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È tempo di tasse (e di burocrazia)

di Giorgio Civati

È tempo di tasse. Anzi, è ancora tempo di tasse, un tempo che non finisce mai in questa nostra Italia, vista la quantità di imposte, balzelli e quant’altro grava sui nostri redditi. Dalla semplice marca da bollo all’Imu, dalla tassa sui passi carrai alla tassa sui rifiuti e poi alle imposte sui guadagni in Borsa o sugli interessi attivi sui depositi, senza dimenticare l’Iva, l’imposta “regina” sui consumi.

In queste settimane, comunque, è tempo delle tasse cosiddette maggiori: l’Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, e l’Ires, la tassa sui redditi delle società. In tutti i casi un costo, e del resto perché lo Stato funzioni i soldi li deve prendere da noi, cittadini o aziende, e la strada quella è. Certo, si potrebbe discutere di come i soldi delle nostre tasse vengono spesi, della qualità dei servizi che il Paese mette a disposizione, del perché le opere pubbliche siano spesso appena appena decenti e a volte pessime, ma questo è solo uno dei problemi.

Un’altra, importantissima questione sta nella difficoltà interpretativa, nella scarsissima trasparenza delle leggi fiscali. Proprio di recente, in questi tempi di dichiarazioni dei redditi, il direttore della Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini ha rimarcato quanto sia necessario fare “pulizia” di norme, leggi e regolamenti. E se lo dice lui, ci viene da aggiungere… Sta di fatto, comunque, che in Italia esistono circa 800 norme tributarie.

“Se si vuole una amministrazione fiscale semplice, il Parlamento faccia poche e semplici norme”, ha aggiungo il capo del fisco italiano. E invece della complessità, del caos, della confusione che regna in tema di tasse si parla troppo poco. Si dibatte di un punto in più o in meno di Iva, di aliquote da rivedere, di scaglioni differenti rispetto alla situazione attuale: sacrosanto. Di cancellare qualche balzello, o almeno di renderlo più facile da capire, conteggiare e pagare, però, ci si dimentica.

È pur vero che i privati da qualche tempo si ritrovano la dichiarazione dei redditi già predisposta sul sito della Agenzia delle Entrate, e se non ci sono modifiche la confermano e stop. È altrettanto vero che, per le aziende, l’Agenzia sta lavorando a una “precompilata” anche per le dichiarazioni Iva. Però non basta. E in questa situazione farraginosa, l’errore in buona fede è sempre dietro l’angolo. Vero, esistono gli evasori, ma chi vuole essere in regola e pagare deve essere messo in condizione di farlo senza difficoltà.

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