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Complotto pluto-giudaico e gerarchia dei saperi

di Adria Bartolich

La faccenda dell’Europa dei burocrati, francamente, incomincia a rasentare la fantascienza.  Quando leggo titoli nei quali si dice che le politiche europee stanno distruggendo la scuola mi chiedo  quali politiche  e di chi, perché va bene procedere per frasi fatte,  ma  sacramentare contro il capitalismo  e il complotto pluto-giudaico e  massonico, mette insieme di tutto un po’ senza spiegare nulla. E l’Europa, oltre ai burocrati, ha anche un parlamento pluralista che discute e decide.

Inoltre le scuole europee funzionano in modo molto diverso tra loro. In comune c’è solo un sistema  di monitoraggio e osservazione attivato dall’Ocse  (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) che ha il compito di coordinare politiche economiche e di sviluppo, tra le quali la formazione e l’istruzione hanno certamente un ruolo centrale.

Inutile ripetere che all’innalzamento del livello d’istruzione di un Paese corrisponde anche una crescita del Pil e tra le due cose c’è interdipendenza,  oltre alla banale considerazione che la gente non vive d’aria;  vive di lavoro. È vero che l’istruzione non deve servire  solo a trovare lavoro,  ma anche ad averne uno certamente sì. Così come è auspicabile che sia salvaguardata l’autonomia della scuola  ma non che la scuola sia fuori  dal mondo e operi in  una sorta di sistema isolato. Nè tanto meno convince la discrasia costante nel dibattito pedagogico nazionale, tra  i fautori della cultura umanistica e i tecnocrati, o la divisione del tutto fittizia tra conoscenze e competenze che mette in ordine gerarchico i saperi  e attribuisce alla cultura umanistica una interdisciplinarietà che, chissà perché, non avrebbe quella scientifica.

Occorre perciò  ricordare che la pedagogia moderna sottolinea come la valutazione debba essere incentrata il più possibile su competenze misurabili, fermo restando che valutiamo persone e non oggetti, quindi con tutte le variabili del caso. E non è tecnocrazia ma obiettività, mentre il contrario ha derive come la discrezionalità, i giudizi sulle idee, se non addirittura la  loro censura.

Ciò che rende una mente aperta non sono i contenuti ma l’approccio con cui si studiano e si affrontano; possono esistere un approccio umanistico chiuso, e uno scientifico o persino  tecnico aperto (la Bauhaus ad esempio) perché anche la tecnica è un’attività culturale. E viceversa naturalmente.

Non mi convince l’impostazione per la quale alla scuola e alla cultura tocca occuparsi dell’anima  lasciando ad altri di occuparsi della vita,  perché  occuparsi del pane e del lavoro è occuparsi  dell’anima ma anche della  persona nella sua interezza.

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