1892, architetto, pittore e incisore. E a pagina 68 del fascicolo delle «Tre Venezie» datato settembre e ottobre 1926 compare un ritratto, finora rimasto inedito: «Un approdo affollato – scrive Piva – da navigli di foggia antiquata e fantasiosa; soffia una brezza che gonfia le vele, agita le bandiere, scompone la chioma e la veste di una figura femminile, tagliata all’altezza dei fianchi, posta in primo piano sull’asse mediano della composizione. La dama indossa abiti pittoreschi riccamente drappeggiati, mostra un profilo morbido e sorride serena; dietro di lei, seminascosto, si eleva il fusto di una colonna sormontata da un capitello crociato, e sulle bandiere campeggia il leone alato. L’illustrazione è corredata da una breve didascalia: “Margherita Sarfatti. Xilografia inedita di G. Cisari».Una replica di questa incisione, segnala Piva, «fu riprodotta, tacendo il nome della effigiata, nella monografia dedicata all’opera grafica di Cisari, presentata da Giorgio Nicodemi, pubblicata nel 1931 dalle Edizioni della galleria Pesaro nella collana “L’odierna arte del bianco e nero”».Un omaggio a Venezia, dove la Sarfatti, biografa di Mussolini e importante critico d’arte, era nata e aveva trascorso la giovinezza. E un omaggio anche alla stessa Sarfatti, musa delle arti di quegli anni. Che finirà i suoi giorni al Soldo, la dimora di campagna di Cavallasca, acquistata nel 1909 assieme al marito, e il luogo a lei più caro. «Le strade di Cisari e della Sarfatti si incrociarono anche nel 1929 – annota Piva – quando la scrittrice pubblicò il romanzo Il palazzone nella collana di narrativa di Mondadori per la quale l’artista curò le copertine». Per inquadrare la complessa figura della Sarfatti occorre riandare alle pagine della monumentale biografia di Rachele Ferrario edita da Mondadori, “Margherita Sarfatti. La regina dell’arte nell’Italia fascista”.La Sarfatti, giornalista, scrittrice e primo critico d’arte donna in Europa, fondò il gruppo del Novecento, progettò e allestì mostre in patria e all’estero, e per oltre vent’anni influenzò in modo profondo la cultura e l’arte italiane. Peccato, sottolinea Ferrario, «che la maggior parte del pubblico la conosce solo come “l’amante del duce”».