di Marco Guggiari
Un anno fa americano, con un po’ di Sardegna; adesso inglese. Il Calcio Como 1907 inizia una nuova avventura che conferma la mutazione genetica dello sport locale: via, via nel tempo, dai professionisti indigeni ai danarosi “forestieri”, infine agli “stranieri” disposti a investire risorse. È la globalizzazione, bellezza, si potrebbe dire. Ben venga d’altronde, se ne possono derivare benefici per la storica squadra, per gli appassionati, per futuri giovani campioni, per la città, per le infrastrutture. Un grazie carico di auspici, dunque, a chi ha favorito la nuova fase. Il Como, però, è inglese fino a un certo punto. La società acquirente, che si occupa di mezzi di comunicazione e intrattenimento, è tale, ma dei tre soci, uno solo èbritannico, due invece indonesiani, a riprova dei nuovi confini del pallone. E l’amministratore delegato è americano. Chi mai avrebbe pensato al football asiatico e statunitense solo trent’anni fa? Improponibile.Roba da dilettanti. E invece le risorse adesso sono lì e anche la voglia di risultati e affermazioni. Come in Cina, del resto. Se poi vogliamo aggrapparci al calcio romantico, non dobbiamo pensare in modo autarchico ma, a questo punto, guardare oltremanica. Sì perché, romanticamente, gli azzurri con la “bombetta”, come venivano raffigurati nel 1966, all’epoca degli sfortunati Mondiali nel Regno Unito gli altri azzurri della Nazionale, evocano quanto meno le origini del gioco del pallone. Indubitabilmente inglese. E, restando in tema epico e di costume, fanno anche pensare al tratto arcigno di certi difensori dell’Isola che fa capo a Londra: botte da orbi, accompagnati da eleganti ma poco credibili “sorry”, sussurrati agli azzoppati centravanti della parte avversa. Chissà che il Como, sulla scia della tradizione, non se ne giovi, ergendo da adesso in avanti insuperabili difese… Sotto il profilo politico, poi, la nuova era in riva al Lario è curiosamente in controtendenza con la Brexit, l’uscita – sempre rinviata – del Regno Unito dall’Unione Europea. Tra i fautori dell’interminabile addio e quelli del nostalgico “remain”, che vorrebbero rinnegarlo, a modo suo la società di viale Sinigaglia sceglie ora una terza via: l’ingresso, “entrance”. Poi, sempre pensando in inglese, ricordiamo che in fin dei conti la prima esperienza extra-italiana del Como avvenne nel Torneo anglo- italiano del 1973, confrontandosi con Newcastle, Blackpool, Oxford United, Fulham. Quasi una premonizione… Purché sia concessa un po’ di pace, dopo gli ultimi vent’anni vissuti pericolosamente all’ombra di troppe illusioni e delusioni e di alcuni improbabili personaggi. Sì, non guasterebbe, davvero.
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