Decreto Liquidità bocciato dalle categorie. Chiaro il messaggio: «Credito immediato senza burocrazia»
Il Decreto Liquidità «promette ma non mantiene». Le misure del Governo per favorire la ripartenza del sistema produttivo italiano, una volta superata l’emergenza sanitaria causata dal covid-19 «sembrano il più classico degli scherzi, dove non si fa quello che viene annunciato ma l’esatto contrario». Non sono tenere le associazioni di categoria nel commentare quanto elaborato dal Governo Conte per sostenere il tessuto produttivo italiano. E così Cna, Confcommercio e Confesercenti si compattano nel far sentire la loro voce. E si tratta di un disperato grido d’allarme sul non funzionamento di quanto studiato dagli esperti. «I provvedimenti hanno l’obbligo di essere veloci ed efficaci – spiega il segretario generale di Cna Lario e Brianza, Ivano Brambilla – E così non è. Serve un percorso rapidissimo per mettere a disposizione delle imprese nuovo credito senza burocrazia, senza procedure valutative, a zero interessi, con 24 mesi di pre ammortamento e 10 anni per la restituzione. In particolare c’è bisogno che anche il passaggio all’interno del mondo bancario sia più snello e veloce ma così, almeno per ora, non sembrerebbe». Va ricordato che il nuovo Decreto Liquidità, a grandi linee, prevede di trasformare il Fondo di Garanzia per le Pmi in uno strumento capace di garantire fino a 100 miliardi di euro di liquidità, potenziandone la dotazione finanziaria ed estendendone l’utilizzo anche alle imprese fino a 499 dipendenti. È inoltre previsto un forte snellimento delle procedure burocratiche per accedere alle garanzie concesse dal Fondo, che agirà su tre direttrici principali: garanzia al 100% per i prestiti di importo non superiore al 25% dei ricavi fino a un massimo di 25mila euro, senza alcuna valutazione del merito di credito. In questo caso le banche potranno erogare i prestiti senza attendere il via libera del Fondo di Garanzia; garanzia al 100% (di cui 90% Stato e 10% Confidi) per i prestiti di importo non superiore al 25% dei ricavi fino a un massimo di 800mila euro, senza valutazione dell’andamento; garanzia al 90% per i prestiti fino a 5 milioni di euro, senza valutazione andamentale.«Ma ad esempio sul prestito da 25mila euro si sa che dovranno comunque essere effettuate tutta una serie di procedure bancarie che rappresentano però quanto dobbiamo già fare nei periodi normali. Mi domando allora cosa ci sia di nuovo o di adatto alla situazione che stiamo vivendo», aggiunge il segretario Brambilla, che conclude con un auspicio. «Speriamo che il Governo nella prossima versione in fase di preparazione del decreto possa prendere in considerazione tutti questi aspetti. So che già in queste ore il premier sta incontrando le parti sociali e ci auguriamo che possa essere utile per assicurare maggiori garanzie al sistema economico». Il testo del provvedimento governativo sembra dunque non soddisfare l’urgenza di mettere a disposizione di tutti gli operatori economici la minima liquidità necessaria a far fronte alle spese correnti che devono essere onorate per non far saltare tutta la catena dei pagamenti. «Un decreto liquidità senza la giusta liquidità – dice il presidente di Confesercenti Como Claudio Casartelli – Mi sembra di assistere a quanto sta accadendo in Europa dove l’Italia è contraria al Mes (il Fondo salva stati), perchè lo vede come un prestito che poi andrà restituito con gli interessi. E poi però il Governo fa subito dopo lo stesso con noi». Ovvero nel dettaglio «ci consente di accedere al sistema bancario con le differenti garanzie statali, poi però precisa che i soldi devono essere restituiti. E ovviamente tutto il sistema si sta irrigidendo. In un contesto di emergenza come quello attuale, per aiutare l’economia bisognerebbe forse concedere delle somme a fondo perduto per cercare di ripartire quando ciò sarà possibile altrimenti le serrande rimarranno giù», chiude Casartelli. Molto più pragmatico il ragionamento del presidente di Confcommercio Como, Giovanni Ciceri. «Questi primi provvedimenti di cui si parla, che speriamo possano essere modificati, rappresentano una boccata d’ossigeno per chi sta però annegando e ha, stante così la situazione, poche possibilità di ripartire – spiega il presidente Ciceri – Allora la mia posizione è netta: invece che darci dei soldi che poi andranno restituiti, non fateci pagare le tasse per due anni che a ripartire poi ci pensiamo noi».
