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Fumo all’aperto, l’esempio di Milano

di Mario Guidotti

Si chiama “Regolamento per la qualità dell’aria” o più semplicemente “piano aria”. Dal 19 gennaio scorso (giorno dedicato a San Mario, che ringraziamo) Milano bandisce il fumo di sigaretta all’aperto tranne che in luoghi isolati: dalle fermate dei mezzi pubblici ai parchi, fino ai cimiteri e strutture sportive, come gli stadi, sarà proibito fumare nel raggio di 10 metri da altre persone.

Dal 1° gennaio 2025 il divieto di fumo sarà esteso a tutte le aree pubbliche all’aperto. Si tratta di provvedimenti che hanno un duplice obiettivo: aiutano a ridurre il PM10, ossia le particelle inquinanti nocive per i polmoni e tutelano la salute dei cittadini dal fumo attivo e passivo nei luoghi pubblici e frequentati anche dai minori.

Evviva, aggiungiamo noi, un grazie a zio Beppe Sala (se legge capisce perché amichevolmente “zio”, non come Bergomi). Anzi, visto anche il nome del Santo del 19 gennaio: Signor Sindaco di Como e amico medico, non vuoi replicare anche da noi? Vediamo però le argomentazioni di chi contesta il provvedimento. Dicono sia pura ipocrisia pensare di ridurre l’inquinamento riducendo il fumo di sigaretta, tutti sanno che responsabili dell’avvelenamento dell’aria sono i trasporti, l’industria, l’agricoltura ed il riscaldamento e la Pianura Padana resta drammaticamente tra i luoghi più inquinati della Terra.

Controbattiamo: vero, ma perché non cominciare da qualche parte, soprattutto se tale comportamento è riconosciuto dalla letteratura medica come responsabile, tramite il fumo passivo, comunque di una cospicua parte di malattie croniche ed anche mortali?

E poi, è pur sempre un gesto di prepotenza invadere narici e polmoni di chi non condivide la pratica. Avete mai provato a sedervi sugli spalti di uno stadio con davanti una o più persone che fumano?

Ed anche entrare e uscire da locali pubblici (potremo prima o poi tornare nei ristoranti, bar e cinema!) dove davanti staziona un capannello di fumatori? Preme a questo proposito ricordare una delle leggi più ignorate sul pianeta: il divieto, già in atto beninteso dal 2016, di fumare nelle pertinenze esterne degli ospedali (all’interno lo diamo per scontato anche se non lo è purtroppo, anzi è motivo di conflitti quotidiani con degenti, visitatori ed operatori) e degli istituti di ricovero.

I contestatori del provvedimento rifiutano poi l’ideologia di una vita sana imposta per legge. Beh, se guardate bene anche le cinture di sicurezza in auto ed il casco per ciclisti e motociclisti sono per questo. Certo, non arriveremmo a imporre per legge la maglietta della salute, ma una responsabilizzazione per i costi sanitari per danni auto-procurati magari sì.

Della serie: ti curo se ti ammali per i danni del fumo, ma poi ti mando il conto. Ciliegina sulla torta: è assodato che il fumo di sigaretta favorisca il diffondersi del Coronavirus. Serve altro?

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