Categories: Opinioni & Commenti

Dopo il tempo dei set  ecco quello delle sale

di Marco Guggiari

Sono i giorni del cinema a Como, non più delle riprese di Netflix girate in città e sul lago nel mese di agosto. In questo inizio di settembre prevale l’altra faccia della medaglia: le sale cinematografiche. Dal Gloria di Rebbio, presto in vendita; al Teatro Cressoni (poi Odeon e infine Centrale) di via Diaz, dove durante i lavori per costruire appartamenti e box è stata trovata un’anfora colma di monete d’oro. Parafrasando il vecchio film di Totò “Miseria e nobiltà”, si potrebbe dire al riguardo “Demolizione e tesoro”. Nel giro di vent’anni hanno chiuso in città tutti i luoghi storici dov’erano proiettate le pellicole, eccezion fatta proprio per il Gloria di via Varesina e per l’Astra di viale Giulio Cesare, entrambi finora faticosamente sopravvissuti e rilanciati con progetti intelligenti di nicchia. La contraddizione tra questa morìa e il “lago di Clooney”, appetibile a tanti set, per cui si discute periodicamente di Film Commission, vale a dire di un’autorità in grado di attrarre produzioni, è solo apparente. «È l’evoluzione, bellezza, e tu non puoi farci niente», direbbe forse (per restare in tema) Humprey Bogart. L’avvento dei multisala, delle visioni “fai da te”, l’ampliamento d’offerta di tutte le piattaforme tv, ha prodotto il grande cambiamento. Qualcosa di simile è avvenuto con le modalità di riproduzione della musica, o con i negozi di vicinato. Le offerte innovative e le mutate abitudini generano questi fenomeni. Nella stessa Como, in cui oggi enumeriamo la fine di tante sale storiche, oltre cento anni fa, agli albori della settima arte, ve n’erano molte di più, quasi una in ogni quartiere della città. I luoghi della magia cinematografica che sono fisicamente scomparsi, o che hanno perso le loro funzioni e ne hanno acquisite altre, pongono però una domanda di rimpiazzo culturale e ricreativo, pur nella metamorfosi dei tempi. E qui veniamo al dunque. Si è detto di Cressoni, Gloria, Astra. Ricordiamo anche l’Astoria di via XX Settembre (diventato multisala e poi condominio, dopo l’ultima proiezione nel 2009); il Plinio di viale Lecco, chiuso nel 2001 e i cui spazi sono oggi occupati da un ristorante; il Volta di via Dante, abbattuto negli anni ottanta per fare spazio a un parcheggio. Archiviamo tutto. Ma il punto è che sul Politeama di via Gallio non ci si deve rassegnare a una Ticosa che campeggia in centro ormai dal 2005. Il Comune l’ha ereditato, idee e progetti se ne sono affacciati tanti anche di recente. La realtà, per ora, è quella sotto gli occhi di tutti. Occorrono risorse che Palazzo Cernezzi non ha, ma una spinta più convinta, una partecipazione attiva per il recupero a nuove funzioni è un investimento possibile e necessario anche da parte del pubblico.

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