Le spade di Damocle sul mondo sanitario

Le spade di Damocle sul mondo sanitario

di Mario Guidotti

Nel caso non fossero già insopportabilmente onerosi i
carichi che gravano sulla schiena del mondo sanitario in questo momento,
sappiate che due spade di Damocle in aggiunta pendono sulle teste dei
disgraziati  piegati sui malati di
coronavirus. Da un lato girano già in rete appelli dal mondo dei difensori
della legge perché presunte mancanze, errori e negligenze non vadano impunite.
Sì, avete sentito bene: “pensate di essere vittime dirette o indirette di
malasanità ai tempi di Covid-19? Probabilmente ci sarà stato un errore di un
sanitario, segnatevi il nostro numero o indirizzo e vi aiuteremo ad avere
giustizia (che si legge: congruo risarcimento)”.

Ora, premesso che ogni azione, ogni gesto, ogni decisione medica è giustamente e doverosamente sempre eseguita nel rispetto di leggi umane, divine, morali e materiali, scritte e anche non scritte, ma avete un’idea di che cosa stia succedendo nei pronto soccorso in questi giorni? Avete letto del numero di morti dovuto a cause dirette e indirette di questo virus che mangia gli alveoli polmonari?

Riuscite a immaginare la concitazione nei reparti di cura, dove lo pneumologo, vero team-leader a contatto con i malati, detta, ordina, chiama, implora altri medici che scrivono, interpellano, esigono, pianificano esami, test, terapie, sostegni vitali? E le farmacie e amministrazioni che supplicano l’invio di farmaci, ossigeno, strumentazioni? Bene, tutto questo sarà un ricordo e in caso di controversie legali, che ci saranno a fiumi, ci potete giurare perché è un filone troppo ghiotto, quello che varrà non sarà la vera verità, che solo noi abbiamo visto con i nostri occhi, ma la “verità giudiziaria”, cioè le carte.

E secondo voi, mentre curiamo, rianimiamo, consoliamo e benediciamo i moribondi, quante probabilità ci sono che scappi una riga o una parola su un foglio? O che scappi persino il foglio? E su questo ci massacreranno e ci trascineranno in tribunale. Mettiamola così: se aveste un vostro caro ricoverato, qui e ora, vorreste che i curanti stessero con lui fino a salvarlo fino alla fine, oppure passassero il tempo a redigere carte su carte che possano saziare avvocati e giudici, fino a dieci anni dopo, perché questi sono i termini?

L’altro giogo che opprime è quella dell’immarcescibile
burocrazia, che dopo un momento di shock è ripartita inesorabile. Ogni dimesso
o defunto di Covid deve avere un’immancabile montagna di carte di
accompagnamento, debitamente compilate subito all’istante, moduli, liberatorie,
raccomandazioni, terapie e litanie. Certo, ci vorranno dati per le statistiche,
per capire un fenomeno in parte ancora misterioso.

Ma un attimo, per favore! Lasciateci curare i malati e
basta, almeno adesso. Ci sarà, speriamo presto, un secondo tempo per i moduli.
Se i sanitari riuscissero mai a sopravvivere al virus, sarebbe veramente un
paradosso che ci lasciassero le penne schiacciati dalle carte.