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Disturbi specifici, prevalgono le carte

di Adria Bartolich

Che la scuola si sia riempita di adempimenti burocratici non è una novità, certo sono passati i tempi in cui un insegnante aveva autonomia totale nell’esercizio della sua attività. Entrava in classe e, salvo i casi di follia conclamata, ma a volte neppure in quelli, aveva il diritto pressoché assoluto di gestire le sue ore di lezione salvaguardando unicamente la cronologia imposta dal ministero della Pubblica istruzione sul programma scolastico. Neanche programmazione, solo programma, senza tempi e modi rendicontati a qualcuno.

Certo non si chiede di tornare a quei tempi. La programmazione e le rendicontazioni sono diventate parte essenziale per uno sviluppo ordinato e meno arbitrario della didattica. La trasparenza nella gestione della classe e dell’attività svolta in essa costituisce ormai un elemento essenziale del rapporto fiduciario che si deve necessariamente creare con l’utenza perché l’azione educativa possa svilupparsi.

È un fatto inconfutabile, però, che la continua rendicontazione per tutto quello che si fa in classe sia diventata un vero incubo ed è stata acuita anche dalla riduzione di personale nelle segreterie e dalla necessità di impiegare il suddetto personale in ore e ore di chiamate senza risposta per l’occupazione dei posti cattedra e per gli adempimenti relativi alla stesura e al calcolo del punteggio delle graduatorie.

Certo la scuola ormai è un sistema complesso, con relazioni proiettate verso l’esterno, dalle associazioni assistenziali a quelle culturali, agli incontri con la neuropsichiatria, dai rapporti con gli enti locali per le figure assistenziali alle relazioni con le associazioni di vario genere presenti sul territorio, comprese quelle culturali, senza dimenticare le istituzioni e chi più ne ha più ne metta.

I ragazzi hanno sempre più spesso disturbi specifici e la necessità è che l’azione didattica su di loro sia il più possibile mirata e perciò efficace; il problema è che ognuno di questi passaggi e rapporti implica la compilazione di una carta, sia essa una tabella, un modulo, una lettera o un verbale. Se a questi aggiungiamo tutte le mail e le telefonate di raccordo con gli enti, che spesso hanno l’orario aperto al pubblico proprio durante lo svolgimento delle lezioni, e il fatto non irrilevante che le norme di legge e le circolari  fissino scadenze e tappe assolutamente impossibili da rispettare, dato che ormai gli enti sono oberati di lavoro e nelle medesime condizioni, vediamo che in realtà l’unica vera attenzione che in questo Paese è effettiva è quella per la carta. A posto quella, a posto tutto.

Mi chiedo se davvero pensiamo che sia utile per gli alunni fare tre incontri tra professionisti, un paio di webinair solo per capire come compilare un modulo e impiegare almeno 7/8 ore per la sua compilazione. Per i docenti certamente non lo è, oltre ad essere frustrante. Per i ragazzi nemmeno. Sarebbe certamente meglio passarle a fare dei recuperi di competenze.

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