Ennesima offesa ai comaschi

di Giorgio Civati

Siamo
alle solite: anche questo inizio di anno ha portato con sé aumenti e
rincari.  O comunque tagli e mancati
adeguamenti. Tagli dei trasferimenti ai Comuni, che perciò per garantire quei
servizi – spesso modesti – fin qui erogati dovranno alzare le imposte locali;
e, ancora, mancati adeguamenti delle pensioni 
che vedranno congelati gli aggiornamenti al costo della vita al di sopra
della cifra di millecinquecento euro e qualcosa, somma non certo da nababbi.

Ma
tant’è, alla prova dei fatti, cioè dei pochi soldi disponibili, un po’ a
casaccio anche questo governo sembra allineato a quanto già fatto in passato.
Con una “continuità” che sa tanto di presa in giro, per esempio, in tema di
tariffe autostradali.

Dopo
il crollo del ponte Morandi, a Genova, contro Autostrade spa si è detto di
tutto. Fino alla decisione del 31 dicembre, l’ultimo dell’anno e già questo non
sarebbe normale in un Paese normale, di congelare gli aumenti. Piccolo
particolare: il ministro Toninelli, i colleghi di governo e i tecnici del
ministero hanno probabilmente inteso sì “punire” la società Autostrade, ma con
una manovra piena di buchi. Lo stop agli aumenti riguarda infatti il 90% della
rete autostradale italiana, con rincari invece autorizzati per le società di
più recente costituzione.

Avete
presente Pedemontana Lombarda? Ecco, qui, da queste parti, gli aumenti dal
primo giorno dell’anno sono già scattati, anche se ieri la società ha fatto una
parziale retromarcia, congelandoli – ma solo per la Tangenziale perché per
l’autostrada rimangono – fino alla fine di gennaio, in attesa di un non meglio
precisato «piano di scontistica previsto a febbraio» . Resta però la beffa
dell’aumento, anche se più nella forma che come sostanza visto che si tratta di
rincari dello 0,5%, qualche centesimo appena. Ma perché i  transiti sono destinati a costare di più? In
cambio di che cosa? Aumentano i pedaggi ma ci danno asfalto migliore? I
pannelli segnaletici la smetteranno di dare notizie a caso? E quelle opere
compensative (alberi a schermare l’arteria e a purificare l’aria, per esempio)
verranno mai realizzate o resteranno un’illusione per tanti poveri sciocchi,
cioè tutti noi comaschi?

Se
poi ricordiamo che dalla sua progettazione, e poi dall’apertura e per tutti
questi anni, la Pedemontana per i residenti è sempre stata considerata non un
lusso ma una infrastruttura necessaria e quindi attesa come gratuita, allora
anche cinque o sei centesimi in più hanno il sapore di una solenne presa in
giro.

Sono
il segno evidente di quanto poco il territorio sia preso in considerazione, di
come la provincia di Como sia incapace di portare avanti istanze e richieste.

Non
è una questione di soldi, sia chiaro. Il Lario le tasse le paga, di certo più
di altre aree d’Italia. E, altrettanto certamente, versa a uno Stato ingordo e
distratto più di quanto riceve. Quella della Pedemontana che rincara ancora,
pur se solo di poco, resta dunque una specie di offesa. L’ennesima, e non ce la
meritavamo.