Categories: Opinioni & Commenti

Anno nuovo Problemi vecchi

di Adria Bartolich

Anche questa volta l’inizio anno scolastico si preannuncia complicato per la solita ragione: le lezioni iniziano con gli organici incompleti. Mancano dirigenti, anche se si è appena concluso un travagliato concorso per dirigenti, mancano gli insegnanti (soprattutto di sostegno), segretari e bidelli.Il concorso si sta rivelando una modalità per reclutare il personale lenta e inadeguata. Le università che dovrebbero predisporre i corsi per le abilitazioni falcidiano gli aspiranti insegnanti sia in entrata, con test e i numeri chiusi, che in uscita, con selezioni che sono vere e proprie stragi.Come si sa le immissioni in ruolo avvengono attingendo i docenti per metà dalle graduatorie ad esaurimento, alcune delle quali sono vuote da tempo, e per metà dalle graduatorie dei concorsi.I concorsi, farraginoso sistema d’assunzione con una presunzione di oggettività che rimane tale, e la mobilità consentita sul territorio nazionale al personale, retaggi di un epoca certamente più prospera dell’attuale in cui la scuola fungeva da grande polmone occupazionale per la disoccupazione intellettuale soprattutto del Sud, sono i due nodi irrisolti che rischiano di ingessare il paese inchiodandolo alla sua storica inefficienza strutturale.La disoccupazione non si risolve con periodiche assunzioni di massa, indicendo concorsi con criteri che poi vengono regolarmente massacrati dai ricorsi e che hanno tempi biblici per diventare effettivi . Né è possibile consentire le assunzione in una regione qualsiasi, perché in quel territorio mancano insegnanti, e dopo poco permettere che si spostino in zone dove addirittura i docenti sono in esubero. Tutto ciò causa costi e disfunzioni che non possiamo più permetterci. Inoltre non riusciremo mai a fare fronte, né al divario di risultati dei ragazzi tra le aree del territorio nazionale, né con il resto d’Europa, con la scuola ministeriale. Le democrazie moderne non accentrano, decentrano, perchè la vicinanza alle istituzioni tra i problemi da governare crea soluzioni, mentre la distanza causa rallentamenti e intoppi. Tredici regioni italiane hanno chiesto un confronto sull’autonomia. Contrariamente alle cose confuse che sul tema si sentono, niente più della scuola, da un maggiore decentramento, trarrebbe vantaggi. Sia per la stabilità che ciò darebbe alle assunzioni che per la possibilità di Regioni ed enti locali di mettere in opera politiche scolastiche mirate e di sistema, con risultati verificabili, che la sola autonomia dei singoli istituti non consente appieno. Un dibattito sull’autonomia troppo ideologico rischia di farci perdere l’ennesima buona occasione .

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