Gravedona sì, Chiavenna no. La sfida a distanza tra i reparti maternità dei due ospedali, messi in discussione dai numeri di un decreto ministeriale che impone la chiusura dei punti nascita in cui si fanno meno di 500 parti all’anno, è stata “vinta” dalla struttura sanitaria altolariana.
La conferma è arrivata direttamente dall’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, che ha incontrato i sindaci dell’Altolago e della Valchiavenna e spiegato loro i motivi per i quali l’Ats di Montagna ha deciso di sacrificare il punto nascita chiavennasco.
In sostanza, nella partita tra ospedali è emersa, sul piano «tecnico la presenza di caratteristiche più idonee e favorevoli per la permanenza in attività del punto nascite di Gravedona rispetto a quello di Chiavenna».
Lo stesso direttore generale dell’Asst della Valtellina, Giuseppina Panizzoli, aveva messo in evidenza la difficoltà di trovare pediatri e ginecologi per il presidio di Chiavenna.
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