Categories: Opinioni & Commenti

Facciamo acqua da tutte le parti

di Marco Guggiari

Sembra uno scioglilingua, ma tengono banco piscine, pesci e pescatori. È un eterno ritorno, come attesta il fatto che esattamente un anno fa lo spazio di questa rubrica era dedicato al problema della vasca di Muggiò, chiusa per il rifacimento del controsoffitto. Altri lavori, però, avevano interessato quello stesso impianto anche un anno prima. Ed è fresco il grido di dolore del presidente della Como Nuoto: nel complesso, tra le diverse società sportive, 1.200 bambini e ragazzi devono rinunciare agli allenamenti, o affrontare disagevoli trasferte perché la piscina di Muggiò è inaccessibile dallo scorso mese di luglio e lo sarà ancora a lungo per via di nuovi indispensabili interventi.

Il problema è serio e tocca in sorte all’assessore Marco Galli, un uomo che ha fatto del nuoto la sua vita. Questa difficoltà a risolvere una volta per tutte la vicenda della totale inadeguatezza degli impianti viene da lontano. E come accade in questi casi, a forza di ripetute pezze, il tessuto non tiene. Como ha bisogno di strutture degne e di un palazzetto dello sport (Muggiò è chiuso da anni) di cui si discute da un ventennio e che entra di diritto nei programmi di ogni nuova amministrazione comunale.

Ma non c’è solo questo nel rapporto stranamente difficile tra una città lacustre e l’acqua. L’altro giorno è stato lanciato il grido d’allarme dei pescatori per il rischio di estinzione del lavarello (-60% e già in drastica diminuzione dal 2014). Surriscaldamento globale, aumento dei predatori acquatici e volatili, errata regolazione delle acque ne sono la causa. A metà di questo decennio analoga allerta era stata data per le alborelle, calate in quindici anni del 90%, soprattutto per l’azione dei cormorani, ma paradossalmente anche per via dell’acqua più pulita e quindi più ricca di ossigeno e con meno plancton. Ora si punta a uno studio approfondito della situazione per almeno un anno. Il patrimonio ittico è troppo importante. Tra il 2012 e il 2015 era stato fatto il primo censimento della fauna dei laghi subalpini lombardi. Il Lario risultò quello con il numero maggiore di specie: 26. Salvaguardarle è un imperativo categorico.

L’ultima questione che ha tenuto banco questa settimana fa sorridere al cospetto di quanto descritto. È il divieto di pesca amatoriale diurna dalla diga foranea al molo di Sant’Agostino, con tanto di polemica politica. È un effetto del nuovo regolamento di polizia municipale, che pretende di normare quasi tutto, ma per ora non risolve la problematica del decoro cittadino. Con previsioni, a tratti, esilaranti come nel caso in cui prevede il casting per stabilire se gli artisti di strada siano degni delle loro pubbliche esibizioni. E con buona pace di qualche innocente possessore di canna da pesca che dal prossimo 4 novembre dovrà misurarsi con il rigore delle nuove norme. E con quello notturno.

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