Categories: Opinioni & Commenti

Gange, quarantene e colossali contraddizioni

di Mario Guidotti

Forse mi sono sbagliato. Ho letto di una famiglia residente in Veneto, che è andata a immergersi nel Gange, il fiume microbiologicamente più inquinato del pianeta, in corso della peggiore pandemia da un secolo a questa parte, sembra, per aderire a un rito con qualche migliaio di persone assembrate, e così facendo si è portata a casa, in Italia sottolineo, il Coronavirus con variante indiana più contagiosa e pericolosa che esista. Stanno bene e ci auguriamo guariscano al più presto. Scopro poi che in realtà sono centinaia se non migliaia che vanno e vengono dall’India all’agro pontino.

Ma come? In zona rossa io non posso neanche andare a messa in Duomo a Como perché devo recarmi nella chiesa a me più vicina per seguire i riti della mia religione e questi vanno sul Gange?

I comaschi non possono andare nella loro seconda casa in Liguria e un sacco di gente se ne va a Sud dell’Himalaya?

I ristoratori devono diventare matti per adeguare i propri locali e chiudere la sera presto e c’è chi va a mangiare in India, immagino con ben poco distanziamento (e poi tornano in Italia)?

Se è così, qualcuno deve spiegarmi delle contraddizioni colossali nelle limitazioni di attività e comportamenti.

E non parlatemi di quarantene fiduciarie, spesso evase per lavorare a tutti i costi, se in aggiunta il rischio è di importare varianti aggressive.

È evidente che ci sono delle falle gigantesche nei sistemi di regolamentazione. Se in zona rossa mi fermano a Como devo, certificati e tesserini alla mano, dimostrare che vado a lavorare o a comprare due panini per sfamarmi.

Che cosa ci vado a fare di irrinunciabile sul Gange, durante una pandemia?

Mi ero imposto di non colpevolizzare nessuno in questo momento. Curare senza giudicare. Ma questa volta faccio proprio fatica.

Verrebbe voglia, nell’ordine: a) rimandare i proseliti infettati a farsi curare negli ospedali locali; b) trattare gli stessi qui da noi e poi mandare loro il conto da pagare, perché non dimentichiamo che le nostre buste paga sono massacrate per sostenere il Sistema Sanitario Nazionale. E quindi ci aspettiamo in cambio che ciascun cittadino faccia un uso corretto e consapevole delle risorse utilizzate, soprattutto nel prevenire, e ci metto anche chi ha dei comportamenti autolesivi che poi vanno curati, insisto, a spese di tutti. E a proposito dei controlli, quale sarà la credibilità e l’autorevolezza di chi multa quattro amici in un bar della Tremezzina, mentre altri prendono, senza motivi irrinunciabili, l’aereo per Nuova Delhi o qualunque altro posto a rischio nel mondo in questa fase storica? Non è quindi solo un fatto di costume grottesco, quello che stiamo commentando, ma la base della tenuta sociale del rispetto delle regole. Se queste stesse sono contraddittorie tra troppo lasche e troppo rigide, il sistema Paese non regge e il contagio risale. Non si era detto che ci si salvava solo tutti uniti?

Chiediamo allora regole e controlli non solo capillari, ma ragionevoli e ragionati.

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