di Adria Bartolich
In una della sue pagine Orizzonte scuola, ovvero il sito più aggiornato e consultato di informazioni sulla scuola, ormai la Bibbia degli insegnanti e del personale della scuola, consiglia caldamente di fare le domande di messa a disposizione, cioè domande riservate a chi non è in graduatoria, e che fuori sacco rappresentano il bacino di insegnanti al quale attingono le scuole quando sono alla canna del gas e senza docenti.
E questo succede da tempo nelle regioni del Nord. Giusto per essere precisi, sono domande che possono fare i laureati o i diplomati all’istituto magistrale rimasti esclusi per qualche ragione delle graduatorie e consentono di stipulare contratti in deroga per quanto previsto quando le scuole sono alla disperazione.
Le scuole vi attingono se non trovano persone con i requisiti necessari, che invero sono abbastanza complicati (laurea, abilitazione o concorso, oppure abilitazione e concorso, o concorso abilitante; però per coloro che hanno conseguito il diploma magistrale prima del 2001 è sufficiente quest’ultimo), e prendono anche semplicemente studenti dell’università.
Ora nella scuola europea sono previsti grosso modo tre sistemi di assunzione: 1) il titolo di studio con la valutazione delle competenze professionali direttamente attribuite alla scuola e alla sua dirigenza (Norvegia, Finlandia, Paesi Bassi, Paesi del Nord-est europeo, Austria, Portogallo, Grecia, Svizzera); 2) la formazione iniziale con una conferma dopo un periodo di lavoro (Svezia, Inghilterra, Germania , ex Jugoslavia);
3) la formazione iniziale con aggiunta del concorso (Spagna, Francia, Italia; c’è anche un periodo di prova che è praticamente una formalità).
Nei cosiddetti sistemi aperti la responsabilità del reclutamento spetta alla singola scuola (spesso assieme all’autorità locale), mentre in quelli centralizzati la responsabilità della gestione delle assunzioni è tutta demandata all’amministrazione pubblica.
Noi siamo tra questi insieme a Spagna e Germania, dove la competenza è dei Laender e delle comunità autonome, quindi con una gestione decentrata, e alla Francia, dove è statalizzato. Punto. Si vince una cattedra e lì si rimane. In Italia l’assunzione avviene con il concorso ma una serie di fasi successive provvedono a collocare i docenti non sul territorio locale, bensì su quello nazionale, evidentemente creando assurde disparità territoriali che il sistema non riduce, anzi tende ad amplificare e a rendere immutabili.
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