di Adria Bartolich
È un fatto che questo dibattito continuo su aperture e chiusure abbia stufato. Ormai da quasi un anno siamo alle prese con il Covid e abbiamo praticamente provato quasi tutto. Apertura totale, apertura a metà, apertura a 1/3 , didattica in presenza, didattica a distanza e didattica mista. Distanziamento rigido, apertura continua delle finestre, disinfezione di spazi e mani, mascherine, alcuni perfino doppie mascherine , banchi a rotelle e banchi di dimensioni ridotte.
Dalla riapertura delle scuole il clima di incertezza regna sovrano e si procede a spanne, per tentativi più o meno efficaci. La prudenza si è ridotta, e molto. È caduta la tensione, elemento rafforzato da una serie di interpretazioni che vengono fornite in tv e attraverso i social, che dicono tutto e il contrario.
In assenza di una voce univoca e a fronte di risultati non particolarmente brillanti, il clima tra gli studenti è ormai davvero di grande rilassatezza. Una miriade continua di informazioni e l’oscillazione continua tra allarmismi e sottovalutazioni, generano confusione, e nel bailamme generale si sviluppa il fatalismo. Spero di non beccarmi il Covid ma almeno nel frattempo vivo, mentre tra gli adulti, che spesso incominciano a conoscere diverse persone colpite dal virus, l’ansia cresce, anche perché con l’età aumentano i rischi e anche la pesantezza dei sintomi.
Intanto nelle scuole si lavora cercando di parare i colpi sia dell’epidemia che dei suoi effetti didattici. Molte sono le classi che sono state o sono in quarantena e ci si arrangia. Quando in quarantena ci sono solo alcuni ragazzi, la lezione si svolge in classe con il gruppo dei reclusi che segue a distanza.
Per molti rimane aperto il tema della connessione, che spesso avviene attraverso gli smartphone o strumenti non certo consoni a seguire ore di lezione a distanza. Spesso i genitori fanno fatica a intrattenere rapporti con la scuola e i mezzi informatici.
Ogni cambio di mail costringe ad aggiornamenti di dati, spesso vengono perse le password che vanno rigenerate, le lezioni a distanza vanno preparate in modo più dettagliato. I tempi morti a distanza uccidono l’intera lezione e i ragazzi semplicemente smettono di seguire.
La comunicazione con i genitori si complica e in generale è difficile mantenere vivi servizi che hanno nella relazione il loro punto di forza, ad esempio lo sportello dello psicologo o l’educatore. Tutto è più complicato.
Bene, con tutto quello che la scuola deve affrontare, forse nel tentativo di rendere meno monotona la vita scolastica, a qualcuno è venuto in mente di cambiare il sistema di valutazione di primaria e secondaria di 1° grado, togliendo i voti e riportando i giudizi, a metà anno e in prossimità della chiusura del primo quadrimestre.
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