Corona non si presenta: condannato a pagare una multa

Corona non si presenta: condannato a pagare una multa

Il presidente del collegio di Como lo sanziona con 516 euro e dispone l’accompagnamento coatto in occasione della prossima udienza in dicembreIl fotografo dei Vip era atteso per testimoniare in Tribunale sugli spettacoli del Casinò di Campione d’ItaliaEra atteso in Tribunale a Como per testimoniare su alcune fatture emesse a suo nome ma a sua insaputa. Una vittima, secondo la tesi della Procura. Però ieri mattina, Fabrizio Corona, il fotografo dei Vip, si è fatto attendere inutilmente. E i giudici del collegio hanno aspettato invano un foglio giustificativo che spiegasse i motivi dell’assenza. Poteva essere importante il racconto di Corona, nell’ambito del processo per le presunte lievitazioni dei costi degli spettacoli organizzati dal Casinòdi Campione d’Italia tra il 2004 e il 2005. Ma alla fine al presidente Vittorio Anghileri non è rimasto altro da fare che prendere atto della situazione e «condannare Fabrizio Corona al pagamento di 516 euro a favore della cassa ammende oltre alle spese causate dalla mancata comparizione in udienza» del fotografo.Ma il pubblico ministero e il Tribunale non si arrendono: per la prossima udienza dell’11 dicembre 2012 Fabrizio Corona verrà di nuovo chiamato a comparire nel palazzo di giustizia a Como, con un accompagnamento coatto da parte del commissariato Garibaldi-Venezia di Milano. Tornando al processo sugli spettacoli di Campione, ieri sono comparsi in aula due testimoni che hanno raccontato di non aver mai percepito i compensi dichiarati dalla società gestita da uno degli imputati, il promoter meneghino Giovanni Muciaccia. «Io avrei ricevuto un assegno da 5mila euro? – ha detto un musicista – Magari, mi sarebbe piaciuto. Prendevo 150 euro e mi pagavano direttamente dietro il palco». E un tecnico del suono, unico componente di una società cui furono fatturati (tra maggio e dicembre del 2006) 12.500 euro mensili – e in un caso addirittura 25mila – ha poi aggiunto: «L’assegno lo portavo all’amministratore della società, che tratteneva una parte e mi dava il resto da riportare indietro a Muciaccia. Su una fattura da 12.500 euro ne riportavo 5mila, forse anche qualcosa in più».

Mauro Peverelli